domenica 30 aprile 2023

sabato 29 aprile 2023

Mobili Trignani – "PopArticolare", di Luca Paoli


Mobili Trignani – PopArticolare (Music Force, 2023)

Music Force

Di Luca Paoli


In questo periodo denso di eventi negativi … la guerra sotto casa, la pandemia, e l’incertezza sul futuro un po’ di leggerezza ci sta bene … canzoni pop ma di qualità ci fanno passare il tempo senza pensare a cosa sarà il futuro del nostro pianeta, concedendoci una tregua da tutto ciò che accade.

Tutto questo per introdurre il nuovo disco dei Mobili Trignani dal titolo che non lascia dubbi “PopArticolari”.

La band è formata da due amici di vecchia data, ovvero Nicola Modesti (batteria, voce e cori, basso, synth e chitarra) e Fabrizio Trignani (chitarre, voce e basso) nati e cresciuti ad Arsita (Te).

Ma facciamo un pò di storia.


Frequentano insieme la "casetta": luogo di ritrovo nel quale i giovani del paese trascorrono gran parte del tempo libero immersi nei giochi da tavola, guardando film, organizzando feste ispirati dai racconti dei loro genitori ('al tempo dei lenti ballati in soggiorno sotto l'occhio vigile degli adulti). In questo clima nasce la voglia di imparare a suonare uno strumento e così ha inizio tutto.

In principio furono le cover dei Red Hot Chili Peppers e la musica era uno svago.

Fabrizio inizia la carriera solista nel 2012.

Tramonti onirici, album di figuracce, bottiglie di vino ed incidenti di percorso, in chiave pop scanzonato, indipendente, minimale, spontaneo. Ispirato da catastrofi, non riesce comunque a scrivere canzoni tristi.

La sua indole pop deriva, probabilmente, dall'affetto che nutriva verso l'intero genere umano quando era ancora protetto dalle mura domestiche della sua “casetta”.

Nel 2016, insieme agli amici di una vita Edoardo e Nicola, forma i Mobili Trignani e con questo nuovo progetto, a bordo di una Multipla, nell'estate 2017 inaugurano il loro primo tour nazionale "In Consegna" dove portano in giro per l'Italia il primo album di Fabrizio "Diario di un Menestrello", mentre nell'estate 2018 replicano l'esperienza in duo (col bassista, ukulelista e "valigista" Nicola!), duplicando il numero di date e le preoccupazioni delle famiglie con il tour "Aperto anche la Domenica".

Nei primi mesi del 2019 lanciano una campagna di Crowdfunding per finanziare e realizzare il primo album di inediti a nome "Mobili Trignani" con l'etichetta indipendente Casetta Records, ed annunciano il terzo tour, "Isole in Saldo, Mobili in Tour", con un assetto musicale e stilistico tutto nuovo.

Nel folle 2020 si prodigano in remoto, a distanza (Trieste, Teramo, Arsita) nella produzione di video, contenuti social, concerti in streaming, progettano e realizzano un tour in Sardegna e in Abruzzo, oltre ad altri concerti con cantautori della scena indipendente italiana.

Il 2021 si apre con un nuovo singolo (inviato come biglietto di auguri di Natale), e la collaborazione con il Consorzio Musicale Abruzzese per la produzione di un singolo e un video musicale.

Esce nel 2022 il singolo Lei, in anticipazione del disco e del tour "PoParticolare" prodotto da Paul Braneagade”.


Ma veniamo al disco che, lo dico subito, è estremamente piacevole e scorre liscio come l’olio, lasciando quell’alone di positiva leggerezza che non guasta e affronta, in dimensione indie pop con pennellate di folk, i temi cari ai ragazzi di oggi e non solo.

Come scrivevo sopra i brani, mai banali, sia come testi che come musica, passano con scorrevolezza, e chi vi scrive ha apprezzato particolarmente “Lei” - canzone che mette in mostra oltretutto un gran lavoro al basso -, la seguente “Uateliliveche, in certi punti ricorda un certo De Andrè, la più movimentata “Giri A Vuoto” e la bella “Il Mio Talento”, anche questa forse frutto degli ascolti fatti dai ragazzi del cantautore genovese.


I testi e le musiche sono di Fabrizio Trignani eccetto per “Giri A Vuoto” di Nicola Modesti

Molto bravi sia a livello di testi che musicalmente, hanno confezionato un disco che sicuramente farà parlare di loro e che consiglio a tutti quanti di ascoltare.

 

Tracklist (cliccare sul titolo per ascoltare)

01. Sotto le stelle

02. Salasso

03. Babbo Natale

04. Lei

05. Uatelilive

06. Labora

07. Climax

08. Giri a vuoto

09. Lazzaro de Tormes

10. Il mio talento






giovedì 27 aprile 2023

BANCO: Raro articolo su Sounds nel dicembre del 1975


Sounds dicembre 1975 raro articolo del magazine inglese sul Banco del mutuo soccorso (grazie all'amico Leandro) con intervista a Francesco di Giacomo.

Wazza


domenica 23 aprile 2023

Racconti sottoBanco: "Seguendo le Tracce"



Racconti sottoBanco

23 aprile 1975, Teatro Verdi di Salerno

Il Banco del Mutuo Soccorso continua la "marcia trionfale" del tour che promuove l'album della Manticore, "Banco".
Dal vivo sempre inarrivabili, eseguono una perfetta simbiosi di virtuosismo e contenuti emotivi, rock, energia, improvvisazione. Una scaletta "particolare", dove fa capolino L'albero del pane, messa in cantina, troppo presto!!!
Una versione in inglese di RIP, 25 minuti di una memorabile Metamorfosi, con i duetti alle tastiere di Vittorio Nocenzi e il piano di Gianni Nocenzi, con tanto di assolo di batteria di Pierluigi Calderoni. All'epoca facevano grande uso anche dei fiati, la tromba e il corno di Rodolfo Maltese, spesso si intrecciavano con il clarino di Gianni Nocenzi.
La voce di Francesco avvolgeva come una coperta calda, con la sua carica espressiva e poetica.
Nel 2005 grazie alla Mara.Cash di Massimo Orlandini, questo spettacolare concerto viene pubblicato su CD, ripulito e mixato alla grande, con il titolo "Seguendo le Tracce" (proposto per intero a seguire).
Il libretto interno è corredato di alcune pagine tratte dal diario personale di Rodolfo Maltese, che aveva l'abitudine di annotare tutti gli spostamenti del gruppo e la vita che conducevano insieme.
Una grande opportunità di sentire dal vivo, il Banco nel suo periodo di grazia, il tassello mancante alla loro discografia.

WK


La band:

Renato d'Angelo: basso
Rodolfo Maltese: chitarre, tromba
Gianni Nocenzi: piano acustico ed elettrico, clarinetto
Francesco di Giacomo: voce
Pier Luigi Calderoni: batteria e percussioni
Vittorio Nocenzi: tastiere, organo Hammond, sintetizzatori

Titoli:

1) R.I.P (English Version)
2) L'albero del pane
3) La danza dei grandi rettili
4) Passaggio
5) Non mi rompete
6) Dopo... niente è più lo stesso
7) Traccia II
8) Metamorfosi
Total Time: 74:47

venerdì 21 aprile 2023

ExpiartoriA-"Shadows", commento di Fabio Rossi


Commento di Fabio Rossi

Artista: ExpiartoriA

Album: Shadows

Genere: Doom/Prog/Gothic Metal

Anno: 2022

Casa discografica: Black Widow Records/Diamond Prod.


Tracklist:

1.     When Darkness Fall
2. Ombra (Tenebra Pt.2)
3. The Wrong Side Of Love
4. Seven Chairs And A Portrait
5. The Asylum Of the Damned
6. Krieg (My Last Song)


Line Up

David Krieg (vocals), Massimo Malachina (Guitars), Edoardo Napoli (Guitars & Keyboards), G.B. Malachina (Bass), Fulvio “Flux” Parisi (keyboards), Massimo Messina (Drums), Stefano Caprilli (Drums on When Darkness Fall)

 

Formatisi nel 1987 a Genova, gli storici ExpiatoriA sono giunti soltanto ora alla pubblicazione del debut album intitolato Shadows. La band composta da sei musicisti affonda le sue radici nel doom metal strizzando l’occhio a gruppi seminali che hanno reso questo genere famoso, quali Mercyful Fate, Candlemass, Paul Chain, Black Sabbath, Angel Witch.

Il loro stile include elementi appartenenti all’heavy metal classico, al prog e al gothic, per cui siamo al cospetto di un lavoro composito e per questo interessante nel suo insieme.

Per realizzare quest’opera gli ExpiatoriA si sono avvalsi di special guests di primordine, quali Diego Banchero (ll Segno del Comando), Edmondo Romano, Raffaella Càngero (La Janara), Lisa Peretto e Freddy Delirio (Death SS).

Sei i brani proposti tutti realizzati di recente, piuttosto versatili con testi in larga parte curati da David Krieg. Un disco oscuro, ma estremamente affascinante perché non ridondante e prolisso. La musica non risulta mai noiosa nel suo incedere, un particolare che spesso si rileva nell’approcciare ai dischi doom.

La migliore traccia del lotto è la strumentale The Asylum Of the Damned, dove la band, coadiuvata dall’esperienza di Diego Banchero e dai fiati di Edmondo Romano, si esprime al meglio delle sue potenzialità. Affascinanti anche i duetti Kreig/Càngero in Ombra (Tenebra Pt.2) e Kreig/Peretto nell’open track e in Krieg (My Last Song).  

Dategli un ascolto, non ve ne pentirete.






Compie gli anni Marcello Todaro


Il compleanno di Marcello Todaro


Compie gli anni oggi, 21 aprile, Marcello Todaro, chitarrista, produttore musicale, noto soprattutto per essere stato il chitarrista del Banco del Mutuo Soccorso, con cui ha inciso due "capolavori" del prog internazionale, il famoso "Salvadanaio" e "Darwin". 

Dopo il tentativo di formare un "supergruppo" con Giorgio "Fico" Piazza, si dedica all'attività di fonico, con il BMS stesso (l'ultima volta che io l'ho visto dietro il mixer con il Banco, fu nel 1976 al teatro Olimpico con il tour di "Come in un ultima cena").

Diventa uno dei più apprezzati "tecnici del suono", lavora tra gli altri  con Pino Daniele, Ennio Morricone, Enrico Ruggeri; è stato direttore di palco di varie edizioni del famoso festival "Umbria Jazz".

Vive da anni in California.

Happy Birthday Marcello!

Wazza







Francesco Di Giacomo, come sempre, il giorno 21 ...


Una cosa sola: ci sarà sempre bisogno di tutta la vostra intelligenza - di ognuno di voi, non scordatevelo mai [cit. Francesco di Giacomo del Banco di Mutuo Soccorso]

 

Ci sarai sempre-Buon viaggio capitano!

Wazza




mercoledì 19 aprile 2023

Jerry Cutillo e gli O.A.K. al Caffè Letterario di Roma il 24 febbraio, di Max Polis

 


I 30 anni degli OAK

di Max Polis

Non a tutti gli artisti, non a tutti i gruppi è dato compiere 30 anni di attività. D'accordo: gli OAK sono composti in sostanza da Jerry Cutillo, sono quasi un suo nome d'arte, ma comunque sia il fatto che il suo progetto artistico abbia raggiunto il trentesimo anno di età è cosa notevole.

Per festeggiare questo evento Jerry, cosa non da tutti, ha chiamato accanto a sé due grandissimi artisti, musicisti, amici per accompagnarlo non solo nei suoi album ma anche in questo concerto: stiamo parlando di David Jackson e Jonathan Noyce. Non devo certo spiegare a chi legge chi sia Jackson, ex componente dei Van Der Graaf Generator, e Noyce, ex componente dei Jethro Tull.

Il concerto si è tenuto al Caffè Letterario, locale di Roma lungo la via Ostiense, un posto forse abbastanza inusuale per certi tipi di sonorità, però molto accogliente e con un pubblico attento e interessato a quello che gli OAK avrebbero proposto.

La serata è stata introdotta prima dell'esibizione da due conduttori d'eccezione: Maurizio Baiata e Francesca Fabris, che hanno chiamato sul palco e fatto testimoniare diverse persone, giornalisti e altro del settore musicale, che sono vicini agli OAK e che conoscono bene Jerry. Sono venuti fuori, oltre agli apprezzamenti, i caratteri della loro musicalità, che riescono sempre a sorprendere per varietà e sonorità, che mescolano alla perfezione il genere straniero rock con le sonorità acustiche e mediterranee, tipiche della nostra cultura, per creare delle alchimie sorprendenti e molto godibili.

Dopo queste varie testimonianze, visto che l'evento non era stato pensato per essere solo un concerto, ma una serie di momenti celebrativi dei 30 anni degli OAK, sono stati mostrati diversi video associati all'ultimo loro album: Lucid dreaming and the spectre of Nikola Tesla.

Infine, i musicisti sono saliti sul palco per offrire il meglio di sé e della produzione OAK di questi ultimi dieci anni, degli ultimi tre album: Giordano Bruno, Nine witches under a walnut tree e il succitato Nikola Tesla, da poco uscito e dedicato allo scienziato, detto scopritore del ventunesimo secolo per le sue idee modernissime e anche visionarie (ricordiamolo: uscito per Aereostella come il primo, mentre le streghe è stato un vinile auto prodotto).

Per dare corpo alle sonorità della serata, sul palco, oltre ai già citati Jackson ai fiati, Noyce al basso e naturalmente Cutillo a voce, flauto, chitarra e tastiere, sono saliti Dikajee alla voce in alcuni brani, Lucrezia Testa Iannilli al bodhran, Francesco De Renzi al piano, Salvatore Scorrano alla batteria.

I sette brani presentati sono andati in ordine temporale, dall'album più vecchio al più recente, in un'escalation musicale di un'ora circa che ha saputo lasciare il segno nel ricordo dei presenti, e non solo per la bravura massima dei musicisti.

La partenza è subito di impatto, con la solenne Campo dè fiori e La cena delle beffe, con la sua aria incalzante che rimane in testa. David ha trovato piena espressione con i suoi due sax in Diana/Morgana, il pezzo da lui preferito, e dove è anche emersa la splendida vocalità dell'ospite Dikajee.

C'è stato poi il tempo di un omaggio ad Allcock con la sua splendida Murfatlar, per non dimenticare che anche lui ha collaborato con gli OAK.

Si è proseguito con lo strumentale stregato Janet Boyman, per poi entrare nella più recente fatica di Jerry, un album osannato dalla critica internazionale, per cui al banchetto erano presenti magliette, Cd e vinili. Dall'evocativa The comet and the dreamer, dove le voci si intrecciano un una ballata che affascina, il concerto si è chiuso con White wings, che prende corpo e chiude potente e delicata col flauto di Cutillo.

Al termine erano tutti a dirsi: “Ma come, è già finito?”. Sì, quando si sta bene il tempo passa velocemente.

Il resto sono complimenti, applausi a scena aperta e la consapevolezza di aver assistito a uno show difficile da trovare per qualità e intensità.

Questo più che un concerto è stata una summa della concezione musicale di Cutillo degli OAK, un riscoprire brani significativi dai suoi ultimi tre lavori, ma nessun pezzo nei suoi album è di secondo piano!

Alla fine dal banchetto è sparita anche la bottiglia di aglianico marchiata OAK, e se chi vi scrive qui si facesse un autoscatto vedreste la maglietta raffigurate la copertina di Tesla.

In un panorama che invero offre poco al Progressive rock, posto che l'opera degli OAK è bella musica senza stili, speriamo proprio di non dover arrivare al quarantesimo anniversario per riavere Jerry sul palco. Chi lo sa, forse assieme a gruppi che han fatto la storia del genere in Italia (e nel mondo!), forse in festival italiani un po' più a nord, lo rivedremo, lo rivedremo...

 

Tracklist:

Campo dè Fiori (Giordano Bruno)

La cena delle beffe (Giordano Bruno)

Diana/Morgana (Giordano Bruno)

Murfatlar (Serving Suggestions - Maartin Allcock)

Janet Boyman (Nine witches under a walnut tree)

The Comet and the Dreamer (Lucid dreaming and the spectre of Nikola Tesla)

White Wings (Lucid dreaming and the spectre of Nikola Tesla)


Max Polis 

Autore del libro Storie di Prog Rinascimento. 

Direttore artistico del GPI, Giovedì Progressivo Italiano su ProgSky Radio http://www.progsky.com

 ogni giovedì 22 ore dedicate esclusivamente al Prog Rock Italiano e Affini, dalle 6 del mattino fino a notte fonda. 

Conduttore di Prog Rock Polis, trasmisisone in onda ogni giovedì dalle 18.00 alle 20.30 nell'ambito del Giovedì Progressivo Italiano di ProgSky. 

Sito Prog Rock Polis http://www.rockpolis.net 

Podcast disponibili su Mixcloud https://www.mixcloud.com/maxmurd

 


martedì 18 aprile 2023

Gli YES nell'aprile del 1981

Articolo novembre 1980 - Circus Magazine


Il 18 aprile 1981, causa attriti interni e l’insoddisfazione del pubblico durante il “Drama Tour" del 1980, gli Yes decisero di sciogliersi!

La band del momento era nata dall’incontro tra Howe-Squire-White con i due “Buggles” Trevor Horn e Geoff Downes, fresche pop star dopo il loro hit “Video killed…”

Nonostante un buon album e ottime vendite, le differenze tra le due “posizioni” sfociavano spesso in violente liti.

Chirs Squire e Alan White iniziarono una serie di prove con l’ex Zeppelin Jimmy Page, per un progetto chiamato XYZ, che non si materializzò. Chiamarono anche Robert Plant che rifiutò, affermando che non gli piaceva la “musica complicata”. Anni dopo, complice il ritorno di Jon Anderson, gli Yes si riformarono.

Di tutto un Pop…

Wazza

Trevor e Geoff stavano provando nella sala accanto alla nostra. Bussarono alla porta dicendo che erano grandi fan degli Yes e che avevano scritto una canzone per noi. Iniziammo a suonarla insieme e dopo un paio di giorni avevano spostato tutta la loro strumentazione nella nostra sala: in pratica era nata la nuova line-up degli Yes” (Alan White).

Quando ci incontrammo, Chris, Steve e Alan stavano cercando di registrare dei brani come trio ai Town House Studios di Londra. Era ovvio che avessero bisogno di un cantante e di un tastierista. Il nostro nuovo manager, Brian Lane, che era anche il manager degli Yes, ci chiese se ci andasse di comporre un pezzo appositamente per loro, dato che erano un po’ a corto di materiale. Così scrivemmo una nuova canzone, intitolata “We Can Fly From Here”, e registrammo un demo tutti insieme.

Dopo un po’ ci chiesero se volessimo entrare a far parte del gruppo. Ovviamente ci prendemmo un po’ di tempo per capire se la cosa potesse funzionare, giusto un paio di settimane. Tutto sommato valeva la pena di provarci, tanto nessuno aveva nulla da perdere. Alla fine, le cose sembrarono andare per il verso giusto, quindi decidemmo di rimanere” (Geoff Downes).

Drama (1980) risente positivamente dell’influenza dei due nuovi arrivati, coniugando con grandissima intelligenza pop e progressive attraverso composizioni molto elaborate ma più accessibili ed arrangiamenti sempre pomposi ma adeguati al nuovo contesto musicale ed in grado di aggiornare il datato sound dei dischi precedenti; l’album è caratterizzato da una curiosa ma riuscitissima mescolanza di rock sinfonico e new wave – valga per tutte Run through the light che rinvia addirittura ai Police (soprattutto nel canto) in chiave prog. 


Accolto con gran diffidenza dai fan, Drama stupisce positivamente non solo il pubblico, ma anche la critica musicale che pure non aveva risparmiato nulla di quanto prodotto dal gruppo negli anni precedenti. 


Trainato dall’eccellente singolo Does it really happen? (raro esempio di successo commerciale radiofonico di un pezzo prog, sia pur contaminato col pop di classe), l’album contiene momenti entusiasmanti: l’iniziale Machine messiah (caratterizzata da una sezione ritmica monolitica e potente e dagli eccellenti solismi di Downes e Howe), Into the lens (il cui ritornello sarà ripreso dai Buggles per il loro singolo I’m a camera) e la conclusiva Tempus fugit (forse il brano più propriamente ancorato al progressive).

Nonostante gli ottimi riscontri di vendite, la band si scioglie definitivamente al termine del tour di Drama, per poi ricomporsi nuovamente nel 1983 – complice il ritorno di Anderson – pubblicando 90125 (1983), album pop di enorme successo, ricordato soprattutto per il monster-riff di Owner of a lonely heart. Ma questi sono altri Yes.




Racconti sottoBanco: aprile del 1975 denso di impegni per il BMS...


Racconti sottoBanco

Aprile 1975, mese pieno di attività per il Banco del Mutuo Soccorso.
Nuovo disco per la Manticore, concerto di presentazione al Teatro Malibran, Tour e copertine dedicate alla band sulle maggiori riviste italiane, Ciao 2001, Super Sound e Articolo sulla rivista spagnola "Popular 1" proprio sulla visita di Emerson al Banco al concerto di Venezia.

Per non dimenticare…
Wazza

Popular 1 - Banco del Mutuo Soccorso Teatro Malibran di Venezia


(Marco Ferranti da “Ciao 2001” n.14, 13 aprile 1975 )

«Il buio della scena mosso da poche ombre: Renato immobile al basso, Rodolfo chinato sull’acustica, la presenza di Pierluigi intuita dietro i tamburi, le prime note dall’oboe di Gianni… “in volo”… e una luce improvvisa e accecante avvolge un palchetto da dove Vittorio incomincia a narrare, poi, il lampo è nel palco di fronte e risponde l’ippogrifo, voce, teatralità, gestualità superbe di Francesco Di Giacomo… […] con questo prologo di grande effetto scenico, il Banco è riuscito a penetrare nello spirito giusto dell’ambiente, quasi la sua musica, carica di accenti drammatici, di radure melodiche in un continuo fluire dinamico, fosse parte di questo scenario, la fantastica colonna sonora che accompagna la vita […] Il concerto con cui la Manticore, di cui era presente il boss Keith Emerson, ha presentato questo suo nuovo gruppo alla stampa internazionale, è stato caratterizzato da una musica ad altissimo livello: le paure, gli sforzi, i brividi e le fatiche della vigilia hanno stimolato il sestetto nella dimensione più giusta, allontanandolo da ogni situazione “ruffiana” dello spettacolo […] Così da una “R.I.P.” sostenuta dalla ritmica serrata del synth e con la chitarra di Rodolfo spesso in bella evidenza, siamo passati a “L’Albero del Pane”, un brano inedito che ancora una volta ha mostrato nelle linee melodiche di Francesco una delle armi più efficaci della formazione. Quindi, accolta da applausi a scena aperta e dal visibile entusiasmo dei giornalisti stranieri, “La Danza dei Grandi Rettili”, autentica palestra di improvvisazioni e jazzismi per i cinque strumentisti, dal basso di Renato ad un’inedita tromba per Rodolfo. A ruota segue “Non Mi Rompete” cantata in inglese […] Una lunga improvvisazione di pianoforte che Gianni Nocenzi conduce in “Metamorphosis” con tecnicità incredibilmente espressiva e sintetica, ben usufruendo delle possibilità sonore di un equalizzatore, inframezzato dagli spunti felici di Pierluigi […] Queste tematiche espressive, abbinate ad una musicalità graffiante e originale, hanno trovato nel concerto veneziano nuova linfa in un collage di suoni concreti di synth e di passaggi strumentali tratti da “Passaggio” e “Canto Nomade per un Prigioniero Politico” […] Ritorno alla musicalità pura con “Dopo… Niente è Più Lo Stesso” dal gran finale barocco, splendida e meravigliosa orchestrazione di Vittorio, vero perno della formazione. E sull’onda dell’entusiasmo generale, capace di contagiare anche i giornalisti stranieri, alcuni dei quali stanno urlando sotto il palco, arriva un’ondata di bis: “La Conquista della Posizione Eretta”, vero manifesto del gruppo con Rodolfo al corno e il moog di Vittorio in primo piano, e “750.000 Anni fa… l’Amore” stupendamente vibrante […] Poi un altro lungo bis di impronta jazzistica e nuovamente “R.I.P.”; il pubblico che invoca il quarto bis dopo tre ore di musica, felicità, il sorriso sul volto stanco di Marcello, degno engineer del concerto, e di chi, come lui, ha contribuito in maniera fondamentale allo svolgimento perfetto dello spettacolo».


Keith Emerson: «Premesso che il successo della PFM mi inorgoglisce, devo dire che la scelta del Banco non è affatto subordinata alla presenza di un altro gruppo italiano nell’etichetta. Quando feci la prima tournèe italiana con EL&P, Francesco Sanavio mi portò una copia dell’album “DARWIN” uscito proprio in quei giorni; mi piacque subito moltissimo e mi interessai subito al gruppo… ma allora non si parlava ancora della Manticore. Se poi il Banco non è entrato subito a far parte della nostra casa discografica questo è dovuto esclusivamente ai componenti della formazione e al loro manager che hanno preferito approfondire maggiormente il discorso italiano prima di lanciarsi nell’avventura “estera” […] Nelle loro composizioni non c’è frammentarietà, ma un discorso continuo, che si evolve, come una sinfonia, tanto per intenderci. Se tu fai il tuo ingresso nella sala dove suona un gruppo qualsiasi e questi hanno già iniziato, non comprendi mai a che punto sono, se sono alle prime note o al bis. Con il Banco questo non succede, non può succedere; dovrebbe essere proibito entrare a spettacolo iniziato, come per certi film gialli, tanto è fondamentale ogni parte della loro musica».

Popular 1 -Rodolfo Maltese e Vittorio Nocenzi; Teatro Malibran, Venezia  

 Popular 1 - Gianni Nocenzi; Teatro Malibran, Venezia

 Copertina Popular 1

 Popular 1 -Keith Emerson e Francesco Di Giacomo all'Hotel Danieli di Venezia


Nuovo sound 5 aprile 1975