Compie gli anni oggi, 2 ottobre,
Mike Rutherford, membro fondatore dei
Genesis.
Inizialmente bassista, poi dopo la
dipartita di Steve Hackett, si trasformò in chitarrista.
Oltre alla lunga carriera con i
Genesis ha registrato due album solisti, e nel 1985 fonda il gruppo “Mike+ The
Mechanics” con il cantante Paul Carrack.
sublimazióne s. f. [dal lat. tardo e
mediev. sublimatio
-onis]. – 1.
a. L’azione, il fatto di sublimare, di rendere o di essere
reso sublime: s. di un
affetto, di
un sentimento; ne’
pubblici infortuni ... si
vede sempre un aumento, una
s. di virtù (Manzoni); tendere
alla s. spirituale per mezzo dell’ascetismo e della contemplazione. b. In
psicanalisi, termine introdotto da S. Freud (ted. Sublimierung) per indicare
la trasformazione di impulsi istintuali primitivi, soprattutto sessuali, a
livelli superiori e socialmente accettabili, e comunque di carattere non
sessuale, come processo prevalentemente inconscio operante nella produzione
artistica e creativa e nella sfera religiosa; v. anche neutralizzazione (nel sign. 8). 2. In fisica e
chimica, fenomeno consistente nel passaggio di una sostanza dallo stato solido
allo stato aeriforme direttamente, senza passare per lo stato liquido (il
fenomeno inverso prende il nome di brinamento,
sebbene nell’uso corrente si usi spesso, anche per questo, il termine sublimazione); calore di s., la quantità
di calore che occorre somministrare a un grammo di sostanza per ottenerne la
sublimazione; tensione
di s., la tensione di vapore della sostanza allo stato solido:
generalmente bassa a temperatura ordinaria (meno che per alcune sostanze come
lo iodio, la canfora, l’antracene, ecc., che perciò sublimano facilmente),
cresce con la temperatura stessa (fonte: Treccani).
Questi i
significati ufficiali del termine Sublimazione, scelto da Il Segno Del
Comando come titolo del suo disco dal vivo, appena pubblicato, che corona i
suoi trent’anni di attività. Prodotto insieme a Nadir Music, è una summa del
percorso artistico che ha portato questa band a diventare il cardine del
movimento dark prog. I brani in esso
contenuti, che ripercorrono la loro carriera dandogli ulteriore lustro
attraverso reinterpretazioni da manuale, sono stati registrati il 31/01/2025 a
Pesaro presso lo spazio Webo, nell’ambito dell’evento “Gala delle Nobili
Sinfonie”, nel quale il gruppo ha condiviso il palco con il Balletto di Bronzo
e Mad House. Le bonus tracks sono state registrate il 30/10/2022 durante
un’esibizione al T-Blok (Olanda). Sensi e contenuti ufficiosi, invece, questo
nuovo capitolo della saga ISDC ne contiene tanti altri: purificazione,
crescita, evoluzione, metamorfosi, intensità, energia, interscambio,
condivisione, trasformazione, passione, esperienza, dinamismo, profondità.
Di fatto “Sublimazione - live” è un alto rito
collettivo, come d’altronde ogni altro concerto de Il Segno Del Comando sa
essere, dove viene abbattuta realmente (e senza retorica) la distanza tra
musicisti e pubblico, creando un’unica entità capace di incanalare forza,
volitività, rinnovamento dello spirito. Parteciparvi è darsi e aprirsi, siccome
quel che si riceverà sarà tanto e prezioso.
Il
Domenicano Bianco (dall’album che porta lo stesso titolo) dà il via alla cerimonia,
e la carica è massima fin da subito. Dinamismo e fantasia dominano la scena, in
cui svetta la matura ugola d’acciaio di Morello con la sua carica drammatica
che rendono appieno l’atmosfera del brano. La granitica sezione ritmica gira a
mille, col basso di Banchero protagonista indiscusso del suono. Sulla Via della Veglia (da “L’Incanto
Dello Zero”) è qui maggiormente corposa rispetto alla versione su album, con la
band coesa come mai prima d’ora. Grandissima potenza, infinita poesia si
abbracciano nel donarsi incondizionatamente come fossero ardenti amanti. Le
pause di questa traccia rendono le ripartenze ancor più decise e teatrali. Nel Labirinto Spirituale (anch’essa da
“L’Incanto Dello Zero”) pone l’ascoltatore nei meandri più rarefatti del
repertorio dei nostri, in cui trepidazione e inquietudine rafforzano la parte
psichica. Il testo della canzone è, come noto, un gioiello e l’interpretazione
qui fornita da Morello è delicata e parecchio sentita, esaltandone gli accenti.
Eterea e limpida, giunge a compimento (anche) grazie alla penetrante melodia
dell’assolo di chitarra. La Bianca Strada
(da “Il Domenicano Bianco”) è suggestione infinita, in cui le tematiche dark
prog risplendono al loro massimo. Il lavoro presentato dalle tastiere è una
manna, in cui sembra di tuffarsi in un mare di espressività armonica,
proseguito successivamente dai sinuosi intrecci chitarristici che elevano la
traccia al proprio apice. La Taverna dell’Angelo
(da “Il Segno Del Comando”) è uno dei cavalli di battaglia del gruppo e qui
viene ripresentata con nuovissimi abiti in cui le tinte oscure hanno il
sopravvento. Profuma di contemporaneità, pur nella sua veste di evergreen, in
cui i famosi contrasti fra potenza e introspezione sono attivamente aumentati
dalla partecipazione emotiva dei musicisti che emerge con empatia.
Straordinaria. Il Segno Del Comando
(dall’album omonimo), simbolo e marchio indelebile, è una cavalcata che dal
vivo sfiora i quindici minuti, ma che travalica il tempo in ogni sua forma e
dimensione. Brividi immediati a ogni suo ascolto, per tanti e vari motivi, è di
fatto un’invocazione da un’altra dimensione che arriva fino a noi. Il pathos
che viene prodotto da questa versione è uno zenith, un vortice sonoro che
abbraccia e travolge, grazie al lavoro collettivo dei vari: chitarre al
fulmicotone sia in fase ritmica che in quella dedicata agli assoli, immense tastiere
infuocate, basso e batteria che creano mondi sonori differenti ad ogni
passaggio, ritmi che cambiano repentinamente, una voce significativa che non
ripete ma dona nuova vita al pezzo. Gli elementi ci sono tutti per questo sabba
d’oggiogiorno. Aseità (da “L’Incanto
Dello Zero”) è Diego Banchero e il suo basso come prolungamento della propria
anima. Esplorativo verso gli archetipi, voce dell’essenzialità, cuore e mente
vissuti in un equilibrio mai scontato. Un incanto che si fa incantesimo. Il Mio Nome È Menzogna (anch’essa da
“L’Incanto Dello Zero”), altro concerto, altra dimensione. Il brano viene
spogliato dagli orpelli (comunque non inutili, s’intende) e reso in forma più
scarna rispetto alla versione in studio, ma pare un bene siccome emergono i
suoi pregi. Asciutto e immediato, è episodio di grandissima presa. Missa Nigra (da “Il Segno Del Comando”)
è un altro dei brani più emblematici della band. Denso, tenebroso, fosco, ha il
titolo che dice tanto (non tutto); è una chiara evocazione in musica, i cui
paesaggi sonori sono fra i più avvincenti e intriganti che si conoscano in
ambito dark prog. Coraggio e fermezza per prenderne parte, allucinante com’è;
un viaggio non senza pericoli al quale non ci potrà mai abituare, ma pieno di
fascino e quindi di sicura presa. Il
Calice Dell’Oblìo (da “L’Incanto Dello Zero”) è reso essenziale,
maggiormente diretto, di fatto un potente episodio tratto da un grandissimo
disco. Il gruppo ne rende una prospettiva diversa, in cui completa il messaggio
grazie a un’interpretazione di assoluto vigore.
La dimensione live aiuta ogni artista, ma in questo caso siamo di
fronte a un processo di trasformazione e miglioramento continuo che coinvolge
tutte le percezioni. Personalmente avrei desiderato trovare pezzi anche da “Der
Golem” e “Il Volto Verde”, giusto per completare il quadro del loro cammino, ma
sono sicuro che questo live farà comunque la felicità degli ammiratori de Il
Segno Del Comando, e sarà altresì una succulenta occasione di conoscenza per
nuovi ascoltatori. Apprezzo l’aprirsi a nuovi orizzonti stilistici dei nostri,
perché solo attraverso il progresso c’è incremento. Lunga vita a questa band,
dunque, nella speranza che i dormienti emotivi possano (ri)svegliarsi per
venire a popolare il nostro stuolo di appassionati di questa meravigliosa
realtà musicale che non ha pari in nessun luogo e che è fonte d’ispirazione per
tanti e diversi epigoni. Abbracci diffusi.
Tracklist:
1.Il
domenicano bianco
2.Sulla
via della veglia
3.Nel
labirinto spirituale
4.La
bianca strada
5.La
taverna dell’angelo
6.Il
segno del comando
7.Aseità
8.Il
mio nome è menzogna (bonus track)
9.Missa
nigra (bonus track)
10.Il
calice dell’oblio (bonus track)
Componenti da traccia 1 a 7:
Diego Banchero – basso
Davide Bruzzi – chitarra e tastiere
Roberto Lucanato – chitarra
Riccardo Morello – voce
Beppi Menozzi – tastiere
Paolo Serboli – batteria
Componenti da traccia 8 a 10:
Diego Banchero – basso
Davide Bruzzi – chitarra e tastiere
Roberto Lucanato – chitarra
Riccardo Morello – voce
Fernando Cherchi – batteria
Artwork: Paolo Puppo.
Mixing e Mastering: Diego
Banchero.
Master
montage: Tommy Talamanca (Nadir Music).
Photo by Ago Sauro.
Prodotto da Il Segno del Comando
e Nadir Music.
Musiche e testi di Diego
Banchero (eccetto La Taverna dell’Angelo e Il Segno del Comando, testi di
Mercy).
Correva l'anno (quanti ne sò passati !!!) 1972, precisamente il 1° ottobre, a Newcastle City Hall. I Genesis
erano nel pieno del "Foxtrot Tour", quello in cui
Gabriel sorprese i suoi amici, presentandosi sul palco, con la "testa di
volpe" e costumi vari (la prima volta fu a Dublino), e ciò cambiò
radicalmente il modo di fare concerti dei Genesis. Gli altri non erano inizialmente
d'accordo, come si legge nella varie interviste dell’epoca, ma poi tutto si
appianò, visto che l'abilità di Gabriel diede una nuova potenzialità ai
concerti e, soprattutto, fece aumentare di uno zero le tariffe d'ingaggio!
Phil Collins nella sua autobiografia "No, non sono ancora morto":
"Prima di questo
non c’erano stati indizi del fatto che Peter volesse cominciare a travestirsi.
Come, più avanti, non ci avvertirà della maschera da fiore che indosserà per la parte di Willow Farm in
Supper’s Ready, e nemmeno per la scatola triangolare che si mette in testa per
la parte successiva, Apocalypse in 9/8. Le vediamo anche noi nello stesso
momento in cui le vede il pubblico. Lui non vuole saperne di decidere in
gruppo, in questi casi. (...) Queste sono le cose molto fuori dagli schemi che
fa ora Peter Gabriel sul palco con i Genesis. Dopo Dublino, la signora Volpe
ricompare in ogni concerto, sempre nello stesso punto. Ci abituiamo presto, ed
è meglio per noi: una foto di Peter con il nuovo costume finisce dritta sulla
copertina del Melody Maker, e fa aggiungere uno zero alla tariffa di ingaggio
dei Genesis. Passiamo da trentacinque sterline a trecentocinquanta sterline a
serata."