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mercoledì 18 novembre 2020

Genesis: il 18 novembre 1974 usciva ”The Lamb Lies Down On Broadway”

Usciva il 18 novembre 1974The Lamb Lies Down On Broadway”, ultimo album dei Genesis con Peter Gabriel… il resto ditelo voi!

Di tutto un Pop…

Wazza

(dalla rete )

Giunto alla soglia del giro di boa degli anni ’70, il progressive rock comincia ad accusare segni di stanchezza. Esaurita la spinta propulsiva dei primi King Crimson e Gentle Giant, il genere si barda dietro una coltre di conservatorismo virtuosistico. Il periodo “classico” sembra già lontano e si fanno strada le pomposità tastieristiche del Rick Wakeman solista e degli Emerson Lake & Palmer del dopo Trilogy.

Gli anni tra il ’73 e il ’75 rappresentano una sorta di bivio, dunque, per le band progressive: si tratta di scegliere con quali strumenti affrontare la decadenza. Sono anni in cui i Genesis, all’apice del loro successo dopo il notevole consenso raggiunto da capolavori come Foxtrot e Selling England By The Pound, si godono i bagni di folla italiani e, finalmente, anche il tanto sospirato riconoscimento in patria. Tutto sembra andare per il meglio, fino a quando una telefonata da Hollywood segna l’inizio della fine per la storica formazione britannica.

Allettato dalle richieste del regista William Friedkin (L’Esorcista) che gli aveva proposto di adattare per il cinema il soggetto del nuovo lavoro, Gabriel chiede clamorosamente al gruppo di sospendere le registrazioni dell’album per “prendersi una pausa”. Sappiamo come è finita la storia: prima di sfiorire e di sfaldarsi a causa dei dissidi interni, i Genesis riescono a regalare al proprio pubblico l’opera più importante, il colpo di coda finale e decisivo. Un disco da amare o da odiare, lungo, complesso. Rischioso, nel suo tentativo di superamento degli stereotipi del rock progressivo al culmine del suo percorso.

Basato su un soggetto di Peter Gabriel, autore solitario dei testi, The Lamb Lies Down On Broadway è un concept album dalla trama ben definita, vicina al modello della Rock Opera. La narrazione del mondo di Rael, un portoricano che vive a New York, spesso si distende su atmosfere oniriche e fantastiche che cozzano con lo svolgimento della storia, donandole un allucinato senso di mistero. La musica sottolinea le immagini forti e impressionanti dei testi di Gabriel lasciandosi trasportare dagli incubi del protagonista e mostrando il suo lato più drammatico e teatrale. Caso eccezionale per i Genesis dell’epoca, nessun brano dell’album supera gli 8 minuti di durata.

Eppure, non si ha l’impressione di avere a che fare con materiale musicale “facile”. Si tratta soltanto di un tentativo di spogliare il Progressive rock dai suoi pesanti orpelli. Il carattere unitario di questo doppio album rende contestuali anche episodi lontani dal tipico stile dei Genesis, come il pop dei singoli Counting Out Time e The Carpet Crawlers o brani più sperimentali come The Waiting Room e Silent Sorrow In Empty Boats.

La grandezza di questo disco sta proprio in questo suo equilibrio, capace di evitare sia gli eccessivi virtuosismi, sia le cadute di stile nella volgarità del pop da classifica.

 




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