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domenica 1 luglio 2018

Gianni Nocenzi: il 30 giugno 2016 usciva "Miniature"


Usciva il 30 giugno 2016 "Miniature", album del maestro Gianni Nocenzi.
Considerato dalla critica uno dei migliori album del 2016, ha riportato il talento di Gianni Nocenzi a "smuovere" le nostre emozioni.
Vi ricordo che il disco è disponibile scrivendo a banco.musicclub@libero.it, potete averlo autografato con dedica (cosa ancora più rara...) 
 Wazza



(Alcune recensioni… tanto per capire di cosa stiamo parlando!!)


Miniature è un progetto nato quasi per caso ed è stato costruito a poco a poco, forse seguendo un percorso di pura casualità, o magari assemblando il tutto sulla base della lunga esperienza di Gianni Nocenzi come tastierista di uno dei migliori gruppi di progressive rock italiani e come compositore solista. Gianni Nocenzi è, col fratello Vittorio, il fondatore del Banco del Mutuo Soccorso, formazione storica del rock italiano anni Settanta. Le loro lunghe e complesse composizioni degne del progressive britannico si basavano sull’amalgama fra il prezioso pianismo classico di Gianni contrapposto a quello di taglio emersoniano/jazzistico di Vittorio, e sulla voce tenorile di Francesco Di Giacomo. Abbandonato il gruppo agli inizi degli anni Ottanta, Gianni Nocenzi si è dedicato maggiormente alla musica elettronica pubblicando due lavori solisti, Empusa nel 1988 e Soft Songs nel 1993. Poi il silenzio per diversi anni, nei quali il Nostro si è dedicato principalmente allo studio sui mezzi di produzione dell’audio e sulla creazione dei suoni. Questa è una prima traccia da tenere a mente.
Alla fine del 2015, Luigi Mantovani (amico e produttore di vari LP del Banco e direttore di Virgin Italy) gli propone di registrare un disco live in studio per solo piano acustico con uno Steinway Grand Piano. La proposta coglie di sorpresa Nocenzi, che però vi si dedica alacremente componendo i sei brani dell’album e registrandoli in presa diretta in due sole sessions di studio, nelle quali Nocenzi approfitta del clima di happening che trova in sala (piena di amici e collaboratori) e, contemporaneamente, mette a frutto i suoi studi sulla percezione del suono registrando ad alta risoluzione (24 bit, 96 kHz) e disponendo l’impianto microfonico sulla sua testa in modo da condividere con l’ascoltatore la prospettiva audio del pianista. Queste sono le altre due cose da tenere a mente. L’effetto principale di questa scelta consiste nel fatto che l’ascoltatore è portato a confrontarsi col piano e contemporaneamente col pianista, quando non addirittura più col piano che col pianista. Nocenzi si è probabilmente mosso approfittando della possibilità di creare musica da camera in un locale chiuso appositamente (o casualmente), costruito affinché l’ascoltatore (anche quello che si trova nel locale) fruisca dei riverberi e, muovendosi, ne percepisca le modulazioni e si confronti emotivamente col suono. Questa, una prima modalità.
L’altra modalità perseguita è stata quella di creare a livello compositivo austere e geometriche partiture reminiscenti della logica sottesa alla musica ambientale di Brian Eno, tendenti quindi a creare differenti fasi di fruizione del suono a seconda che il tema musicale prescelto per un brano (o per una parte di un brano) sia la musica romantica del primo Ottocento, l’impressionismo modernista di fine Ottocento-primi Novecento, o le suggestioni della musica jazz sinfonica o improvvisata. Basilarmente lo stile di Nocenzi è maggiormente influenzato dai grandi pianisti romantici: da Chopin, da cui riprende la sensibilità e il lirismo melodico come riflesso compositivo ed esistenziale del proprio intimo, a Schumann, da cui prende in prestito lo stile delicato e autunnale, e ovviamente Beethoven, da cui riprende il modello compositivo della forma-sonata (in particolare per quello che riguarda lo sviluppo tematico dell’incipit). Questi aspetti sono particolarmente evidenti in Cammino Di Pietra e in Ritorni (notturna e poetica, ma con venature che rimandano al minimalismo emotivo di Wim Mertens). Tuttavia Nocenzi non è estraneo alle aperture dei suoi canoni romantici verso sviluppi variegati che alludono all’impressionismo musicale lieve e luminoso di fine Ottocento, una caratteristica presente in brani come Engelhart e in Ninnananna Di Cosmo, con la prima parte sognante che si evolve in dinamiche che alternano pace interiore e sottile tensione. Un’altra variante è quella di affidarsi al flusso di note spirituale, semifilosofico e meditativo del jazz improvvisato à la Keith Jarrett: così è in Farfalle e nella finaleTerra Nova, che confessa peraltro il suo debito verso i brani strumentali del suo antico gruppo.
Al di là dell’analisi strutturale dei brani, il valore dell’opera risiede nell’esperienza dell’ascoltatore, posto di fronte a una musica che inizialmente fluisce e scorre lenta sui tasti del pianoforte come acqua di fonte sulle pietre. Nel prosieguo, Nocenzi si mostra a volte attento alle pause e al gioco di suono e silenzio, mentre altre volte si esalta all’improvviso in struggenti cascate di note: un passaggio continuo dal tenue e controllato descrittivismo al nervosismo esecutivo, che costringe tuttavia chi ascolta a seguire il filo delle note. Mettetevi a sedere comodi e preparatevi un bel tè prima di ascoltare questo disco, ma non sperate di poter fare molte altre cose nello stesso tempo.
Miniature è un lavoro che parla nello stesso tempo al cervello, al cuore e alle dita.
1 Luglio 2016




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