domenica 31 gennaio 2021

Banco del Mutuo Soccorso il 31 gennaio del 2020

Il 31 gennaio 2020 la “Transiberiana”, proveniente da un tour in giro per l’Italia, ferma a Roma.

Auditorium Parco della Musica, sold-out.

Il Banco del Mutuo Soccorso, con un trascinante Vittorio Nocenzi e la band in “stato di grazia”, lascia pubblico, critica e scettici a bocca aperta, per la perfetta esecuzione del concerto.

La Transiberiana e lanciatissima… solo il “covid-19” poteva fermarla!

Di tutto un Pop…

Wazza

Il Banco Del Mutuo Soccorso è tornato a ruggire. E ruggirà ancora, fiero e maestoso. Su di loro non c’è molto altro da aggiungere su quanto già si sa: insieme alla Premiata Forneria Marconi, gli Area e Le Orme, sono uno dei gruppi più importanti e rinomati del filone progressive rock italiano, e nessuno lo potrà mai negare.

La serata all’Auditorium Parco Della Musica ha visto la formazione, composta da Vittorio Nocenzi (pianoforte, tastiere e voce, guida del Banco fin dagli esordi), Filippo Marcheggiani (chitarra elettrica), Nicola Di Già (chitarra ritmica), Marco Capozi (basso), Fabio Moresco (batteria) e Tony D’Alessio (lead vocal), trasporre in dimensione live per la prima volta i brani di Transiberiana, album di inediti uscito nel maggio del 2019.

L’esecuzione? Perfetta, ovviamente, sia per quanto riguarda i nuovi pezzi che le vecchie perle. Il gruppo non ha perso minimamente il suo smalto con Nocenzi che, come un direttore di orchestra o un carismatico leader, funge da impalcatura di tutti i brani, e D’Alessio, che con il suo indiscusso talento si dimostra il giusto erede del compianto Francesco Di Giacomo. 

Umanamente poi, il gruppo non si è risparmiato, tra aneddoti di vita vissuta (molto bella la storia della nascita del figlio di Nocenzi prima del brano Imprevisti), riferimenti alla cultura musicale classica e un giusto e sentito tributo ai membri che non sono più tra noi (La memoria è spesso dolorosa, afferma il commosso tastierista).

Con uno sguardo rivolto al futuro e un pensiero al glorioso passato, il Banco chiude un bellissimo e completo concerto con Non Mi Rompete, degna chiusura di una splendida serata.

(Giuseppe Grieco)









martedì 26 gennaio 2021

"Pictures At An Exhibition": una colonna sonora inaspettata

L’altro giorno, impossibilitato dall’arancione della regione, dal nero dell’incazzatura, dal rosso in banca… mi sono visto un “giallo”. A naso ho scelto “Non sono un assassino”, film del 2019 di Andrea Zaccariello, un ottimo thriller con tinte noir.

Ma quello che mi ha sorpreso è la colonna sonora, il regista ha utilizzato “Pictures at an Exhibition” di Emerson Lake & Palmer, con tanto di copertina in bella vista in alcune scene. 

Mi è venuta la voglia di riascoltarlo… commovente! La scala cromatica ha cambiato decisamente colore. Complimenti al regista per la scelta!

Di tutto un Pop…

Wazza






lunedì 25 gennaio 2021

Soft Machine in Italia nel gennaio del 1973



Nel gennaio del 1973 i Soft Machine sono in tour in Italia, il 25 gennaio suonano al Piper di Roma...

Di tutto un Pop…
Wazza




Video di repertorio


domenica 24 gennaio 2021

25 gennaio 1969: esce il brano "Proud Mary"


Il 25 gennaio 1969 il brano "Proud Mary" dei mitici Creedence Clearwater Revival, estratto dall'album "Bayou Country", entra in classifica USA Pop Chart, classificandosi al secondo posto: diventerà uno dei brani più famosi della storia del rock.

Di tutto un Pop…
Wazza 



Proud Mary è una canzone scritta dal cantante e chitarrista statunitense John Fogerty. Fu registrata la prima volta dal gruppo rock dei Creedence Clearwater Revival (nel quale Fogerty cantava e suonava la chitarra solista) nel 1969, nell'album “Bayou Country”. Distribuita come singolo nel gennaio 1969, diventò la prima entrata fra i primi dieci posti della classifica americana U.S. Pop chart, piazzandosi al secondo posto. Fu il primo di cinque singoli pubblicati dalla band che raggiunsero quella posizione nella chart e il fatto che il gruppo non abbia mai pubblicato un singolo che abbia raggiunto la prima posizione ha valso ai Creedence il record di gruppo con il maggior numero di seconde posizioni.



Nel 1971, fu registrata da Ike & Tina Turner una versione cover che differiva notevolmente dalla struttura dell'originale, ma che è tutt'oggi ben conosciuta ed è diventata una delle canzoni più riconoscibili cantate da Tina Turner. Questa cover è la più famosa. Sostanzialmente riarrangiata da Soko Richardson e Ike Turner, con un'apertura parlata, appassionata, e lenta introdotta da Turner, raggiunse il 4º posto nelle classifiche pop nel 1971.




sabato 23 gennaio 2021

I 70 anni di Vittorio Nocenzi

"Il musicista è un eternauta che viaggia fra meteori e lune spente. Nel silenzio del vuoto stellare. La maggior parte delle volte insegue miraggi, vede e sente qualcosa, ma il ricordo di tutte le altre occasioni simili, in cui non è approdato poi su nessun pianeta, lo lasciano nell'incertezza. Quando invece c'è un atterraggio giusto, gli capita spesso di non accorgersene subito, ma solo dopo tempo. Il musicista è uno che cerca sempre senza saperlo. È un registratore acceso sui rumori della vita e sui silenzi dei pensieri. Ogni tanto restituisce questi dati in un unico nuovo amalgama ottenuto con fusioni inattese, che chiamiamo musica. Il musicista è sempre innamorato dell'ultimo figlio nato, salvo poi disconoscerlo. Il musicista è un orfano pieno di nostalgia degli altri".

Vittorio Nocenzi

Compie 70 anni oggi, 23 gennaio, Vittorio Nocenzi, fondatore, tastierista, autore delle musiche, co-autore di molti testi, direttore artistico del Banco del Mutuo Soccorso.

Musicista a 360°, pochi in Italia hanno il suo talento. Ha scritto brani che sono patrimonio della musica, ha composto musiche per il cinema, teatro, balletti.

Sempre impegnato nel sociale, nella didattica e nel multimediale per i giovani, con progetti tipo "Musica Orienta", "Le chiavi segrete della musica", "Roma Electric Orchestra”, che hanno visto la partecipazione di migliaia di studenti di varie regioni Italiane.

Nel 2010 riceve ad Assisi il premio "artista per la pace", per il suo impegno nel sociale.

Nel 2016 viene nominato Ambasciatore Onorario per i giovani dell'Unesco.

Nonostante lo tsunami che ha travolto il Banco, privandolo in breve tempo delle figure di Francesco di Giacomo e Rodolfo Maltese, e ripresosi lui stesso da una "brutta avventura", Vittorio e tornato saldamente al timone del gruppo, con una nuova formazione e un nuovo progetto "Transiberiana", raccogliendo critiche e consensi da ogni parte del mondo !

E il viaggio continua…

Buon compleanno "maestro"

Wazza

Sono arrivati molti videomessaggi di artisti e amici, verranno pubblicati a breve, intanto un assaggio da parte di Ian Anderson dei Jethro Tull (grazie ad Andrea Vercesi).


A 7 anni… aspirante attore, fortunatamente a scelto la musica!












giovedì 21 gennaio 2021

Il giorno 21 di Francesco Di Giacomo

  Foto Giordano Fanzò 2004

21 gennaio

“Solo una mente educata può capire un pensiero diverso dal suo senza aver bisogno di accettarlo”

 (Aristotele)

Ci sarai sempre.

Buon viaggio Capitano.

Wazza

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Nel cielo e nelle altre cose mute/Terramadre/Non senza dolore/Io vivo/Né più di un albero non meno di una stella/Nei suoni e nei silenzi/Di terra.

Sono i versi della poesia che si ottiene mettendo in fila i titoli dei pezzi che insieme formano l'album ... di terra, l'ottavo del Banco del Mutuo Soccorso pubblicato nel 1978.

Sono andato a rileggermela come omaggio per la morte in un incidente stradale di Francesco Di Giacomo avvenuta nei giorni di una delle più insulse edizioni del festival di Sanremo che si ricordi. Fabio Fazio lo ha ricordato dal palco dell'Ariston. I giornali, a parte casi sporadici come l'Unità che gli ha dedicato una pagina, hanno ridotto la notizia nei trafiletti. Di Giacomo aveva 66 anni. I suoi funerali verranno celebrati questo giovedì 27 febbraio.

Come ultima volontà aveva disposto che ogni volontà di ricordo in suo nome venisse convertito in un aiuto concreto a Emergency. Splendida voce da tenore, pancione e barba foltissima che strideva con l'eleganza dei fratelli Nocenzi, oggi temo di non essermelo goduto come avrei voluto. Se vi racconto come ho conosciuto il Banco, vi mettete a ridere.

Era il 1978 al liceo. E noi 1964 forse insieme ai 1963 eravamo le prime annate de-politicizzate, troppo piccoli per aver avuto un ruolo attivo nel movimento del 77. A me attirava la Pfm, con Pagani, Mussida, Djivas al basso e il Calloni. E Lucio "Violino" Fabbri. Poi un mio compagno più grande mi mise in mano una cassetta con registrati gli album ...di terra da una parte e Darwin dall'altra. In qualche cassetto devo avercela ancora. La piastra non ce l'ho più e dunque, anche recuperandola, ormai sarebbe inutilizzabile.

"Gli altri son tutti comunisti, questi del Banco invece sono di destra", mi disse. Era una cazzata colossale all'interno di un panorama progressive rock dove forse solo gli Area di Demetrio Stratos erano schierati apertamente, ma io quelli del Banco mi misi ad ascoltarli con interesse anche per quell'osservazione, stanco come ero già di tutti quei cantautori di sinistra che dovevano piacere per forza.

Poi nel 1980 la voce di Francesco Di Giacomo fu tra le prime a cantare con sobrietà  una storia gay con Paolo Pa e quel verso "passo veloce, cuore in fretta quando attraversi il cortile, qualcuno forse già sospetta quel tuo sorriso d'aprile" a partire dalla mia adolescenza ha fatto parte delle cose che ho sempre recitato a memoria, come la formazione del Toro di Radice, il Perugia di Castagner, la Lazio di Maestrelli e il Vicenza di Gibì Fabbri fino a Pigro di Ivan Graziani passando per Piove di D'Annunzio.

Il Banco mi attirava, il Banco mi incuriosiva. E mi incuriosiva quell'uomo cannone con quella voce strepitosa, meno noioso di De Gregori e che non se la tirava come Franz Di Cioccio (tra l'altro grande batterista ma pessimo vocalist della Pfm) e più moderno di Battisti-Mogol. Adoravo pezzi del Banco come Il Ragno, Dove Sarà, Il giardino del mago, Moby Dick e Grande Joe. Per me Moby Dick e Grande Joe erano proprio lui, Di Giacomo. Che ho scoperto essere sardo della provincia di Nuoro andando a controllare solo adesso la sua biografia e riascoltando grazie a youtube qualcuna delle sue canzoni come 750mila anni fa l'amore. Insieme ai suoi aforismi. "Spostare i problemi è una gran fatica, meglio lasciarli lì". E ancora: "L'amore sta sempre lì, con calma". E poi uno riferito alla sua band ma che se sostituite il nome e ci mettete quel che volete voi vale come principio universale: "Suonare col Banco è un privilegio, ma ogni tanto i privilegi vanno dismessi".

Stefano Pallaroni






lunedì 18 gennaio 2021

Rozmainsky Mikhaylov Project (RMP)-“ADVENTURES AT THE BABOOINUMFEST 2017”, di Andrea Pintelli

RMP – “ADVENTURES AT THE BABOOINUMFEST 2017”

Di Andrea Pintelli

BWR

Incolpevolmente in ritardo sui tempi di uscita, ci accingiamo a parlarvi di “Adventures at the Babooinumfest 2017”, disco rilasciato nel 2019 dai RMP ossia Rozmainsky Mikhaylov Project, band russa di stanza a San Pietroburgo. Side Project di Ivan Rozmainsky, leader dei Roz Vitalis insieme a Vladimir Mikhaylov, il gruppo inizia la propria carriera nel 2017 con “For the Light”, proseguendo col live in questione, fino a “I Am a Stranger in the Earth” uscito l’anno scorso.

Il titolo esplicativo ci porta a un mirabile festival organizzato da qualche anno nella loro città, dove si dà spazio a vari gruppi di esprimere le proprie idee artistiche. Questo tipo di discorso è attivo da tanti anni in vari stati e sarebbe consono che si potesse estendere anche nella nostra amata Italia, dove queste attività sono ormai, purtroppo, cosa rara.

Gli RMP sono formati, come anzidetto, dai due leader Ivan Rozmainsky, tastiere e sintetizzatori, e Vladimir Mikhaylov, chitarre, e da Leonid Perevalov al clarinetto e clarinetto basso, oltre a Yuril Groiser alla batteria.

“Adventures at the BabooinumFest 2017” è composto da 10 tracce, più una registrata sempre live ma in studio (ove Vladimir suona il basso) ed è stato pubblicato dalla Art Beat Records, stessa etichetta dei Roz Vitalis. Ci troviamo di fronte a un esperimento sonoro che ha nell’applicazione dei dettami del chamber prog il proprio fulcro interpretativo. Si sentono spiccatamente le influenze di band quali Art Zoyd e Art Bears, ma anche spunti RIO con Henry Cow in testa. Certo, sono solo effetti, vista la vastità delle possibilità che in questo ambito si hanno, quindi gli RMP creano grazie ad esse ma mettendo al centro le proprie sensibilità musicali.

“A Dedicaton to the Floydian Sun” ha i rintocchi di un universo posto altrove, dove i quattro artisti ci iniziano al loro mondo. Un’apertura che pare un’introduzione, tanto è riflessiva. Presenta un incedere floydiano, ma si muove in una direzione diversa, meno intima. “A Flower in the Smoke” è forse ancor più distante dal concetto di melodia, che qui viene decostruita a favore della libertà interpretativa. Gli RMP si muovono senza bisogno di arti, ma galleggiano in un magma fatto di anarchia e improvvisazione. “Coming of the Troubled Waters” prosegue nel cammino ormai intrapreso dai nostri, ma con un tocco di sensazionalismo legato a ricordanze di musiche tradizionali. Meno fredda della precedente, ha nel clarinetto basso un valore aggiunto notevole. “The Thing in the Light” ha un opening che da molto lontano ricorda l’incipit di “No Quarter”, qui rimesso in salsa acida. Psichedelica come poche, la canzone si sviluppa con la chitarra di Vladimir, ora precisa e meno evanescente, in una direzione che non è mai univoca. È chiaramente lei la protagonista di questo passaggio. “My Soul Melteth from Heaviness” con organo netto e suadente, sembra riportarci sul nostro pianeta. Il vibrato della chitarra va in direzione ostinata e contraria, in un gioco di andirivieni che è il leit motiv di questa scelta. “A Dedication to the Babooinumfest” lascia più spazio alle trovate ritmiche della batteria, che fino a questo momento era stata un po’ in ombra. Sparata a velocità superiore alla (loro) norma, è puro situazionismo musicale; qui nessun accento è accento, nessuna volontà è volontà, ma gli RMP vogliono sperimentare fin dove possono arrivare. Il ghiaccio si sta sciogliendo? “A Flower Withered” sono poco più di due minuti di battaglia di accordi sonori, che trovano nel disaccordo il dominio dell’intento.

Molto più complicata da ascoltare che da descrivere. “Return of the Troubled Waters”, che chiaramente si riallaccia al terzo movimento, ha andamento ancora più marcato rispetto ad essa, praticamente la sua evoluzione. Ovviamente tutto il live va inteso come una lunga suite, ma districarsi fra i vari meandri di essa è cosa sensata e sfida allettante. “The Light of Things” ha chitarra che miagola, ma senza fare fusa banali. La caratteristica è la propria indomabilità, che vorrei fosse stato il titolo di questa esibizione; pare più un’installazione sonora. Una sorta di galleria d’arte moderna con le loro anime musicate. “And a Heaviness Fall From My Soul” chiude il cerchio, andando a riassumere tutte le atmosfere che gli RMP ci hanno fin qui regalato. Tutti gli strumenti sono in mezzo al vortice e, come si sa, nell’occhio del ciclone regna una calma irreale. Sembra essere arrivati, invece è soltanto una pausa di lunghezza variabile, secondo quanto vorremo affrontare dinnanzi a noi.

“Forsake Me Not”, traccia aggiunta al live, cambia leggermente registro, qui i musicisti passano al clarinetto e al basso, anziché al clarinetto basso e alla chitarra usati durante il concerto stesso. C’è meno improvvisazione e maggiore voglia di incontrarsi, che comunque non è un abbraccio profuso, perché sempre in ambito space restiamo. La trama sonora disegnata dalla tastiera di Ivan fa da contraltare alle sensazioni distorte dei restanti strumenti. Non è più un gioco ora, ma il tutto si fa foschia.

Quindi, perché ascoltare questo disco? Niente solite frasi usurpate e retoriche tipo sasso nello stagno che smuove le coscienze, no. Gli RMP vanno ascoltati perché le difficoltà aiutano. Provate, perché c’è del buono a Est.



Live, released in 2019

Songs / Tracks Listing 

1. A Dedication to the Floydian Sun (5:24)

2. A Flower in the Smoke (5:22)

3. Coming of the Troubled Waters (3:57)

4. The Thing in The Light (4:48)

5. My Soul Melteth for Heaviness (3:00)

6. A Dedication to the Babooinumfest (6:02)

7. A Flower Withered (2:45)

8. Return of the Troubled Waters (3:25)

9. The Light of Things (2:16)

10. And a Heaviness Fell from My Soul (5:28)

11. Forsake Me Not (6:53)

Total Time 49:20

 

Line-up / Musicians

- Yurii Groiser / drums

- Vladimir Mikhaylov / bass guitar [11]; electric guitar; screwdriver

- Leonid Perevalov / clarinet [11], bass clarinet

- Ivan Rozmainsky / synths; electric piano 

Releases information

Artwork by Vyacheslav Potapov






sabato 16 gennaio 2021

Carla Magnoni – Cento Passi Avanti, di Luca Paoli

 

Carla Magnoni – Cento Passi Avanti

(distr. digitale Amuse) 2020

Di Luca Paoli

L’amore e il mondo femminile vengono scandagliati a trecentosessanta gradi con dolcezza, ironia e passione dalla musicista e cantautrice Carla Magnoni.

Questo è l’universo musicale che compone Cento Passi Avanti, esordio discografico di Carla.

Autrice di musiche e testi, ci presenta nove brani davvero di ottima fattura.

Il suono è molto curato, suonato con dolcezza e buon gusto, e arrangiato in modo splendido, antico e moderno allo stesso tempo.

«Mi considero un autore un po’ fuori moda… nel senso che mi piacciono i concetti espressi che lasciano però aperta la via ad altre varie ed eventuali letture, mi piace sempre mettere del pensiero nei miei testi, mi piace dare un peso ad ogni parola. Adoro la lingua italiana e sono (o spero di essere) tra quegli autori che oltre che al significato ricercano il suono delle parole. Non sono una cultrice dell’usa e getta, nella mia vita come anche nella musica. Mi piace lavorare, investire, lasciare decantare, credo che la musica abbia bisogno di tempo come alcuni vini, per maturare. Tutto questo è assolutamente fuori moda, lo so, ma per me l’importante è essere coerente con quello che sento».

Cantautrice, pianista, autrice, arrangiatore, Carla Magnoni scrive per sé e per gli altri. Il disco d'esordio si avvale della produzione artistica di Valter Sacripanti, contiene nove brani scritti da Carla e arrangiati con Sacripanti. Partecipano anche musicisti prestigiosi come Giuseppe Barbera, Giuseppe Tortora, Mario Gentili, Riccardo Ciaramellari, David Pieralisi.

 «Sono tutti grandi musicisti, con eccellenti carriere ed esperienze alle spalle. Sono stata molto felice che abbiano accettato di suonare nel mio disco perché con il loro talento hanno dato sicuramente un valore in più a tutto il lavoro. La musica suonata è un’altra cosa un po’ fuori moda, invece quando un musicista suona, nel brano non compare solamente una bella chitarra o un bel pianoforte ma viene aggiunta una personalità, esperienza in più, vita. Soprattutto quando il musicista è bravo non mette solamente uno strumento in una canzone ma mette sé stesso. Avete ascoltato ad esempio Giuseppe Barbera che suona in Cento passi avanti? Quello non è solo un pianoforte suonato molto bene, lì c’è la vita di Giuseppe, le sue gioie e i suoi dolori, la sua sensibilità, il suo carattere che si fondono con la mia espressione. Per questo quel pianoforte è così bello».

Le nove tracce che compongono questo notevole lavoro ci conducono in un viaggio interiore, quello che ognuno di noi attraversa ogni giorno, e descrive il mondo femminile visto e vissuto da una musicista sensibile e dotata di una scrittura non comune.

Sono sempre stato convito che quando la scrittura di qualità si sposa con la giusta melodia non può che generare opere di pregio a cui chiunque può approcciarsi, basta chiudere gli occhi e saper ascoltare.

La voce di Carla poi è molto convincente ed espressiva, riuscendo a colorare i vari mood del disco.

Qualche citazione vorrei farla per “Oltre Il Bene Ed Il Male”, brano molto intenso che facilmente entra in circolo, con la sua bella melodia e la grande voce di Carla Magnoni.

Notte Insonne”, uscito anche come singolo, l’amore e le relazioni raccontate anche in modo spiritoso ma sempre realistico.

Vorrei concludere citando evidenziando il brano che preferisco, “Cento Passi Avanti”, title track che viene introdotta da un pianoforte che accompagna la voce, creando ballata dal profumo antico.

Un plauso a Carla Magnoni, che riesce a centrare il cuore degli ascoltatori con la sua freccia piena di poesia e melodia, permettendo loro di immergersi a occhi chiusi in un viaggio musicale emozionante.

Un Lavoro che sicuramente mette d’accordo sia gli ascoltatori che frequentano abitualmente la musica d’autore ma anche chi si approccia per la prima volta al genere.


TRACKLIST:

1. Quello che non sai fare

2. Autunno fra i capelli

3. Donne

4. Siamo noi

5. Notte insonne

6. Oltre il bene ed il male

7. Digli che è finita

8. Un regalo in più

9. Cento passi avanti

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Testi e musiche - Carla Magnoni

Arrangiamenti - Carla Magnoni (2,4,6,7),

Valter Sacripanti (1,3), Carla Magnoni e Valter Sacripanti (5,8)

Produzione artistica - Valter Sacripanti

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Musicisti:

Pianoforte in "Cento passi avanti" - Giuseppe Barbera

Pianoforti e Synths - Carla Magnoni

Archi suonati e registrati da Layer Bows (Mario Gentili e GiuseppeTortora)

Chitarre - David Pieralisi

Fisarmonica- Riccardo Ciaramellari

Programmazione Batterie - Valter Sacripanti


Carla Magnoni:

http://www.carlamagnoni.it 

Carla Magnoni Facebook:

https://www.facebook.com/carlamagnonimusica 

Carla Magnoni YouTube:

https://www.youtube.com/channel/UCS3KHzDJbzMMrNpx5PQKwBw

Carla Magnoni Spotify:

https://open.spotify.com/artist/7dlnawaSLZZ42NLFiGxFAV?si=5RND3xXqQiqS7zhsJho6Hg

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


martedì 12 gennaio 2021

CELESTE – “IL PRINCIPE DEL REGNO PERDUTO”, di Andrea Pintelli

CELESTE – “IL PRINCIPE DEL REGNO PERDUTO”

Di Andrea Pintelli

Eccovi accontentati, estimatori di Ciro Perrino: è appena uscito (dicembre 2020 per chi scrive) “Il Principe del Regno Perduto”, terzo e ultimo capitolo della trilogia che i suoi Celeste hanno dedicato al Principe, che tanto ha glorificato questo gruppo nel corso degli anni; ovviamente io lo chiamo così, ma come ben sapete è tutta farina del sacco di Ciro stesso, autore di tutte le musiche e i testi. Questo tanto prolifico, quanto geniale artista, nel corso della sua lunga carriera è riuscito a coprire vari generi, affrontare parecchi ambiti, musicando tantissimi universi in maniera esemplare, personale, profonda. Ha dato voce ai suoi sogni, addentrandosi nei meandri della sua psiche, ma facendo altresì parlare il suo cuore tramite l’esposizione delle sue sensazioni. Da me già intervistato in precedenza (vedi MAT2020 di giugno 2019), ha sempre portato la luce durante le nostre conversazioni illuminandole con intuizioni ad effetto, ma sempre con la solita gentilezza e quel garbo ch’è ormai rarità nella nostra schizofrenica società. Queste sue qualità sono riscontrabili nella sua proposta musicale; i suoi lavori fanno riflettere e mettono pace, hanno sempre avuto la prerogativa della finezza e il mai facile compito di agire tramite melodiose armonie.

“Baie Distanti” apre il viaggio, un soave e misterioso canto di sirena ci fa captare il paesaggio marino iniziale in cui siamo, la leggerezza dei suoni domina la scena, la voce si inserisce per narrarne il racconto “celestiale” in un ambiente dal clima fascinoso e pacato. “L’Ultimo Viaggio del Principe” è il fulcro del disco, coi suoi quasi 25 minuti di durata, ma soprattutto per la pluralità di mondi paralleli che il Principe affronta e vive. Musicalmente, secondo chi scrive chiaramente, è uno dei picchi artistici del Prog italiano di sempre, coi suoi infiniti (è il caso di dirlo) colori che, pur differenziandosi, a volte formano un unico amalgama e in altri sono protagonisti contemporaneamente. Questa la successione dei vari momenti di questo ultimo viaggio: Lento incedere a piedi nudi nell’erba - La riscoperta del sentiero - Aviti amati ruderi - Il Sole sulle cime degli alberi - Disteso nella grande radura - Contemplazione: assorto nei disegni delle nuvole - Riposo: visioni del futuro - Turbamento dello spirito inquieto - Le voci degli antenati – Riflessioni - La Luna sulla cima degli alberi - Giunto il momento di percorrere il nuovo cammino - Spazio per gli ultimi ricordi - La Ricerca delle anime perdute - Il sentiero ritrovato. La sezione ritmica è capace di dettare i tempi di questi momenti, i fiati si intersecano in un gioco di bravura che credo abbia ben pochi eguali, le tastiere di Ciro Perrino dominano le scene con la pluralità dei suoni e grazie alla sua inesauribile fantasia, le voci sono un coro che ci fa vibrare le corde della nostra interiorità. C’è oggettività pure nell’essere resi protagonisti insieme al dorato Principe, poiché riesce a portarci dove stanno accadendo queste situazioni, non riducendoci a semplici ascoltatori. Una vita nella Vita. Immenso stile, grandiosità fatta a Musica, nobiltà interpretativa, paradigma di un vissuto attivo e non atteso ad aspettare. Con l’ultimo movimento “Il Sentiero Ritrovato”, Celeste chiude il cerchio riallacciandosi al primo movimento di “Principe Di Un Giorno“, loro prima opera. Sì, adesso una lacrima scende. (Il) Ceruleo Sogno” con apertura a tinte fosche, si dischiude con una chitarra che fa da apripista al dedalo di strumenti che dolcemente si aggiungono a questo vero e proprio sogno ad occhi aperti. Nella scala di un’ipotetica bellezza, farebbe storia a sé, grazie soprattutto a una sezione fiati che sorprende. “Viola, Arancio e Topazio”, traccia di tutt’altra specie, ha nella malinconia e nel pathos le sue principali sfere contemplative in cui (ri)trovarsi. Soffusa, articolata, melliflua, ha nel titolo stesso le stanze cui siamo condotti ad assaggiare un pezzetto del nostro passato. Ancora una volta e per l’ultima volta. Il resto è dinnanzi a noi. “Il Passaggio di un Gigante Gentile” ci riporta al ritmo, al sangue del nostro sangue, a una visione di un incubo che incubo non è. Esiste la nostra proiezione nella grandezza del mondo, i sussurri si fanno voce mai tonante ma densa di consigli, e restiamo in quel giardino chiamato respiro a volte fermato dalla sorpresa, ma che sempre ci dà forza. “Tornerai Tramonto” è un pensiero che non è debolezza, ma una quasi invocazione, un desiderio che vorrebbe farsi strada in noi. Una folgorante melodia del sax ci aiuta ad immergerci in questo bagno emozionale. Le parole della canzone, poste nella seconda parte del pezzo, ne chiariscono l’intento con la solita carica poetica. Il recitato di Ciro Carlo Alberto Perrino, figlio di Ciro, racchiude in sé tutta l’idea di quel che sarà. “Nora”, ultimo brano, calmo ma con andamento sicuro, ci conduce al traguardo che ora si è fatto persona. Pur nella sua immaginifica essenza, ha nel flauto il suo portatore di verità, ben circondato dal resto del gruppo. I fuochi d’artificio finali sono rappresentati dalla vita che continua, anche se ha ormai preso un’altra strada; ma è nella novità che dobbiamo trovare soluzione, senza spaventarci, perché ci sarà sempre e comunque qualcuno e qualcosa di importante da incontrare e conoscere. Celeste, quindi, con questo disco saluta il Principe e lo lascia volare nella sua libertà che l’ha sempre contraddistinto.

Questi i musicisti che hanno partecipato alla lavorazione: Ciro Perrino: Mellotron, Solina, Eminent, Elka Rhapsody, Farfisa, Organo Hammond, Mini Moog, Arp 2600, Arp Odyssey, Pianoforte, Piccole Percussioni, Voce solista. Francesco Bertone: Basso Elettrico. Enzo Cioffi: Batteria. Sergio Caputo: Violino. Marco Moro: Flauti, Flauti a Becco, Sax Tenore, Sax Baritono. Mauro Vero: Chitarre Acustiche, Chitarre Elettriche. Ospiti: Marco Canepa: Pianoforte. Paolo Maffi: Sax Soprano, Sax Alto, Sax Tenore. Anna Marra: Voce in “Baie Distanti”, “L’Ultimo Viaggio del Principe”, “Tornerai Tramonto”, “Viola, Arancio e Topazio”. Edmondo Romano: Sax Soprano, Clarinetto, Chalumeau, Duduk, Low Whistle. Alessandro Serri: Voce in “L’Ultimo Viaggio del Principe”, Chitarra Elettrica in “Tornerai Tramonto”. Ciro Carlo Antonio Perrino: Voce recitante in “Tornerai Tramonto”.

Tutte le musiche e le liriche, come scritto poc’anzi, sono state da Ciro Perrino. Gli splendidi disegni della copertina ed interni sono ad opera di Larry Camarda. Le grafiche sono state curate da Fabio Canevello. Le registrazioni sono avvenute fra settembre e novembre 2020 nello Studio Mazzi e sono state curate e seguite da Alessandro Mazzitelli. I missaggi sono opera del Sound Designer Marco Canepa. Il mastering è stato effettuato da Stefan Noltemeyer nei suoi studi di Berlino. Ciro vuole ringraziare Claudia Enrico per la pazienza e le visioni, Mauro Moroni, “patron” indiscusso della Mellow Records per la sua costante presenza, Massimo Lantero per l’aiuto ed il sostegno di sempre, tutti gli amici coreani e giapponesi che da sempre amano e supportano fattivamente la musica di Celeste, Mr. Katsuhiko Hayashi per avergli ispirato il titolo dell'album.

Il futuro dei Celeste sarà altrove, vicino o lontano non ha importanza, ma senz’altro all’insegna di una qualità emozionale di indubbia presa e di siffatta rarità. Abbracci diffusi.

Per avere una copia autografata e con dedica personalizzata occorre scrivere a questo indirizzo: ciroperrino1950@gmail.com

https://ciroperrino.bandcamp.com/album/il-principe-del-regno-perduto



 

mercoledì 6 gennaio 2021

Il compleanno di James Senese

Napoli Centrale in copertina su Ciao 2001 nel 1976

Compie gli anni oggi, 6 gennaio, James Senese, sassofonista, cantante, virtuoso degli strumenti a fiato.

Un guerriero sul palco, con gli Showman, ha dato il via alla stagione del rock a Napoli.

Fu fondatore dei Napoli Centrale, eccellente band di prog jazz dove militava un giovane Pino Daniele.

Ricercatissimo session man, é stato per anni un pilastro della band live di Pino Daniele.

È ancora in tour con i Napoli Centrale.

Buon compleanno James!

Wazza



Pino Daniele al basso con James Senese e i Napoli Centrale

Festival della Canzone Napoletana del 1966 al teatro Politeama in via Monte Di Dio n°80 Napoli.
Il gruppo "Vito Russo e i 4 Conny"


The Showman
LinoVairetti – Giorgio Verdelli – EnzoAvitabile- James Senese – Giandomenico Curi