giovedì 2 aprile 2015

KALI – La libido del lunedì, di Paolo Rigotto


KALI – La libido del lunedì – NML
di Paolo Rigotto

L'omonima dea presta il proprio nome a questo progetto musicale attivo (per stessa ammissione del comunicato stampa) da “più di 365 giorni”. Questo è un elemento importante, considerando che i quattro componenti della band (Federica Follino alla voce, Fabio Pastore alle chitarre, Luca Sacco al basso e Max Ferraro alla batteria) mettono in questa “Libido del lunedì” un più che adeguato livello tecnico, indice di una certa dimestichezza con il mondo della produzione discografica. Meno convincente, a mio giudizio, è l'aspetto artistico.



I Kali hanno evidentemente ruoli chiari che ognuno di loro espleta indubbiamente al meglio (la bella voce di Federica ad esempio) e qualcosa dal punto di vista lirico si intravvede.
Ma stilisticamente, almeno al momento, la band pare faticare nel prendere strade più coraggiose del genere “Prozac + ” fine anni '90, vale a dire quello che si può definire protopunk  italiano post CCCP.
Nulla da eccepire circa l'adeguatezza dei quattro ragazzi che musicalmente fanno quello che devono fare molto meglio di quanto si potrebbe pretendere da un'autoproduzione.
Sezioni ritmiche precise, sonorità in generale al livello di molte produzioni mainstream contemporanee ed un timbro vocale originale sono i punti a loro favore.
L'aspetto dolente dell'intero lavoro è a mio giudizio la mancanza di una reale orecchiabilità dei testi e delle canzoni in generale  che, sebbene risultino tutt'altro che banali, superficiali o ruffiane, nell'ambito pop-rock, che è quello che ci compete, la mancanza di melodie e refrain alla portata dell'orecchio rafiofonico è certamente una lacuna con la quale fare i conti.
Tra tutte le canzoni spiccano a mio giudizio “Mantra” e “Marlene”, rock contaminati il giusto e musicalmente ben strutturati, peccato che anche in questi pezzi come negli altri risulti difficile lasciarsi sedurre da testi forse troppo “obliqui” per emozionare davvero.
Sputnik 2”, con riferimento non solo nel titolo alla missione spaziale che portò la cagnetta Laika nel vuoto cosmico, contiene frammenti  della “Cantada sarda campidanesa”, tradizionale poesia
del campidano, con un risultato timbricamente interessante ma forse un tantino “forzato”  rispetto alle intenzioni del pezzo e ai suoi iniziali contenuti (sardi su Marte?).
In sintesi, i Kali sono bravi musicisti con una brava cantante, ma potrebbero osare di più dal punto di vista musicale, e forse “di meno” dal punto di vista lirico.
Aspettiamo evoluzioni.



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