domenica 31 agosto 2025

The Who il 31 agosto 1967

The Who. Public Auditorium, Cleveland, Ohio, August 31, 1967


Il 31 agosto 1967, The Who sono in concerto al Public Auditorium di Cleveland, Ohio.
È il loro primo tour negli States, il pubblico americano rimane sconvolto per il loro "lancio di strumenti", durante i concerti.
È l'inizio di una strepitosa carriera musicale!

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The Who performing at the Kiel Opera House in St. Louis, Missouri on August 25th, 1967

Dopo l’uscita del secondo album, gli Who intraprendono il loro primo tour negli Stati Uniti. Mentre nel quartiere di Haight-Ashbury scoppia la "summer of love", in Inghilterra esce un certo disco che parla di un bizzarro "Sergente Pepe".

Le sognanti atmosfere psichedeliche influenzano anche la penna di Townshend che scrive "Pictures Of Lily" dove le schitarrate quasi hard si bagnano nell’acido di una storia sulla masturbazione. Il singolo viene pubblicato nell’aprile del 1967, anticipando l’incendiaria esibizione degli Who al Pop Festival di Monterey due mesi dopo.
La sfida a colpi di chitarra tra Townshend e Jimi Hendrix cattura il popolo degli hippie, ma, soprattutto, i critici della rivista Rolling Stone.

È, di fatto, il preambolo al successo della band in terra americana che viene definitivamente sancito con il primo posto in classifica del singolo autunnale "I Can See For Miles", fantastica progressione corale tra atmosfere eteree e accelerazioni rock, guidata dalla voce in espansione di Daltrey e dalla chitarra lisergica di Townshend. Le nuove intuizioni musicali aprono una nuova strada per gli Who che dimostrano, così, di non essere soltanto chiassosi sfasciachitarre, ma un gruppo polivalente e in continua espansione.
Espansione che passa per un maggiore stile nella sensibilità compositiva di Townshend, che scrive un disco meno arrabbiato, ma con maggiori pretese intellettuali.


1967, The Who begin their first U.S. tour in Seattle,
opening for Herman's Hermits and the Blues Magoo


The Who Sell Out (Track, 1967), nuovamente prodotto da Kit Lambert, viene registrato durante la tournée estiva negli Stati Uniti e si presenta come un disco di concetto piuttosto ambizioso.
L’idea di Townshend è quella di proporre una serie di brani legati uno con l’altro da fittizi spot pubblicitari radiofonici. Una sorta di collage pop-art che, musicalmente, crea un ponte tra la genialità surreale di "Freak Out" di Frank Zappa e le atmosfere psichedeliche marca Beatles che stanno segnando la seconda metà del 1967. Gli Who "in svendita" allargano, così, la tela strumentale per un sound più progressivo che segue la strada aperta dal singolo che introduce l’album, "I Can See For Miles".
La band, tuttavia, non rinuncia al suo vibrante marchio di fabbrica e, come in "Armenia City In The Sky", filtra la psichedelia attraverso il drumming martellante e imprevedibile e la chitarra quasi hard.
È palese, comunque, un generale ammorbidimento dei toni che si fanno più variegati e fluidi. "Mary Anne With The Shaky Hand" (altra canzone sulla masturbazione) si insinua con una melodia acustica dal gusto zingaresco. Townshend trova, più che il riff, raffinate e innovative architetture pop nel malinconico incedere corale di "Our Love Was" e nel piano etereo di "Can’t Reach You". Il chitarrista segue la scia dei primi Pink Floyd sulle note dell’organo lisergico di "Relax" e si lascia andare addirittura al romanticismo jazz dell’acquerello acustico "Sunrise".
Mentre Entwistle gioca con il coro gregoriano di "Silas Stingy", Pete sembra inseguire in solitario tutte le sue idee. Idee ancora confuse, ma che iniziano già a incastrarsi tra loro come nella suite "Rael", che viene costruita su continue variazioni acustico-elettriche e che, da lì a poco, verrà ripresa per Tommy.
A legare insieme l’album ci pensano, poi, gli irresistibili spot commerciali inventati dalla band: la fanfara irriverente di "Heinz Baked Beans", il pop scintillante di "Odorono" e la filastrocca di "Medac".

L’esperimento, molto originale, viene tuttavia accolto tiepidamente, ma verrà rivalutato anni dopo perché, in effetti, The Who Sell Out è un disco importante oltre che il primo mattone sonoro per la futura produzione degli Who.



sabato 30 agosto 2025

30 Agosto 1970: Phil Collins entra nei Genesis


Nell’agosto 1970 Phil Collins, batterista, cantante “attore”, entra nei Genesis. Niente sarà più lo stesso!

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AGOSTO 1970-PHIL COLLINS E I GENESIS

Agosto 1970, Peter Gabriel chiama Phil Collins per dirgli che il posto da batterista è suo: “Pronto Phil? Sono Peter Gabriel. Quello dei Genesis. Il posto è tuo, se lo vuoi”.

Qualche giorno prima PHIL aveva fatto un "provino" con i Genesis dopo aver risposto a un loro annuncio.

Questo annuncio cambierà le sorti non solo di Collins ma anche dei Genesis. La band rischiava di sciogliersi dopo l'abbandono di Anthony Phillips e la decisione di sostituire anche il batterista John Mayhew.

In seguito alla telefonata, Phil Collins incontrò la band nell’ufficio di Tony Stratton-Smith alla Charisma, a Soho. Racconta Phil: “L’incontro è andato benone. Mi piace soprattutto la parte in cui scopro che i Genesis hanno un salario settimanale di dieci sterline, perché raddoppia il livello di reddito a cui sono abituato”.

Le prove con la nuova formazione erano previste per fine agosto 1970. Tony, Mike e Peter volevano prendersi due settimane di vacanza e PHIL si trovava nella condizione di non avere abbastanza soldi per vivere così decise di fare l'imbianchino per due settimane.

Al loro ritorno iniziarono le prove a Maltings, un complesso agricolo a Farnham e Collins si trasferì a casa della famiglia di Mike che si trovava appunto a Farnham, dato che lui viveva dalla parte opposta di Londra.


ll resto della mia vita inizia con le prime prove della nuova formazione dei Genesis nel settembre 1970, nell’ambiente ricoperto di guano di piccione di Maltings, un vecchio complesso agricolo a Farnham. Montiamo l’equipaggiamento e cominciamo a suonare con quello che descriverei un entusiasmo confuso: vari amici di Peter, Tony e Mike dalla scuola privata passano a trovarci, io scopro nuovi cibi esotici come il Marmite e la Tahina, e spesso tutto è avvolto dal dolce profumo dell’erba”.

In questo vecchio fienile i Genesis preparano i concerti futuri con la nuova formazione.
Nella sua autobiografia The Living Years Mike Rutherford racconta:

Noi e Phil non vivevamo sullo stesso pianeta. Lui aveva sempre l'atteggiamento spensierato da ragazzo della porta accanto: andiamo al bar a farci un drink, raccontiamo una barzelletta, fumiamoci una sigaretta o uno spinello. La vita è bella. E penso che uno dei motivi per cui piaceva a Pete fosse proprio che Phil non aveva il nostro background, non proveniva come noi da un mondo ristretto e limitato. Pete era meno rigido di me e Tony, assai più incline alle emozioni e ai sentimenti, molto più curioso verso il mondo in generale.”







venerdì 29 agosto 2025

Peter Gabriel e Phil Collins: la storica reunion al Reading Festival del 1979

 


 Peter Gabriel 

Reading Festival 26 agosto 1979

By kind permission of Wazza


26 agosto 1979: al Reading Festival, una delle rassegne più importanti del Regno Unito, un artista si preparava a calcare il palco per un'esibizione che sarebbe passata alla storia: Peter Gabriel. Era un momento cruciale per la sua carriera solista, dopo la turbolenta uscita dai Genesis.

Dopo aver lasciato i Genesis nel 1975, Gabriel si era reinventato. I suoi primi due album da solista, Peter Gabriel (1977) e Peter Gabriel (1978) - poi ribattezzati rispettivamente Car e Scratch per evitare confusione - avevano mostrato un lato più intimo e sperimentale. Ma fu con il suo terzo lavoro, Melt (1980), che l'artista consolidò la sua nuova identità. Anche se l'album non era ancora stato pubblicato al momento del festival, molti dei brani che lo avrebbero composto furono eseguiti per la prima volta proprio quel giorno

Il concerto al Reading Festival del 1979 fu un'occasione per il pubblico di assistere a una trasformazione in tempo reale. Gabriel, accompagnato da una band di musicisti eccezionali, tra cui l'innovativo bassista Tony Levin e il chitarrista Sid McGinnis, era pronto a stupire. La scaletta mescolava brani dei primi due album con nuove composizioni, tra cui una versione embrionale di "Biko" e l'ormai classica "I Don't Remember". Ma la performance che tutti attendevano, e che resta impressa nella memoria di chi c'era, fu quella di "Solsbury Hill", un inno alla libertà e all'indipendenza, diventato ormai un simbolo della sua carriera post-Genesis.

L'esibizione di Gabriel a Reading nel '79 segnò un punto di svolta. Dimostrò che l'artista era capace di stare in piedi da solo, senza l'ombra ingombrante della sua ex band. Il suo approccio più crudo, la ricerca di nuove sonorità e la sua presenza scenica magnetica conquistarono il pubblico e la critica. Fu un'anteprima di ciò che sarebbe diventato l'album del 1980, un disco che avrebbe ridefinito i confini del rock sperimentale, introducendo elementi di musica etnica e elettronica che avrebbero caratterizzato gran parte della sua produzione successiva.

Il concerto di Peter Gabriel al Reading Festival del 1979 non fu solo una semplice esibizione, ma una dichiarazione d'intenti: un nuovo inizio per uno degli artisti più innovativi e influenti della storia della musica. Fu il momento in cui Peter Gabriel smise di essere "l'ex cantante dei Genesis" per diventare semplicemente Peter Gabriel, l'artista visionario che conosciamo oggi.

E i Genesis?

Era presente Phil Collins e suonò la batteria per gran parte del set di Gabriel.

Questa esibizione è rimasta impressa nella memoria dei fan non solo per il repertorio di Gabriel, ma anche per il fatto che i due ex compagni dei Genesis si riunirono sul palco in un momento cruciale per le loro carriere individuali.

In particolare, Collins non solo suonò la batteria, ma si unì a Gabriel per due momenti particolarmente significativi:

  • "Mother of Violence": in una suggestiva performance in cui si sedettero uno di fronte all'altro ai lati del palco per le parti armoniche vocali.
  • "The Lamb Lies Down on Broadway": per l'encore, un momento davvero storico. I due eseguirono un brano che era un pilastro del repertorio dei Genesis, un gesto che sancì in modo inequivocabile la fine delle tensioni del passato e l'inizio di una collaborazione e amicizia che sarebbe continuata per anni (Collins avrebbe suonato anche sul terzo album solista di Gabriel, "Melt").

La presenza di Collins aggiunse una dimensione speciale al concerto, trasformandolo da una semplice esibizione a un evento che celebrava sia il passato glorioso dei Genesis che il futuro promettente dei due artisti.






Weeley Festival: era il 1971

Ritorno a casa dopo 3 giorni di festival


Si concludeva il 29 agosto 1971, dopo i tre giorni "canonici", il "Weeley Festival", tenutosi in una zona dell'Essex, in Inghilterra.
Cartellone impressionante, e oggi una cosa del genere sarebbe fantascienza.

I T-Rex di Marc Bolan (all'epoca famosissimi) erano gli headliner di questo fantastico festival; tra gli altri King Crimson, Colosseum, Van Der Graaf Generator, Curved Air, Caravan.
Vi parteciparono 150.000 persone; una tre giorni no-stop, con grandi performance, con "cambio palco" alternati a set acustici, per non fermare mai la musica... altri tempi
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Wazza




T-REX

King Crimson

Boolteg per i VdGG





giovedì 28 agosto 2025

La Janara - Le Donne Magiche (BWR-2025), commento di Luca Paoli

 

 


Streghe, carne e rinascita: il ritorno viscerale de La Janara

Di Luca Paoli

 

Ci sono dischi che ti aggrediscono, e dischi che ti seducono. Le Donne Magiche fa entrambe le cose. Ti prende per mano con dolcezza arcana, poi ti scaraventa nel cuore di un bosco antico, tra riti pagani e passioni terrene, tra ossessioni e carne viva.

La Janara torna con un album che non è solo un'evoluzione rispetto a Tenebra, ma un vero e proprio nuovo capitolo espressivo. Se il disco precedente era dominato dall’ombra – il dolore, l’oppressione, la stregoneria come rivalsa – qui il tema è la rinascita. Sempre streghe, sempre donne, ma questa volta vitali, sensuali, rigeneranti. Madri, amanti, Circi irpine.

Il disco è pubblicato da Black Widow Records, storica etichetta genovese che da sempre sostiene con coraggio e coerenza le voci più libere, creative e fuori dagli schemi della scena rock e metal italiana. Una realtà che merita rispetto e attenzione, perché continua a credere nella musica che ha qualcosa da dire, e che non ha paura di farlo.

A dare corpo e anima a Le Donne Magiche è una formazione ormai solida e affiatata. La voce di Raffaella Càngero si conferma magnetica, capace di passare dalla carezza al graffio, sempre più personale e incisiva nell’interpretazione. Le musiche e i testi portano la firma di Nicola Vitale, chitarrista e mente creativa del gruppo, qui anche alla voce nel brano conclusivo Domens. Completano l’ensemble Rocco Cantelmo al basso, Giovanni Costabile alle tastiere e Antonio Laurano alla batteria: un organismo compatto, vivo, che suona in piena sintonia.

Il disco si arricchisce anche della presenza di due ospiti speciali: Simone Pennucci, alle chitarre elettriche e ai synth in La Notte è Buia, e Ricky Dal Pane (Witchwood), alle percussioni e ai cori in Mò che Viene Agosto, entrambi perfettamente integrati nello spirito visionario del lavoro.

La band irpina fonde con sorprendente coerenza l’energia dell’heavy metal, la teatralità del folk mediterraneo e la profondità del cantautorato. Ma è il suono d’insieme, ora più maturo e coeso, a fare davvero la differenza. Non più un progetto che ruota intorno alla sola voce femminile, ma una vera band che respira e pulsa all’unisono. E si sente.

Brani come Serpe, Piangeranno i Demoni e Inverno (quest’ultimo, il più lungo mai scritto dalla band) mostrano una scrittura articolata, che passa con disinvoltura da atmosfere sabbathiane a passaggi dal respiro quasi prog, con un’attenzione ai dettagli che rivela la lunga gestazione del progetto. L’influenza del doom rimane, ma si apre a nuove sfumature, come in Bruceremo, che è insieme preghiera e condanna, fiamma e cenere.

Non mancano momenti di puro folklore reinterpretato in chiave oscura: Le Castagne Non Cadono Più e Mò che Viene Agosto portano con sé l’eco di un sud ancestrale, dove il dialetto irrompe con naturalezza, senza forzature né folclorismi. L’uso della lingua popolare non è effetto scenico, ma gesto politico e culturale. La janara, ancora una volta, è il tramite tra mondi.

In tutto questo, Le Donne Magiche riesce anche a toccare corde emotive profonde: la dedica finale in Domens a Domenico Carrara, con lo stesso Vitale alla voce, chiude il disco con un tono intimamente personale, che apre spiragli futuri sulla direzione artistica del gruppo.

In questo periodo in Italia stanno nascendo sempre più gruppi con una voce femminile al centro e un suono intenso e profondo. La Janara si distingue come una delle realtà più autentiche e personali. Non seguono le mode, ma restano fedeli alla loro visione. E questo si percepisce in ogni brano.

Le Donne Magiche è un disco che non si limita a suonare bene: vive. E ti costringe a farci i conti. Anche quando fa male. Anche quando accende qualcosa che credevi sopito.

 

 ASCOLTO DELL'ALBUM



Mike Oldfield: usciva il 28 agosto 1974 “Hergest Ridge”, suo secondo album


Usciva il 28 agosto 1974Hergest Ridge”, secondo album di Mike Oldfield.
La legenda narra che l’inaspettato successo commerciale e di critica del suo album di debutto, “Tubular Bells”, colpì Oldfield che decise di non andare in tour ed evitò la stampa. 
Questa improvvisa notorietà lo mise in crisi, e si ritirò al confine tra Inghilterra e Galles, dove registrò l’album.
Hergest Ridge è il nome della collina che si vedeva da casa sua.

Di tutto un Pop…
Wazza

Mike e un piccolo aeroplano a controllo remoto-Hergest Ridge, Herefordshire, UK, 1974

L'album che sto per recensire non è tra i più famosi di Oldfield, successore di "Tubular Bells" e dal quale eredita la pressione del successo ottenuto e la voglia e necessità di comporre un lavoro dilatato e rarefatto più vicino ad atmosfere ambient e new age. Ed è proprio in questo album che vengono temperate e filtrate dalla sua creatività l'impulsività e i guizzi di genio emersi in "Tubular Bells". Il risultato di questa equazione dà vita al migliore disco di Oldfield. Ispirato dal paesaggio dell'Herefordshire l'album si presenta suddiviso in due suite strumentali.


La prima introdotta da fiati che inizia a tessere la delicata trama su cui si sviluppa l'intero album, in un crescendo di strumenti su cui spicca la chitarra dal suono suadente e malinconico che a tratti segue, a tratti profana la struttura geometrica dell'intero album. Spettri melodici che si compenetrano senza soluzione di continuità un po' come i paesaggi autunnali del Galles fatti di tenui luci, del brillante controluce delle foglie e le ombre fresche del crepuscolo.


La seconda parte si apre con una delicata chitarra acustica e si dischiude lentamente in un universo sognante fatto di melodie quasi pastorali dal sapore Folk per poi incupirsi come si fosse sorpesi in piena campagna da un violento apocalittico temporale. Ed ecco venti o più chitarre suonate in serie che tessono una melodia sghemba, segmentata e claustofobica che
gira su sé stessa finché quando meno te lo aspetti dal nulla riappare la luce tiepida dalle tinte oniriche che conclude l'album in un crescendo di abbracci orchestrali e acustiche minimali. Il disco più ombroso ed incompreso dell'Oldfield più ispirato e creativo.





mercoledì 27 agosto 2025

Compie gli anni Philip Shulman, il "vecchio" Gentle Giant

Phil Shulman in aeroporto nel 1971


Compie gli anni oggi, 27 agosto, Philip Shulman, cantante, polistrumentista, il più vecchio dei Gentle Giant: infatti, nel 1972, alla “veneranda” età di 35 anni, lasciò la band per dedicarsi all’insegnamento.

Insieme ai fratelli Darek e Ray, provenienti dal gruppo di Simon Dupree, fondò i Gentle Giant, dando il suo enorme contributo come seconda voce, suonando sax, flauto, tromba e clarinetto.

Happy Birthday Phil!
Wazza



Gary Green, Ray, Derek e Phil Shulman - Gentle Giant -1971


Derek e Phil Shulman -Gentle Giant - Essen - 1972

GENTLE GIANT-Portsmouth: Kerry Minnear, Phil Shulman, Derek Shulman and Ray Shulman introdotti nella  U.K. Hall of Fame






Ciao 2001 del 27 agosto 1972-Il video "Documentario: La Storia del Progressive Italiano"



Della serie… "come siamo regrediti"....

Classifica di  Ciao 2001 del 27 agosto 1972

Al primo posto dei 33 giri (o LP) – Trilogy, di Emerson Lake & Palmer...

di seguito "trionfo" del Prog Italiano, in contemporanea in classifica:

Uomo di Pezza - Le Orme
Banco del Mutuo SoccorsoB.M.S.
Preludio Tema Variazioni Canzona - Osanna
Atlantide - Trip
Storia di un Minuto - PFM

Oggi una cosa del genere sarebbe impensabile... purtroppo!
Wazza






martedì 26 agosto 2025

PFM: accadeva il 26 agosto 1973

READING, UNITED KINGDOM - 26th AUGUST: Guitarist Franco Mussida from Italian progressive rock group Premiata Forneria Marconi (PFM) performs live on stage at Reading Festival on 26th August 1973. (Photo by Fin Costello/Redferns)


Dopo aver registrato a Londra nel gennaio 1973  "Photos of Ghosts"Pete Sinfield, oltre a scrivere i testi, decise di produrre la PREMIATA FORNERIA MARCONI per il mercato internazionale. Punto primo, riduzione del nome in PFM, (per gli anglofoni Premiata Forneria Marconi, risultava impronunciabile), pubblicazione del singolo "Celebration" - con grande successo nei passaggi radiofonici - e tour europeo con l'ex King Crimson Mel Collins ai fiati.
Il tour partì il 1 giugno 1973 a Zurigo, passando per Londra, Barcellona... ottenendo un notevole successo, ma il "boom" lo fecero al "Reading Festival il 26 agosto 1973, suonando insieme ai Genesis e ai Magma: pare che fu loro tolta la corrente, per boicottarne la performance.


Dopo questo tour Photos of Gosts entrò nella classifica britannica e in quella americana di Billboard, la PFM fu segnalata come uno dei gruppi rivelazione dell'anno e il successo aprì le porte per la conquista dell'America.
A fine tour Giorgio Piazza fu sostituito da Patrick Djivas, nonostante Pete Sinfield avesse proposto John Wetton, bassista di madre lingua, ma la PFM, rimase saldamente un gruppo "italiano".
di tutto un POP

Wazza





lunedì 25 agosto 2025

Geoff Downes: una vita tra synth, rock progressive e successi indimenticabili

 

Oggi, 25 agosto, si ricorda il compleanno di uno dei tastieristi più influenti del rock, Geoff Downes.

Nato a Stockport, in Inghilterra, nel 1952, Downes ha segnato la storia della musica con il suo stile distintivo e la sua abilità nel fondere generi diversi, dal pop al progressive rock.

La sua carriera è un viaggio attraverso alcune delle band più iconiche della storia della musica. L'inizio della sua notorietà arriva con i The Buggles, il duo new wave formato con Trevor Horn. Il loro singolo "Video Killed the Radio Star" non è solo un successo mondiale, ma anche la prima canzone mai trasmessa da MTV nel 1981, un momento epocale che ha cambiato per sempre il modo di fruire la musica.

Dopo l'esperienza con i Buggles, Downes entra a far parte per un breve ma significativo periodo dei leggendari Yes. Contribuisce all'album "Drama" del 1980, portando un tocco di modernità nel sound del gruppo.

Ma è con gli Asia che Geoff Downes raggiunge l'apice della sua fama. Formato nel 1981 come supergruppo con membri di Yes, King Crimson e Emerson, Lake & Palmer, gli Asia uniscono il virtuosismo del progressive rock con la melodia dell'arena rock, creando un sound di grande impatto. Il loro album di debutto omonimo del 1982 è un successo planetario, spinto da hit come "Heat of the Moment". Downes è stato un pilastro della band per decenni, contribuendo in modo fondamentale alla composizione e all'arrangiamento dei brani.

Parallelamente ai progetti con le band principali, Downes ha sempre mantenuto una prolifica attività solista e in altri progetti. Ha collaborato con artisti del calibro di John Wetton, con cui ha formato il duo Icon, e più recentemente con il cantante Chris Braide nei Downes Braide Association (DBA), un progetto che riprende le sonorità dei Buggles con un approccio moderno e progressivo.

Ancora oggi, Geoff Downes continua a essere una forza creativa instancabile. Il suo compleanno è l'occasione perfetta per ripercorrere una carriera straordinaria e apprezzare il contributo che ha dato al panorama musicale globale.





domenica 24 agosto 2025

I Van der Graaf Generator nell'estate del 1972...

VAN DER GRAAF GENERATOR from Best magazine August 1972

Nell'agosto del 1972 la stampa era molto interessata ai Van der Graaf Generator, in un momento in cui ci fu il primo scioglimento della loro travagliata carriera musicale!

Di tutto un Pop…
Wazza


 VAN DER GRAAF GENERATOR da R&F, Francia 1972




 VAN DER GRAAF GENERATOR from Ciao 2001 magazine June 1972



sabato 23 agosto 2025

Ricordando Giulio Capiozzo


Sempre giusto e doveroso ricordare certi uomini/musicisti...
23 Agosto 2000: ci lasciava Giulio Capiozzo, percussionista, batterista degli Area e protagonista di altri numerosi progetti.
Per non dimenticare!
Wazza


 Lo si può ascoltare:

Con gli Area

·         1973 - Arbeit macht frei (Cramps)
·         1974 - Caution Radiation Area (Cramps)
·         1974 - Crac! (Cramps)
·         1975 - Are(A)zione (Cramps)
·         1976 - Maledetti (maudits) (Cramps)
·         1977 - Anto/Logicamente (Cramps)
·         1979 - Event '76 (Cramps)
·         1980 - Tic & Tac (Ascolto)
·         1980 - Area '70 (Cramps)
·         1996 - Parigi Lisbona (Cramps)
·         1996 - Teatro Uomo
·         1997 - Chernobyl 7991 (Sony)


Con gli Area II

·         1986 - Area 2
·         1987 - City Sound

Collaborazioni

·         1972 - Alberto Radius - Radius (Numero uno)
·         1978 - Mauro Pagani - Mauro Pagani (Ascolto)
·         1984 - Mia Martini - "I miei compagni di viaggio"
·         1993 - Luca Flores - Love For Sales (Splasc(h) Records)
·         1994 - Tony Scott Quartet - The Clarinet Album (Philology Records)
·         1995 - Tony Scott - Like A Child's Whisper (Dialogue With Myself) (Philology Records)