domenica 2 ottobre 2022

ApoGod Project-"A Prog Bible", commento di Fabio Rossi

 


Commento di Fabio Rossi

 

Artista: ApoGod Project

Album: A Prog Bible

Genere: Progressive Metal

Anno: 2022

Casa discografica: Metal Zone Italia

 

Tracklist

01.   The Creation – BigBanGenesis
02. Adam & Eve – First Time Naked
03. Cain’s Pain
04. The Great Flood of Blood
05. Tower of Babel
06. Cyber Abraham and the Massacre of Sodom
07. Egyptian Plagues
08. Pharaoh’s Rage
09. Promised Land (A Prayer of Moses)
10. The Divine Code

 

Line Up

Giovanni Puliafito: Piano, Synth, Keys, Orchestrazioni, Drum Writing
Patrick Fisichella: Chitarre, Basso
Musicisti ospiti:
Salvo Cappellano: Voce tracce 6, 7, 9, 10
Azathoth: Voce traccia 4
Silvia Bruccini: Cori traccia 9
Gabriels (Mark Boals, Fabio Lione, Vivaldi Metal Project): Tastiere soliste traccia 10
Salvo Pennisi (Massive Turbulence): Batteria su tutte le tracce
Francesco Aiello (Firegarden, Larry Smith, Ros & the Nightfly): Percussioni traccia 7

 

Il progetto posto alla base della filosofia artistica dei siciliani ApoGoad ruota intorno alla fervida creatività del tastierista Giovanni Puliafito e del chitarrista Patrick Fisichella. Fautori entrambi della teoria che la Sacra Bibbia sia in un certo qual modo paragonabile all’Odissea di Omero, ovvero tutto è incentrato sul mito che poggia le sue radici su una realtà storica fortemente distorta, hanno deciso di fondare una band in cui esternare la loro interpretazione apocrifa e apostatica (APO, infatti, è l’acronimo di Another Point Of (View) – Un altro punto di vista).

Il titolo del debut album, A Prog Bible, incentrato sui primi due libri dell’Antico Testamento (Genesi ed Esodo), ci fa comprendere subito che il genere prescelto abbraccia decisamente il progressive con ampie venature metal. Il prodotto si presenta con una cover d’effetto che rappresenta Salomè con la testa di San Giovanni Battista poggiata su un piatto. La musica è complessa e versatile. Se da un lato tali prerogative ci mostrano una formazione piena zeppa di idee, dall’altro è palese il rischio di presentare al pubblico un prodotto eccessivamente ostico e dispersivo. Dieci le tracce proposte di cui cinque strumentali. Quattro hanno alla voce Salvo Cappellano, mentre The Great Flood of Blood è stata affidata a un non meglio specificato Azathoth (forse era intenzione dell’interessato rimanere nell’anonimato). 

Parti orchestrali si alternano a sezioni metal (anche estremo) in un caleidoscopio sonoro variegato e affascinante. Il disco ha richiesto quattro anni di lavoro e a un primo ascolto si può rimanere perplessi. Basta avere la pazienza di comprendere in profondità il messaggio di questo coraggioso gruppo per gustarne appieno la musica.

Non ho ravvisato cali di tensione e credo che un brano in particolare potrebbe diventare il manifesto degli ApoGod Project; mi riferisco alla struggente ballata Promised Land (A Prayer of Moses), una delle più belle che mi sia capitato di ascoltare da molto tempo a questa parte, impreziosita dal coro di Silvia Bruccini.

Concludo con una riflessione: i musicisti italiani si dividono in due categorie distinte e separate. C’è chi propina sterco a profusione e chi s’impegna nella ricerca di sperimentazione e innovazione. Ecco gli ApoGoad rientrano a pieno titolo nella seconda categoria.







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