mercoledì 10 settembre 2014

Joe Patti's Experimental Group, ovvero Franco Battiato e Pino “Pinaxa” Pischetola, di Francesco Pullè


Nuovo ciclo di vite per il Maestro catanese.

La recente scomparsa del vate Sgalambro e la felice sintesi di Apriti Sesamo chiudono una fase e segnano il momentaneo accantonamento della forma canzone sia nella sua declinazione art pop scolpita nella storia della musica italiana dalla storica collaborazione con Giusto Pio ad oggi, sia nel classicismo liederistico delle antologie Fleurs.
Ecco allora il recupero dell’elettronica pionieristica e primitiva degli esordi di Fetus e Pollution, rivisitata con la maturità di oggi in questo nuovo progetto sotto moniker Joe Patti's Experimental Group.
Coautore di lusso è Pino “Pinaxa” Pischetola, classe 1964, suo storico ingegnere del suono con alle spalle un curriculum che lo vede debuttare negli studi dei fratelli La Bionda per arrivare alle attuali produzioni mainstream (Celentano, Ligabue, Giorgia, Renga), passando da dischi leggendari, come le session italiane del moloch technopop a firma Depeche Mode Violator. 
L’apparizione modenese del 6 Settembre ha visto sul palco della Festa Democratica di Ponte Alto i due artisti coadiuvati dal fido Carlo Guaitoli in un set di elettronica cameristica raffinatissima per un inconsueto combo di desktop, pianoforte e sintetizzatori.


Ad una prima parte che presentava la nuova inedita produzione tra echi di Klaus Schulze e Manuel Göttsching, suggestioni progressive e krautrock, ritmiche dub  e fonemi orientali, rumorismi glitchy e slanci lirici bellini ani, con epifanie fantasmatiche da Gesang der Jünglinge,  ha fatto seguito una ispiratissima carrellata di classici del passato, quali L'ombra della luce, Il mantello e la spiga, Il re del mondo, Secondo imbrunire, L’oceano di silenzio, Niente è come sembra e Stati di gioia.
A suggellare questo straordinario recital una ineccepibile sequenza di encore composta da No time no space, Lode all'inviolato, l’inevitabile anthem tardoromantico La cura e Voglio vederti danzare.
Chiusura sulla caustica invettiva di Inneres Auge, la delicatezza di E ti vengo a cercare e la cavalcata ipnagogica di Propiedad prohibida che ostenta i suoi 40 anni con grazia soprannaturale.
Come d’abitudine straordinaria l’alchimia sonora tra suggestioni da modernariato analogico e campionamenti di software futuribili ed impeccabile la performance vocale del Maestro che sembra controllare con la stessa sapienza la sua ugola e gli oscillatori del suo imperituro VCS 3 accomunati in una mistica trance da respirazione olotropica quasi fossero lo stesso strumento.
Non un semplice concerto quindi, ma un viaggio astrale sonoro tra il più glorioso passato e le magnifiche sorti e progressive del nostro più ispirato musicista contemporaneo.
Senza dubbio il miglior Franco Battiato degli ultimi vent’anni.



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