Una lezione di 3 ore su come si diventa una divinità rock con
cervello e sensibilità.
Roger Waters non ha particolari qualità vocali o strumentali, eppure ha
costruito sinfonie prog destinate a sopravvivergli, generazione dopo
generazione.
Show lussureggiante con un iniziale soundscape a dettare la linea,
20 minuti di pura genialità audiovisiva a palco vuoto, ed uno svolgimento
coreograficamente impeccabile e di grande impatto, particolarmente nel secondo
set e nella sezione dedicata ad “Animals”.
Suono nitido e dettagliatissimo e band rivoluzionata, a parte il
“solito” impeccabile Jon Carin, con Jonathan Wilson, ormai più che una
promessa, e Dave Kilminster, già alla corte dell’altro Wilson (Steven), sugli
scudi a fare le veci di Gilmour.
Pelle d’oca su “Dogs”.
Mi sono ricordato di un Francesco dodicenne, intento a registrare
da una tivù in bianco e nero un cane col vocoder, mediante un’attrezzatura
rudimentale, nell’anteprima che trasmise un mitico programma del tempo, “Odeon, tutto quanto fa spettacolo”.
Fu il mio primo indimenticabile incontro con il concept
orwelliano, ancora oggi il mio pezzo favorito nella discografia floydiana.
Unica pecca: 3 brani del nuovo album non particolarmente
coinvolgenti nella prima sezione, mentre il singolo “Smell The Roses”, eseguito nella seconda, regge bene anche live e
senza il magic touch della dorata consolle di Nigel Godrich.
Da quel palcone poche parole al pubblico, tranne un momento
gioioso accompagnato da bambini bolognesi vocianti e festanti prima
dell’intervallo ed il ricordo di un amico scomparso nel sottofinale con DUE
parole in italiano: RESTATE UMANI.
A scolpire nella memoria un 25 aprile da archiviare tra i preziosi
file “io c’ero”!
SCALETTA
Speak to Me (Pink
Floyd)
Breathe (Pink Floyd)
One of These Days
(Pink Floyd)
Time (Pink Floyd)
Breathe (Reprise)
(Pink Floyd)
The Great Gig in the
Sky (Pink Floyd)
Welcome to the Machine
(Pink Floyd)
Déjà Vu
The Last Refugee
Picture That
Wish You Were Here
(Pink Floyd)
The Happiest Days of
Our Lives (Pink Floyd)
Another Brick in the
Wall Part 2 (Pink Floyd)
Another Brick in the
Wall Part 3 (Pink Floyd)
Dogs (Pink Floyd)
Pigs (Three Different
Ones) (Pink Floyd)
Money (Pink Floyd)
Us and Them (Pink
Floyd)
Smell the Roses
Brain Damage (Pink
Floyd)
Eclipse (Pink Floyd)
Mother (Pink Floyd)
Comfortably Numb (Pink
Floyd)
BAND
Roger Waters – bass,
lead vocals, guitars
Dave Kilminster –
guitars, bass, talk box, backing vocals
Anche i Pink Floyd dovevano
faticare per arrivare al successo, e le "visualizzazioni" erano reali
e non virtuali!
Partirono
dall'Inghilterra in furgone, per suonare dal vivo "Arnold Layne" presso i
TV Studios Zaandam, in Olanda, il 29 aprile del 1967, nel
programma musicale "Fan Club".
Una bella
e completa intervista di qualche tempo fa a Gabriele
Lorenzi,
tastierista e compositore.
Racconti
e aneddoti poco conosciuti su La Formula
Tre, Lucio Battisti ed Il Volo, (non quei "tenori"
fabbricati!), gruppo prog anni '70.
…di tutto
un Pop
Wazza
Gabriele Lorenzi: un elemento della Formula
di Fabio Sanna e Michele Neri
2004
È una grande soddisfazione
piazzare un altro bel colpo per il sito intervistando Gabriele Lorenzi, uno dei
più grandi tastieristi del periodo pop-progressive italiano, turnista (anche
con Lucio Battisti), ma soprattutto uno dei componenti e fondatori della
Formula 3. Come con Patrizio Ihle, l’intervista è stata una piacevole chiacchierata, con le domande
giuste (grazie a Michele), e chi vi scrive, avrebbe voluto non finisse mai.
La Formula 3 è stata il primo
complesso a entrare nella Numero Uno nell’estate del 1969, quindi le voci secondo cui Battisti avrebbe fatto
una tournée in quell’estate accompagnato da voi tre
è infondata? L’unica serie di concerti risale
all’estate 1970?
Dunque, noi siamo stati proprio i primi a essere
messi sotto contratto dalla Numero Uno, infatti il nostro disco ha come
catalogo la sigla 50001. Lucio aveva delle serate programmate per l’estate 1969, ma non voleva farle. Poi ci disse «Ma sì, proviamo a vedere cosa succede».
Quindi noi abbiamo fatto due serie di concerti con lui: nel 1969 e nel 1970.
È vero che la prima etichetta a
mettervi gli occhi addosso fu la Durium grazie a Roby Matano?
Ci fu qualche contatto, ma era tutto in forse.
Inizialmente non doveva essere neanche Lucio il nostro produttore, noi non
conoscevamo ancora nessuno: Lucio, Colombini, nessuno. Conoscevamo solo Mario
Lavezzi che ci venne a sentire ma che ci disse: «Io non mi prendo la responsabilità, faccio venire Lucio a sentirvi».
Nel febbraio del 1970 esceDies Irae, il vostro primo album. Il
repertorio è stato scelto da voi? O sono intervenuti Battisti e Mogol?
Ci hanno proposto dei loro pezzi inediti che ci sono
piaciuti e che abbiamo fatto. Le altre cose le abbiamo scelte noi, ovviamente
con l’avallo di Lucio.
Il disco risulta arrangiato e
prodotto da Lucio Battisti, per quanto riguarda la produzione niente da dire ma
è difficile immaginare Battisti che arrangia in quel modoNon è Francesca,
sembra più un arrangiamento vostro, è così?
Gli arrangiamenti sono praticamente tutti nostri anche se in
qualche caso interveniva Lucio. Non è Francescain
particolare è completamente nostro come arrangiamento.
Sono rimasti fuori dei brani daDies Irae?
No, è un disco nato così e secondo me è bellissimo.
Anzi, non solo non abbiamo scartato canzoni ma è quasi tutto registrato in
presa diretta, tipo “buona la prima”. Più che di arrangiamenti si tratta di
improvvisazioni in studio. È un bellissimo disco. Ci siamo tolti delle grandi
soddisfazioni con quell’album. Noi e la PFM siamo stati gli unici complessi ad entrare
nella programmazione di Radio Luxembourg.
Nel 1971 partecipate al
Festival di Sanremo (purtroppo il 1971 manca dagli archivi RAI) conLa folle corsa. Secondo alcune voci avreste
dovuto essere in coppia direttamente con Battisti e solo in un secondo tempo
subentrò Little Tony, ricordi qualcosa?
No, di questa cosa non abbiamo mai saputo niente.
Negli archivi RCA ci sono
almeno tre diverse versioni inedite de «La folle corsa», si parla di una
versione spagnola, una inglese e una greca, è possibile?
No, onestamente mi sembra proprio inverosimile.
Il secondo album propone solo
canzoni di Battisti e Mogol, ma risulta forse debole in alcune di queste (Un
papavero,Vendo casa,Il vento), come mai sono state inserite
alcune registrazioni che sembrano incomplete, quasi provini?
Non ricordo bene perché inserimmo alcune cose un pò
deboli. Forse non eravamo abbastanza forti da proporre nostre composizioni.
Alcune cose sono effettivamente un pò lontane da ciò che avremmo voluto
esprimere.
Eppur
mi son scordato di teeNessuno nessunosono state pubblicate anche in
spagnolo, erano state previste altre edizioni estere di queste canzoni?
Quelle traduzioni erano studiate prevalentemente per
il mercato sudamericano piuttosto che per quello spagnolo. Io spingevo per
registrare le versioni inglesi delle nostre cose migliori, pensavo che
avrebbero dato un maggior respiro internazionale alla Formula 3. Infatti nel
1972 vincemmo il Festival Rock di Rio de Janeiro in Brasile, precedendo
complessi di chiara fama internazionale.
Ci sono alcuni titoli inediti
risalenti più o meno al periodo del secondo album:Be bop a lula,Instant karma,Tu piaci a me(prima versione diTu sei bianca sei rosa mi perderò) ed altre, sono provini o master rimasti inediti?
Si tratta di prove. Abbiamo registrato dei pezzi che
ci piacevano rifacendole in versioni un po’particolari, ma non
sono mai andate oltre lo stadio di provini.
Nell’aprile del 1972, hai partecipato al celebre duetto tra Battisti e
Mina, sono state provate altre canzoni oltre a quelle inserite nella medley
proposta in TV?
No, è tutto lì.
Sempre in quel duetto suona la
chitarra elettrica Eugenio Guarraia di cui non siamo riusciti a trovare altre
notizie se non quella che era originario del Piemonte. Ci puoi dire qualcosa di
più?
Posso aggiungere che era proprio di Torino, ma non
ci ho più lavorato neanche io e non l’ho più incontrato.
Mi ricordo che quando ci siamo radunati per provare la medley, l’avevo scambiato per Dave Sumner, il chitarrista che aveva
suonato con Mal nei Primitives, con i Camaleonti e con tanti altri e che per me
è il migliore dei chitarristi inglesi arrivati in Italia in quel periodo.
Il vostro terzo album è uno dei
migliori del periodo. Finalmente gli arrangiamenti vengono accreditati a voi.
Alcune canzoni sono state pubblicate anche in spagnolo (Sognando
e risognandoeAeternum), era prevista una intera
versione estera dell’album?
No. Quell’album fu la nascita
del nostro talento come compositori e come arrangiatori. Già la nostra
rivisitazione di Dies Irae avrebbero
dovuto accreditarla a noi tre come rielaboratori di un tradizionale ma non so
perché non ci venne attribuita. Al momento di registrare Sognando e risognando ci dicemmo: «Ma possibile che tutti sanno comporre e noi no?». Certo, siamo
rimasti nel genere progressivo sinfonico, ma abbiamo fatto questi pezzi di cui
eravamo soddisfatti e molto soddisfatto era anche Lucio. Era molto contento di
questo lavoro.
Come mai nell’albumLa grande casasparisce completamente la
presenza di Lucio Battisti? Interviene non accreditato in qualche brano?
Eravamo già al Mulino in quel periodo. Credo che
Lucio non avesse più tanta voglia di produrre altri artisti, era un periodo
strano per lui, non so bene cosa fosse successo. Era molto infastidito dalle
voci di schieramento politico che lo riguardavano: risultava finanziatore di
movimenti di estrema destra, ma per carità! Parlava di lui un sacco di gente
che non sapeva un bel niente.
Sempre in questo disco, alcuni
testi sono accreditati a Marva Jan Marrow che non scriveva in italiano, come
mai? Erano state inizialmente scritte in inglese?
È la prima volta che sento questa cosa. In quell’album c’è solo roba nostra con i testi di Mogol. Molto materiale è mio
in quel disco, Cara Giovannaad esempio l’ho tratta dai notturni di Chopin e l’idea di farne una canzone venne a Mogol. Cosa c’entri Marva non lo ricordo proprio.
Alla fine del 1973 la stampa
specializzata riporta la notizia che la Formula 3 amplierà l’organico da tre a sei elementi. È chiaro che si annuncia in
qualche modo la nascita del Volo, ma inizialmente era prevista la presenza di
Toni Cicco? Oppure sin da subito Toni opta per la carriera solista?
L’ultimo concerto della Formula 3 lo tenemmo a
Frosinone. Era un periodo anomalo per noi ma in generale per la musica
italiana, non c’era la possibilità di fare serate, si faticava proprio a
lavorare. C’era la guerra in Medio Oriente, la crisi petrolifera, l’austerity, insomma era un vero periodaccio. A Giulio venne in
mente di cambiare il nome del gruppo e di ampliare l’organico. Io non ero del tutto daccordo
con Mogol, secondo me cambiare nome dopo tutti quegli anni significava
ripartire da zero.
Il primo album del Volo venne
annunciato col titoloSinfonia delle scarpe da tennisda una tua composizione, come
mai questo titolo così originale venne sostituito?
La canzone me la ricordo benissimo, ma che l’album dovesse intitolarsi così non l’ho mai saputo. Io l’ho sempre conosciuto
come Il Volo.
Bob Callero compare con uno
pseudonimo,Olov, e diverse volte viene
sostituito in concerto da Michele Seffer (chitarrista dell’Era di Acquario), come mai tutti questi problemi?
Michele arrivò alla fine delle registrazioni del
secondo album del Volo perché Callero se ne era andato. Lo pseudonimo a Bob
glielo misi io perché non voleva comparire come componente del Volo. In quel
periodo era integralista, aveva delle idee tutte sue, voleva suonare come
minimo con Chick Corea. Gli piacevano i tempi assurdi, se ci fossero stati
pezzi in 17/9 lui sarebbe stato contentissimo.
SuLuci-ahregistrata per l’albumIl mio canto libero,
Vince Tempera suona il pianoforte (non accreditato) e tu suoni le tastiere. Una
prima versione venne registrata con Di Cioccio alla batteria e Premoli al
piano, ma non venne utilizzata da Lucio: ricordi qualcosa? È possibile che
abbia partecipato a quelle session Paolo Rustichelli, il figlio di Carlo
Rustichelli, noto compositore di colonne sonore?
Non me lo ricordo anche perché io alcune volte suonavo le mie
parti da solo e quindi non sapevo chi avrebbe suonato un’altra parte di piano.
Lucio alcune volte ci faceva suonare delle cose ancora senza titolo che poi
forse avrebbe utilizzato e forse no, quindi è difficile ricordare esattamente
chi suonava gli altri strumenti. Altre volte invece la ritmica si faceva in
diretta e allora è più facile ricordare: per esempio suMi ritorni in mentee
su7 e 40suono
io, suAnnaricordo
che l’organo lo suonò Dario Baldan.
Nel luglio 1974 viene
registrato l’albumAnima latina, il tastierista Claudio Maioli
ricorda benissimo che dopo l’estate Lucio fece sovraincidere alcune parti di sintetizzatori e
di archi elettronici e che chiamò te per farlo. Sul disco viene indicato uno
pseudonimo: Gneo Pompeo, ma non si riesce a risalire di chi si tratti (Gian
Piero Reverberi?, Vince Tempera? Alberto Salerno?)
Non sono io, in quel periodo ero impegnato con Il
Volo. Anche io mi sono chiesto chi sia questo Gneo Pompeo.
Allinizio del 1975 il Volo comincia le registrazioni per un nuovo
album di Lucio, solo una canzone verrà pubblicata, Io ti venderei. Ne sono state registrate
altre? Come mai si interruppe la collaborazione?
Registrammo l’intero album o quasi, ma a Lucio quelle
registrazioni non erano piaciute. Chiamò quindi quei ragazzi che registravano
al Mulino, mi sembra che qualcuno fosse di Genova, e con loro riregistrò tutto
da capo tranneIo ti venderei.
Ricordo che con noi era piuttosto arrabbiato per come erano andate quelle
registrazioni.
Esistono dei provini in inglese
di Lucio registrati al Mulino. Probabilmente i musicisti sono gli stessi di Ancora tu (Graziani, Maioli, Calloni e
Bullen), Maioli però ricorda che alcune di queste prove vennero fatte con Il
Volo? Ricordi di aver registrato provini in inglese con Lucio?
Sapevamo di questi progetti internazionali di Lucio,
ne parlavamo anche con lui ma non mi sembra proprio che i provini li abbia
fatti con Il Volo. Sono sempre i ragazzi del Mulino a suonare. Però mi ricordo
Lucio cantare in inglese all’inizio degli anni sessanta a Diano Marina. Lui
suonava e cantava in un complesso e io in un altro. Il nipote del proprietario
che era piccolino e quindi non poteva entrare, tutte le sere si metteva dietro
ad un vetro, appiccicato per poter sentire I Samurai (il complesso dove suonavo
io). Quel ragazzino già con la passione della musica era Alberto Fortis. A
Levanto invece un altro ragazzino che ci veniva sempre a sentire era Stefano
Nosei. Sempre a Levanto ci fu una tappa della tournée di Lucio nell’estate del 1970. Il locale dove suonammo era di Gino Paoli e il
biglietto era piuttosto costoso (come per tutta la tournée) e in sala cerano solo trenta persone mentre fuori ce nerano circa quindicimila che non erano potute entrare. C’è da aggiungere per onestà che il locale era anche molto
piccolo.
Il secondo album del Volo,
bellissimo, è quasi interamente strumentale. È vero che Mogol interruppe la
scrittura dei testi a causa di un litigio con Radius?
Sì! È andata così.
Le sonorità sono molto simili a
quelle di Anima latina e questo, in parte, è dovuto alla ritmica DallAglio-Callero che è la stessa del disco, Lucio è mai intervenuto
nei dischi del Volo in qualche modo?
No, mai.
Esiste un misterioso album
accreditato ai Black Blowing Flowers (1976). Sembra che il gruppo sia formato
da alcuni componenti del Volo. Ci sei anche tu?
No, non ci sono e non conosco quel disco. Io lasciai
Il Volo perché ricevetti un’offerta da Demis Roussos, il cantante degli
Aphrodite’s Child, per una tournèe europea. Accettai quell’offerta anche perché ero molto amico di Demis. Ho scoperto che
in Italia non si aveva idea di quanto fosse popolare in Gran Bretagna e nel
resto dEuropa, una cosa incredibile.
Ma è vero che la canzoneAnna, anche se non ci hai suonato,
in qualche modo ti riguarda?
Anna è stata la mia prima moglie e Mogol intitolò la
canzone con il suo nome (solo il titolo, non la storia!), poiché, lei gli aveva
prestato per due settimane il Duetto Spider dell’Alfa
Romeo.
Un tuffo nel passato, I
Samurai. Ci risulta che hai inciso due storici dischi con questo gruppo, uno
con la voce di Beppe Cardile ed uno con quella di Andrea Giordana (una prima
stesura diDies Iraediventata culto per gli appassionati
di beat italiano), cosa ricordi di quel periodo?
Con Beppe Cardile suonavamo al Boschetto di Varazze. Il
proprietario era il cognato di Tony De Vita che ci procurò un contratto con la
Italdisc. RegistrammoLa noviaeDadaumpa. Il disco
con Andrea Giordana invece è successivo di diversi anni; eravamo a Torino e un
nostro amico ci fece sentire un disco di uno sconosciuto complesso inglese che
rifacevaDies Iraein
un modo stranissimo e cantato in inglese. Lo riarrangiai io per i Samurai e
Andrea Giordana che era fresco di importanti successi televisivi, declamò la
parte recitata del pezzo.
Credo che all’epoca sia stato uno dei dischi meno venduti in assoluto.
Nei Camaleonti prendesti il
posto di Mario Lavezzi, entrato alla Numero Uno come autore, che a sua volta
aveva sostituito Riki Maiocchi, tutti artisti che hanno avuto a che fare con
Lucio.
Mario era uscito dai Camaleonti perché doveva
partire per il servizio militare, dopo entrò alla Numero Uno.
In questo complesso se non
sbagliamo hai suonato l’organo in uno dei brani più
famosi di quegli anniL’ora dell’amore.
No, sono entrato subito dopo. Ho suonato suApplausi, suDiario di Anna Franksull’albumIo per lei, ho registrato col gruppo le basi di un
intero album di Don Backy, compresaCasa biancaeCanzonee poi
sono uscito quasi subito dal gruppo.
In quali dischi della Numero
Uno hai suonato oltre a quelli di Lucio?
In alcuni di Lauzi:Onda su onda, l’albumGenova per noie poi sicuramente altre cose che non
ricordo. In alcuni periodi della mia vita ho registrato praticamente tutti i
giorni e nei turni con me alla Numero Uno cera sempre Massimo
Luca.
E adesso la domanda più
difficile: qual era la scaletta dei concerti di Lucio?
Nella tournée del 1969, iniziavamo noi conQuesto folle sentimentoche avevamo già registrato in giugno
ma che sarebbe uscita solo ad ottobre. Alcune volte invece aprivamo conDies Iraee chiudevamo il concerto conQuesto folle sentimento. Lucio eseguiva praticamente
tutto il repertorio fino adAcqua azzurra, acqua chiara.
I concerti del 1970 invece li aprivamo conIl tempo di morirea cui seguiva sempreLa mia canzone per Maria, poi si facevano via via
quasi tutte quelle pubblicate sino a quel momento, di sicuro facevamo tutte le
sere:Dieci ragazze,Io vivrò,Acqua azzurra, acqua chiara,Mi ritorni in mente,7 e 40,Balla Linda,UnavventuraeNon è Francesca. Non abbiamo invece mai fatto quelle
che sarebbero uscite subito dopo l’estate, cioèAnnaedEmozioni. Il pezzo più recente eraFiori rosa, fiori di pesco.
Una cosa curiosa accadde dopo la conclusione della prima tournée
di Lucio, Tony era dovuto partire per il servizio militare e noi avevamo, come
Formula 3, già diverse serate programmate. Io e Alberto suonammo spesso in due.
Eravamo in cartellone con i Vanilla Fudge che all’epoca
erano uno dei gruppi rock più rinomati. Noi sul palco avevamo comunque sempre
la batteria montata e c’era anche un basso, ricordo un Meazzi. Una sera al Paip’s di Corso Europa a Milano, Salirono sul palco con noi Carmine
Appice e Tim Bogert ovvero il batterista e il bassista dei Vanilla Fudge.
Facemmo un pezzo che durò tantissimo, tutto improvvisato, ma sia io che Alberto
non avevamo nessuna intenzione di smettere. Purtroppo non esiste nessuna
registrazione di quella serata, ma credo che Alberto abbia una fotografia. Ad
Asiago durante il Festivalbar abbiamo suonato con Cat Stevens, con gli
Aphrodite’s Child.
In unaltra trasmissione ci trovammo insieme a Stevie Wonder, un
ragazzo poco più che ventenne ma che aveva già venduto oltre ottanta milioni di
dischi. Avremmo dovuto accompagnarlo inAlfieun suo successo, ma dato il poco
preavviso, non saremmo riusciti a montareil pezzo. Stevie non
si scompose affatto e si propose come batterista per un rock-blues
improvvisato. Fu accompagnato dalla presentatrice sino alla batteria dove si
dimostrò (se mai ce n’era bisogno) un’autentica forza della natura.
Sempre in televisione ci trovammo affiancati ai
Gentle Giant, un gruppo di un esasperato tecnicismo ai quali fu proposto di
improvvisare qualcosa per la sigla. Il gruppo dei fratelli Shulman, però,
rifiutò perché senza spartiti non suonavano. La proposta fu girata alla Formula
3 che ovviamente accettò, non ci tiravamo mai indietro quando si trattava di
improvvisare qualcosa.
InPerchéperché ti amointerviene come corista Sara,
una ragazza da poco entrata alla Numero Uno. Canta in qualche altro pezzo della
Formula 3?
No, Sara canta solo in quella canzone, me la ricordo
bene, molto magra, anche se non ho mai più avuto sue notizie dopo che lasciò la
Numero Uno.
Ci sono alcuni dischi della
Numero Uno accreditati ad una fantomatica band chiamata Magnetic Workers. Si
tratta probabilmente di un gruppo fantasma dietro cui si celano musicisti dell’etichetta (Battisti? Lavezzi?): ci sono anche componenti della
Formula? Ricorda qualcosa?
Io non suono con i Magnetic Workers e a dire la
verità non ricordo niente di questo gruppo (che utilizzava anche la sigla
italiana Banda Magnetica, ndr).
Per parlare dell’attualità e a proposito della tua collaborazione con Cinzia
Favilla, sappiamo che avete presentato due canzoni alla Commissione
selezionatrice del Festival di Sanremo (Sarebbe belloeSogno piccolo). Avremo l’opportunità di sentire queste e altre canzoni su disco? Ci sono
altri programmi interessanti per l’immediato futuro di cui vale la pena parlare?
Le canzoni che io e Cinzia abbiamo presentato alla
Commissione di Sanremo dovrebbero essere presto incluse in una raccolta.
Abbiamo altri progetti di cui magari vi terrò aggiornati, tra questi un musical
di cui però preferisco ancora non rivelare dettagli.
Voglio spendere due parole su Paolo, il batterista
dei Camaleonti che è scomparso da poco. Non sapevo che stesse male e mi è
dispiaciuto tantissimo quando me lo hanno detto. Noi che abbiamo suonato
insieme, che abbiamo fatto tournée, siamo più che fratelli, abbiamo diviso
molti momenti importanti e quando succede qualcosa a qualcuno di noi, si
soffre. Ho sofferto anche per Riki. Quando i musicisti suonano assieme sono
come il nocciolo e la pesca, sono indivisibili e ritengo che sia molto brutto,
come a volte succede, che finito un rapporto artistico, ci si perda di vista
per anni e anni.