giovedì 30 giugno 2016

Gianni Nocenzi intervistato da Panorama


Mini intervista a Gianni Nocenzi in occasione della presentazione del cd "Miniature" , tenutosi a Milano il 29 giugno


Si era reso noto al pubblico con Il Banco del Mutuo Soccorso, da lui fondato con il fratello e una delle migliori espressioni del prog italiano, per poi abbracciare sperimentazioni nell'elettronica e approdare, infine, a un lavoro per pianoforte acustico con Miniature, il disco appena pubblicato. È Gianni Nocenzi, musicista straordinario, che il 29 giugno si esibirà al Mondadori Megastore di piazza Duomo a Milano, dopo moltissimi anni di assenza dalle scene (e anche dalla discografia). Torna con un lavoro che è esso stesso un ritorno: al pianoforte, il suo strumento per elezione, al pubblico e alle sue radici più intime. Perché Miniature ha il sapore di una terza (o quarta?) vita musicale...
"Mi dispiace deluderla, ma io penso che uno scriva sempre la stessa canzone. Cambia il mezzo e questo può condizionare molto l'ascolto che è e deve essere soggettivo, ma quando ascolti un brano trovi sempre le parole tipiche di quell'autore. In senso linguistico: Picasso è Picasso, che si parli del periodo blu o della sua ultima fase creativa. Perché c'è sempre un filo rosso che collega le nostre diverse esperienze: noi siamo quello che mangiamo (e non in senso gastronomico). Il pianoforte è il mio strumento, è la mia coperta di Linus. Anche se non avevo mai pensato a un disco simile".
Un lavoro più introspettivo degli altri?
"Sì, il piano è la mia cartina di tornasole per sapere cosa mi sta succedendo dentro. E da vicino. Ecco perché il titolo è Miniature. Ho pensato proprio ai codici miniati, dove una sola lettera prende magari mezza pagina e quando ti avvicini ti accorgi che è ricchissima di florilegi e dettagli. Ecco, in questo disco è racchiuso un mondo di piccole e grandi articolazioni. Perché il pianoforte è bianco e nero, ma regala infinitamente di più delle 50 sfumature di grigio!".
La scelta di registrare i brani con un microfono posizionato sopra la sua testa, rende l'ascolto un'esperienza immersiva nel suo punto di vista. Dunque qualcosa di ancora più intimo.
"Ritengo che il timbro sia una parte costitutiva della melodia. Timbri diversi suscitano reazioni diverse, cioè se suono il flauto o il fagotto vado a toccare corde diverse nell'ascoltatore, perché la musica è il suono. Cioè, il suono è la sua materia prima, ma è impalpabile. Ora prendiamo il Mosè di Michelangelo. Una scultura meravigliosa, se fosse fatta in legno avrebbe la stessa forma, ma è proprio il marmo bianco di Carrara a rendere il Mosè quello che è. Tanto che Michelangelo vedeva l'opera nel blocco di marmo e il suo lavoro consisteva nel liberarla dalla pietra. La stessa sintesi sottrattiva si ha in musica, a un livello ancora più estremo, perché in questo caso il marmo non esiste e tutto è affidato alla ricerca del timbro. Ecco perché volevo che l'ascoltatore stesse sul panchetto del pianoforte con me".
La scelta di realizzare un disco in acustico dopo le sue esperienze passate nell'elettronica è una presa di posizione precisa rispetto alle produzioni attuali?
"Non ci ho pensato. Forse è un elemento rivoluzionario perché torno al mio punto di partenza. Però il mio percorso è da sempre guidato da una sola cosa: fare quello che mi piace. E basta. Così ho lasciato il Banco per dedicarmi a una mia ricerca, poi ho prodotto due dischi per raccontare cosa avevo capito del ruolo della tecnologia nella ricerca del timbro e ora sono giunto al piano solo. Non so come potrebbe essere un eventuale prossimo lavoro, magari ancora totalmente diverso".
Miniature è un disco interamente strumentale. Perché?
"Alla fine sono canzoni, il 90% del disco è cantabile dal punto di vista armonico e c'è la melodia. Non ho pensato ai testi, forse perché al piano facevo riflessioni molto personali. C'è il tema del ritorno, declinato in vari modi: il ritorno di mio fratello dalla malattia (Vittorio Nocenzi, co-fondatore de Il Banco del Mutuo Soccorso, ndr), il mio al pianoforte e il mio alla vita (dopo un grave problema personale) nel brano Ritorni; in Engelhart parlo di quelli che come me sanno essere simultaneamente molto dolci e capaci di arrabbiature feroci e Farfalleparte dalla mia passione per il loro volo, mai lineare. La farfalla vola da sola e poi scende a patti con la squadra, grazie a quell'intelligenza interna così affascinante...".
Sono piccole sceneggiature?
"In effetti ho usato questa tecnica. Per esempio in Soft Songs (uscito nel 1993, ndr) volevo che fossero gli interpreti a scrivere le parole delle canzoni perché sentissero veramente quel che cantavano, nel rispetto della mia musica. Però mi ero dimenticato del fatto che pochissimi cantanti sono anche autori. Così ho scritto delle sceneggiature per ogni brano e poi a più mani abbiamo composto le canzoni. In Miniature, sì, ci sono dei temi che ho seguito. Ero tentato di non mettere i titoli, ma solo Parte I, II.., poi ho scelto di distinguere i diversi brani, ma il titolo è una sorta di dedica. La musica non ha bisogno che un altro linguaggio la descriva e l'ascolto deve essere libero e soggettivo".

(Micol De Pas - Panorama)

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