martedì 16 aprile 2024

METRONIMIA – CALEIDOSCOPIO ASTRALE, di Evandro Piantelli


METRONIMIA – CALEIDOSCOPIO ASTRALE

 (KEYRECORDS, 2024)

Di Evandro Piantelli

 

Quando mi capita tra le mani il disco d’esordio di un giovane gruppo italiano sono sempre un po’ in difficoltà perché (e non credo di essere l’unico) vorrei subito inquadrarlo in un “genere” musicale ben definito. È il risultato di tanti anni di ascolti, di letture, di presentazioni di dischi e di conversazioni con amici e appassionati di musica. In realtà mi rendo conto che tentare a tutti i costi di catalogare un artista può risultare un errore e portarci fuori strada, come è dimostrato da “Caleidoscopio astrale”, primo album del gruppo piemontese Metronimia, uscito l’8 marzo scorso.

In realtà il gruppo si è costituito nel 2018 ed ha già pubblicato un EP, ma in questi ultimi anni la band ha subito diversi cambiamenti di formazione, fino ad arrivare alla lineup attuale: Lorenzo Armando (batteria), Filippo Avena (chitarra, sax), Davide Bagnis (basso) e Elisa Marchiaro (tastiere e voce).

I brani dell’album sono caratterizzati da un suono privo di fronzoli e da testi molto interessanti, che contengono importanti riflessioni sull’uomo e sulla società.

Prendiamo ad esempio il pezzo con cui si apre il disco e cioè “Carretto” (dove troviamo una chitarra “acida” ed un organo che mi ricorda un po’ Ray Manzarek), metafora dell’uomo che corre per raggiungere qualcosa che non sa neppure bene lui cosa sia. Oppure “Pendolo”, una ballad sull’impietoso trascorrere del tempo. O ancora “Menzogne”, col suo inizio quasi sudamericano che sfocia in un graffiante hard rock, dove nel testo si racconta della maschera pirandelliana che caratterizza l’essere umano, condannato a vivere una vita di bugie. Anche “Non ci sto”, che chiude il disco, è un pezzo molto interessante (c’è un bel riff di chitarra che mi riporta addirittura ai Devo), dove si narra della (triste) storia di un giovane musicista che vede soffocati (dal maestro di musica e dal produttore) i suoi sforzi per produrre la musica che piace a lui e che, piuttosto di farsi piegare, sceglie di percorrere una strada diversa, continuando a suonare, magari per pochi, ma almeno ciò che gli piace.

Caleidoscopio astrale” mi sembra un promettente inizio per questo gruppo. I suoni sono decisi e graffianti, la voce di Elisa è notevole e personale ed ogni brano rappresenta un piccolo racconto sul mondo che conosciamo e su temi sui quali a volte non riflettiamo abbastanza. E non fa niente se non riesco a catalogarli in un genere preciso (ecco, ci sono cascato di nuovo).

Per conoscere la loro storia e ascoltare l'album cliccare sul link a seguire...


https://mat2020.blogspot.com/2024/04/un-po-di-storia-e-musica-dei-metronimia.html




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