Il Banco in visita a Radio Franciacorta, 1979
WAZZA
La diramazione del web magazine MAT2020, per una nuova informazione musicale quotidiana
Mobili Trignani – PopArticolare
(Music Force, 2023)
Music Force
Di Luca Paoli
In questo periodo denso di eventi
negativi … la guerra sotto casa, la pandemia, e l’incertezza sul futuro un po’
di leggerezza ci sta bene … canzoni pop ma di qualità ci fanno passare il tempo
senza pensare a cosa sarà il futuro del nostro pianeta, concedendoci una tregua
da tutto ciò che accade.
Tutto questo per introdurre il nuovo
disco dei Mobili Trignani dal titolo che non lascia dubbi “PopArticolari”.
La band è formata da due amici di
vecchia data, ovvero Nicola Modesti (batteria,
voce e cori, basso, synth e chitarra) e Fabrizio Trignani (chitarre,
voce e basso) nati e cresciuti ad Arsita
(Te).
Ma facciamo un pò di
storia.
“Frequentano
insieme la "casetta": luogo di ritrovo nel quale i giovani del
paese trascorrono gran parte del tempo libero immersi nei giochi da tavola,
guardando film, organizzando feste ispirati dai racconti dei loro genitori ('al
tempo dei lenti ballati in soggiorno sotto l'occhio vigile degli adulti). In
questo clima nasce la voglia di imparare a suonare uno strumento e così ha
inizio tutto.
In
principio furono le cover dei Red Hot Chili Peppers e la musica era uno svago.
Fabrizio
inizia la carriera solista nel 2012.
Tramonti
onirici, album di figuracce, bottiglie di vino ed incidenti di percorso, in
chiave pop scanzonato, indipendente, minimale, spontaneo. Ispirato da
catastrofi, non riesce comunque a scrivere canzoni tristi.
La
sua indole pop deriva, probabilmente, dall'affetto che nutriva verso l'intero
genere umano quando era ancora protetto dalle mura domestiche della sua
“casetta”.
Nel
2016, insieme agli amici di una vita Edoardo e Nicola, forma i Mobili Trignani
e con questo nuovo progetto, a bordo di una Multipla, nell'estate 2017
inaugurano il loro primo tour nazionale "In Consegna" dove portano in
giro per l'Italia il primo album di Fabrizio "Diario di un
Menestrello", mentre nell'estate 2018 replicano l'esperienza in duo (col
bassista, ukulelista e "valigista" Nicola!), duplicando il numero di
date e le preoccupazioni delle famiglie con il tour "Aperto anche la
Domenica".
Nei
primi mesi del 2019 lanciano una campagna di Crowdfunding per finanziare e
realizzare il primo album di inediti a nome "Mobili Trignani"
con l'etichetta indipendente Casetta Records, ed annunciano il terzo tour,
"Isole in Saldo, Mobili in Tour", con un assetto musicale e
stilistico tutto nuovo.
Nel
folle 2020 si prodigano in remoto, a distanza (Trieste, Teramo, Arsita) nella
produzione di video, contenuti social, concerti in streaming, progettano e
realizzano un tour in Sardegna e in Abruzzo, oltre ad altri concerti con
cantautori della scena indipendente italiana.
Il
2021 si apre con un nuovo singolo (inviato come biglietto di auguri di Natale),
e la collaborazione con il Consorzio Musicale Abruzzese per la produzione di un
singolo e un video musicale.
Esce
nel 2022 il singolo Lei, in anticipazione del disco e del tour "PoParticolare"
prodotto da Paul Braneagade”.
Ma
veniamo al disco che, lo dico subito, è estremamente piacevole e scorre liscio
come l’olio, lasciando quell’alone di positiva leggerezza che non guasta e
affronta, in dimensione indie pop con pennellate di folk, i temi cari ai
ragazzi di oggi e non solo.
Come
scrivevo sopra i brani, mai banali, sia come testi che come musica, passano con
scorrevolezza, e chi vi scrive ha apprezzato particolarmente “Lei”
- canzone che mette in mostra oltretutto un gran lavoro al basso -, la seguente
“Uatelilive” che,
in certi punti ricorda un certo De Andrè, la più movimentata “Giri
A Vuoto” e la bella “Il Mio Talento”, anche questa forse
frutto degli ascolti fatti dai ragazzi del cantautore genovese.
I
testi e le musiche sono di Fabrizio Trignani eccetto per “Giri A Vuoto” di
Nicola Modesti
Molto
bravi sia a livello di testi che musicalmente, hanno confezionato un disco che
sicuramente farà parlare di loro e che consiglio a tutti quanti di ascoltare.
Tracklist (cliccare sul titolo per ascoltare)
01. Sotto le stelle
02. Salasso
03. Babbo Natale
04. Lei
05. Uatelilive
06. Labora
07. Climax
08. Giri a vuoto
10. Il mio talento
Sounds dicembre 1975 raro articolo del magazine inglese sul Banco del mutuo soccorso (grazie all'amico Leandro) con intervista a Francesco di Giacomo.
Wazza
Commento di Fabio Rossi
Artista:
ExpiartoriA
Album:
Shadows
Genere:
Doom/Prog/Gothic Metal
Anno:
2022
Casa discografica: Black Widow Records/Diamond Prod.
Tracklist:
1.
When Darkness Fall
2. Ombra (Tenebra Pt.2)
3. The Wrong Side Of Love
4. Seven Chairs And A Portrait
5. The Asylum Of the Damned
6. Krieg (My Last Song)
Line
Up
David
Krieg (vocals), Massimo Malachina (Guitars), Edoardo Napoli (Guitars &
Keyboards), G.B. Malachina (Bass), Fulvio “Flux” Parisi (keyboards), Massimo
Messina (Drums), Stefano Caprilli (Drums on When Darkness Fall)
Formatisi nel 1987 a Genova, gli storici
ExpiatoriA sono giunti soltanto ora alla
pubblicazione del debut album intitolato Shadows.
La band composta da sei musicisti affonda le sue radici nel doom metal
strizzando l’occhio a gruppi seminali che hanno reso questo genere famoso, quali
Mercyful Fate, Candlemass, Paul Chain, Black Sabbath, Angel Witch.
Il loro stile include elementi
appartenenti all’heavy metal classico, al prog e al gothic, per cui siamo al
cospetto di un lavoro composito e per questo interessante nel suo insieme.
Per realizzare quest’opera gli ExpiatoriA
si sono avvalsi di special guests di primordine, quali Diego Banchero (ll Segno
del Comando), Edmondo Romano, Raffaella Càngero (La Janara), Lisa Peretto e
Freddy Delirio (Death SS).
Sei i brani proposti tutti realizzati
di recente, piuttosto versatili con testi in larga parte curati da David Krieg.
Un disco oscuro, ma estremamente affascinante perché non ridondante e prolisso.
La musica non risulta mai noiosa nel suo incedere, un particolare che spesso si
rileva nell’approcciare ai dischi doom.
La migliore traccia del lotto è la
strumentale The Asylum Of the Damned, dove la band, coadiuvata
dall’esperienza di Diego Banchero e dai fiati di Edmondo Romano, si esprime al meglio
delle sue potenzialità. Affascinanti anche i duetti Kreig/Càngero in Ombra
(Tenebra Pt.2) e Kreig/Peretto nell’open track e in Krieg (My Last Song).
Dategli un ascolto, non ve ne pentirete.
Il compleanno di Marcello Todaro
Compie gli anni oggi, 21 aprile, Marcello Todaro, chitarrista, produttore musicale, noto soprattutto per essere stato il chitarrista del Banco del Mutuo Soccorso, con cui ha inciso due "capolavori" del prog internazionale, il famoso "Salvadanaio" e "Darwin".
Dopo il tentativo di formare un "supergruppo" con Giorgio "Fico" Piazza, si dedica all'attività di fonico, con il BMS stesso (l'ultima volta che io l'ho visto dietro il mixer con il Banco, fu nel 1976 al teatro Olimpico con il tour di "Come in un ultima cena").
Diventa uno dei più apprezzati "tecnici del suono", lavora tra gli altri con Pino Daniele, Ennio Morricone, Enrico Ruggeri; è stato direttore di palco di varie edizioni del famoso festival "Umbria Jazz".
Vive da anni in California.
Happy Birthday Marcello!
Wazza
Una cosa sola: ci sarà sempre bisogno
di tutta la vostra intelligenza - di ognuno di voi, non scordatevelo mai [cit.
Francesco di Giacomo del Banco di Mutuo Soccorso]
Ci sarai sempre-Buon viaggio
capitano!
Wazza
Non a tutti gli artisti, non a tutti i gruppi è dato compiere 30 anni di attività. D'accordo: gli OAK sono composti in sostanza da Jerry Cutillo, sono quasi un suo nome d'arte, ma comunque sia il fatto che il suo progetto artistico abbia raggiunto il trentesimo anno di età è cosa notevole.
Per festeggiare questo evento
Jerry, cosa non da tutti, ha chiamato accanto a sé due grandissimi artisti,
musicisti, amici per accompagnarlo non solo nei suoi album ma anche in questo
concerto: stiamo parlando di David Jackson e Jonathan Noyce. Non
devo certo spiegare a chi legge chi sia Jackson, ex componente dei Van Der
Graaf Generator, e Noyce, ex componente dei Jethro Tull.
Il concerto si è tenuto al Caffè Letterario, locale di Roma lungo la via Ostiense, un posto forse abbastanza inusuale per certi tipi di sonorità, però molto accogliente e con un pubblico attento e interessato a quello che gli OAK avrebbero proposto.
La serata è stata introdotta prima dell'esibizione da due conduttori d'eccezione: Maurizio Baiata e Francesca Fabris, che hanno chiamato sul palco e fatto testimoniare diverse persone, giornalisti e altro del settore musicale, che sono vicini agli OAK e che conoscono bene Jerry. Sono venuti fuori, oltre agli apprezzamenti, i caratteri della loro musicalità, che riescono sempre a sorprendere per varietà e sonorità, che mescolano alla perfezione il genere straniero rock con le sonorità acustiche e mediterranee, tipiche della nostra cultura, per creare delle alchimie sorprendenti e molto godibili.
Dopo queste varie testimonianze,
visto che l'evento non era stato pensato per essere solo un concerto, ma una
serie di momenti celebrativi dei 30 anni degli OAK, sono stati mostrati diversi
video associati all'ultimo loro album: Lucid dreaming and the spectre of Nikola Tesla.
Infine, i musicisti sono saliti sul palco per offrire il meglio di sé e della produzione OAK di questi ultimi dieci anni, degli ultimi tre album: Giordano Bruno, Nine witches under a walnut tree e il succitato Nikola Tesla, da poco uscito e dedicato allo scienziato, detto scopritore del ventunesimo secolo per le sue idee modernissime e anche visionarie (ricordiamolo: uscito per Aereostella come il primo, mentre le streghe è stato un vinile auto prodotto).
Per dare corpo alle sonorità della serata, sul palco, oltre ai già citati Jackson ai fiati, Noyce al basso e naturalmente Cutillo a voce, flauto, chitarra e tastiere, sono saliti Dikajee alla voce in alcuni brani, Lucrezia Testa Iannilli al bodhran, Francesco De Renzi al piano, Salvatore Scorrano alla batteria.
I sette brani presentati sono
andati in ordine temporale, dall'album più vecchio al più recente, in
un'escalation musicale di un'ora circa che ha saputo lasciare il segno nel
ricordo dei presenti, e non solo per la bravura massima dei musicisti.
La partenza è subito di impatto,
con la solenne Campo dè fiori e La cena delle beffe, con la sua
aria incalzante che rimane in testa. David ha trovato piena espressione con i
suoi due sax in Diana/Morgana, il pezzo da lui preferito, e dove è anche
emersa la splendida vocalità dell'ospite Dikajee.
C'è stato poi il tempo di un
omaggio ad Allcock con la sua splendida Murfatlar, per non dimenticare
che anche lui ha collaborato con gli OAK.
Si è proseguito con lo strumentale
stregato Janet Boyman, per poi entrare nella più recente fatica di
Jerry, un album osannato dalla critica internazionale, per cui al banchetto
erano presenti magliette, Cd e vinili. Dall'evocativa The comet and the dreamer, dove le voci si intrecciano un una ballata che affascina, il
concerto si è chiuso con White wings, che prende corpo e chiude potente
e delicata col flauto di Cutillo.
Al termine erano tutti a dirsi: “Ma come, è già finito?”. Sì, quando si sta bene il tempo passa velocemente.
Il resto sono complimenti,
applausi a scena aperta e la consapevolezza di aver assistito a uno show
difficile da trovare per qualità e intensità.
Questo più che un concerto è stata
una summa della concezione musicale di Cutillo degli OAK, un riscoprire brani
significativi dai suoi ultimi tre lavori, ma nessun pezzo nei suoi album è di
secondo piano!
Alla fine dal banchetto è sparita
anche la bottiglia di aglianico marchiata OAK, e se chi vi scrive qui si
facesse un autoscatto vedreste la maglietta raffigurate la copertina di Tesla.
In un panorama che invero offre
poco al Progressive rock, posto che l'opera degli OAK è bella musica senza
stili, speriamo proprio di non dover arrivare al quarantesimo anniversario per
riavere Jerry sul palco. Chi lo sa, forse assieme a gruppi che han fatto la
storia del genere in Italia (e nel mondo!), forse in festival italiani un po'
più a nord, lo rivedremo, lo rivedremo...
Tracklist:
Campo
dè Fiori (Giordano Bruno)
La
cena delle beffe (Giordano Bruno)
Diana/Morgana (Giordano Bruno)
Murfatlar (Serving Suggestions - Maartin Allcock)
Janet Boyman (Nine witches under a walnut tree)
The Comet and the Dreamer (Lucid dreaming and the
spectre of Nikola Tesla)
White Wings (Lucid dreaming and the spectre of Nikola Tesla)
Max Polis
Autore del libro Storie di Prog Rinascimento.
Direttore artistico del GPI,
Giovedì Progressivo Italiano su ProgSky Radio http://www.progsky.com
ogni giovedì 22 ore dedicate esclusivamente al Prog Rock Italiano e Affini, dalle 6 del mattino fino a notte fonda.
Conduttore di Prog Rock Polis, trasmisisone in onda ogni giovedì dalle 18.00 alle 20.30 nell'ambito del Giovedì Progressivo Italiano di ProgSky.
Sito Prog Rock Polis http://www.rockpolis.net
Podcast disponibili su Mixcloud https://www.mixcloud.com/maxmurd
Articolo novembre 1980 - Circus
Magazine
Il 18 aprile 1981, causa attriti interni e l’insoddisfazione del pubblico durante il “Drama Tour" del 1980, gli Yes decisero di sciogliersi!
La band del momento era nata dall’incontro tra Howe-Squire-White con i due “Buggles” Trevor Horn e Geoff Downes, fresche pop star dopo il loro hit “Video killed…”
Nonostante un buon album e ottime vendite, le differenze tra le due “posizioni” sfociavano spesso in violente liti.
Chirs Squire e Alan White iniziarono una serie di prove con l’ex Zeppelin Jimmy Page, per un progetto chiamato XYZ, che non si materializzò. Chiamarono anche Robert Plant che rifiutò, affermando che non gli piaceva la “musica complicata”. Anni dopo, complice il ritorno di Jon Anderson, gli Yes si riformarono.
Di tutto un Pop…
Wazza
“Trevor e Geoff stavano provando nella sala accanto alla nostra. Bussarono alla porta dicendo che erano grandi fan degli Yes e che avevano scritto una canzone per noi. Iniziammo a suonarla insieme e dopo un paio di giorni avevano spostato tutta la loro strumentazione nella nostra sala: in pratica era nata la nuova line-up degli Yes” (Alan White).
“Quando ci incontrammo, Chris, Steve e Alan stavano cercando di registrare dei brani come trio ai Town House Studios di Londra. Era ovvio che avessero bisogno di un cantante e di un tastierista. Il nostro nuovo manager, Brian Lane, che era anche il manager degli Yes, ci chiese se ci andasse di comporre un pezzo appositamente per loro, dato che erano un po’ a corto di materiale. Così scrivemmo una nuova canzone, intitolata “We Can Fly From Here”, e registrammo un demo tutti insieme.
Dopo un po’ ci chiesero se volessimo entrare a far parte del gruppo. Ovviamente ci prendemmo un po’ di tempo per capire se la cosa potesse funzionare, giusto un paio di settimane. Tutto sommato valeva la pena di provarci, tanto nessuno aveva nulla da perdere. Alla fine, le cose sembrarono andare per il verso giusto, quindi decidemmo di rimanere” (Geoff Downes).
Drama (1980) risente positivamente
dell’influenza dei due nuovi arrivati, coniugando con grandissima intelligenza
pop e progressive attraverso composizioni molto elaborate ma più accessibili ed
arrangiamenti sempre pomposi ma adeguati al nuovo contesto musicale ed in grado
di aggiornare il datato sound dei dischi precedenti; l’album è caratterizzato
da una curiosa ma riuscitissima mescolanza di rock sinfonico e new wave – valga
per tutte Run through the light che rinvia addirittura ai Police (soprattutto
nel canto) in chiave prog.
Accolto con gran diffidenza dai fan, Drama
stupisce positivamente non solo il pubblico, ma anche la critica musicale che
pure non aveva risparmiato nulla di quanto prodotto dal gruppo negli anni
precedenti.
Trainato
dall’eccellente singolo Does it really happen? (raro esempio di successo commerciale
radiofonico di un pezzo prog, sia pur contaminato col pop di classe), l’album
contiene momenti entusiasmanti: l’iniziale Machine messiah
(caratterizzata da una sezione ritmica monolitica e potente e dagli eccellenti
solismi di Downes e Howe), Into the lens (il cui ritornello sarà ripreso
dai Buggles per il loro singolo I’m a camera) e la conclusiva Tempus fugit
(forse il brano più propriamente ancorato al progressive).
Nonostante gli ottimi riscontri di
vendite, la band si scioglie definitivamente al termine del tour di Drama,
per poi ricomporsi nuovamente nel 1983 – complice il ritorno di Anderson –
pubblicando 90125 (1983), album pop di enorme successo, ricordato soprattutto
per il monster-riff di Owner of a lonely heart. Ma questi sono altri
Yes.