martedì 10 marzo 2015

Winterage-"The Harmonic Passage", di Valter Monteleone


The Harmonic Passage – Winterage
di Valter Monteleone

E’ come sfogliare un libro di avventure o di fiabe, l’immaginazione ti trasporta da un paesaggio all’altro senza interruzioni, sei coinvolto dall’inizio alla fine di ogni traccia; se questa era la volontà del compositore confesso che ha colto nel segno.
Mi riferisco al debut album The Harmonic Passage,  lavoro firmato dalla Power Symphonic Metal band  Winterage, gruppo di sei giovani musicisti genovesi insieme dal 2008.
In studio di registrazione per la Nadir Music di Genova, per tutto il 2014 con orchestra sinfonica e coro, Winterage ha dato alla luce un prodotto musicale che oscilla tra l’antico, il contemporaneo e la presenza costante di armonie progressive rock.
L’utilizzo conseguente di strumenti musicali classici, quali violino, cello, arpa e flauto ha portato la band ad inserirsi a pieno titolo nel Simphonic Metal.
In studio ha aggiunto un’ulteriore valenza l’inserimento della voce del soprano, contribuendo a creare alcune musicalità che richiamano alla mente  ambientazioni  mitologiche e medioevali.

Line up
Gabriele Boschi, violin
Dario Gisotti, keyboards
Riccardo Gisotti, guitar
Davide Bartoli, drums
Daniele Barbarossa, voice

1. The Flame Shall Not Fade
Lo stesso riff è ripetuto più volte, ovviamente per esporlo in tutti i suoi aspetti e nelle sue svariate sfaccettature, aggiungendo ad ogni passaggio uno strumento che rimarca la sua espressione. Probabilmente chi ha eseguito quelle battute avrà vissuto una sensazione diversa legata all’interpretazione, conseguenza del suo stato d’animo.
Precisissimo il duetto violin/guitar all’unisono nella parte centrale del brano, anche il distorsore è ben dosato, quanto basta.
I cambi di tempo ben sincronizzati dal ¾ al 4/4 al 6/8 forniscono la giusta dinamica al brano.

2. The Armonic Passage ti trasmette tutta la grinta dei musici presenti, dalla compagine orchestrale a quella corale, senza una battuta di sosta. Sei minuti di musica di alto livello, precisione negli stacchi, nei controtempi, nelle terzine, nelle pause; all’ascolto si percepisce senza ombra di dubbio la preparazione e la meticolosa cura nello scrivere gli arrangiamenti.

3. The Flame Shall Not Fade e  4. Wirewings
Entrambe le parti dell’opera in una naturale sequenza logica sembrano raccontare le gesta di antichi eroi mitologici, in un’atmosfera più che realistica, creata accostando il suono degli archi al distorsore della chitarra, con piccoli intermezzi di strumenti classici che rafforzano l’immagine del cambiamento, sempre presente per tutta la durata del brano.
Anche in queste tracce il tema è proposto svariate volte ma nella parte centrale di The Flame Shall Not Fade il solo della lead guitar, se pur limitato a poche misure, contribuisce a rappresentare la vera essenza del genere proposto dalla band, ossia la “Power Simphonic Metal”. Qui si fondono con maestria ambientazioni antiche e musicalità metalliche, il tutto eseguito strumentalmente con molto garbo.
I tempi che rimbalzano dal ¾ al 5/4 al 6/8 sono condotti con accuratezza dal drummer, che a sua volta trasporta la band e l’intera orchestra in una corsa contro il tempo, senza mai esagerare in virtuosismi che nell’attuale contesto si sarebbero rivelati fuori luogo.
Durante una sosta è gradevole in Wirewings la presenza del violino, sui rintocchi cadenzati di campane, in un lento crescendo che riporta la voce solista a declamarne il tema.

5. Son Of Winter
Bisogna attendere il quinto brano per assaporare la tranquillità e la calma, rimarcate da piano, cello e coro, durante l’esposizione di un’aria ripetuta in tutte le sue sfaccettature. Le voci femminili aggiungono, una particolare valore alla creatività dell’arrangiamento orchestrale. Un vero e proprio traguardo raggiunto, immagino con non poche difficoltà. Lascia sorpresi la chiusura “in maggiore”, inaspettata!

6. La Caccia Di Tòrin e 7. Golden Worm”, forse non a caso tracce consequenziali,  espongono  l’introduzione e l’elaborazione di una serie di eventi o situazioni incandescenti, in cui si alternano soli di chitarra e di violino con la presenza di cori di alto livello.

8. Victory March, rispecchiando pienamente il suo titolo, riporta l’atmosfera trionfale del brano su ritmi cadenzati, pacati e successivamente ricchi delle sonorità tipiche di un progressive rock molto ben articolato. I precisi e ben curati arrangiamenti sono arricchiti da intermezzi corali che accompagnano le varie pause, stendendo un tappeto omogeneo su cui prevale un piacevole dialogo tra archi e lead guitar.

9. La Grotta Di Cristallo
Un testo italiano che parla da solo cambia l’aspetto dell’album, pur restando all’interno del genere Simphonic Metal la cui musica fa da cornice a una storia fantasiosa di un mago nelle cui vene scorre il ricordo di un antico potere, forse posseduto un tempo.
La band, l’orchestra sinfonica e il coro costituiscono una perfetta fusione di messaggi trasmessi a chi ascolta con attenzione. La musica accompagna l’evolversi della storia narrata con chiarezza e garbo.

10. Crown To The Crowds  e 11. Panserbjorne
Musicalmente si discostano pochissimo dalle tracce precedenti, riportando uno schema consolidato di gradevole accostamento tra i classici suoni degli strumenti di un’orchestra e quelli contemporanei,  arricchiti di effetti elettronici probabilmente solo analogici.

12.  The Endless Well
 Violino e organo introducono una marcia che porta gradualmente al consueto ritmo articolato di una corsa contro il tempo; si mescolano le musicalità progressive ai calibrati interventi delle voci corali. Un arrangiamento di pregio che premia lo sforzo compiuto dal conductor durante l’esecuzione.

13.  Awakening
Un crescendo di archi e una serie di intermezzi cantati in 5/4 estendono lo schema del brano,  proponendo un gradevole gioco tra staccati e legati. Il solo di chitarra inserisce una pausa totalmente classica con le note del “lago dei cigni” di Tchaikovsky, ripreso poi in chiave prog. Quasi nove minuti per una suite eseguita magistralmente.

Giusta scelta per la traccia di chiusura dell’album.



 L'INTERVISTA

Dopo aver ascoltato attentamente The Harmonic Passage una delle prime domande che mi viene di porgervi riguarda la vostra passione per il metal e la veste di Power Symphonic Metal Band.  Eseguire brani “live” nella vostra attuale formazione base comporta una certa intesa sul palco che costituisce l’interfaccia con la partecipazione del pubblico.
Se doveste affrontare situazioni analoghe senza orchestra sinfonica e coro semplifichereste gli arrangiamenti dei brani?

La nostra idea è di mantenere il sound dal vivo più simile possibile a quello del disco. Ciò è possibile unicamente usando in sede live una base dell'orchestra (come fanno moltissimi gruppi del nostro genere). Anche utilizzando le basi i pezzi andrebbero comunque riarrangiati per fare spazio al violino e alle tastiere, che in studio a volte sono messi in ombra dagli strumenti orchestrali, e dal vivo devono necessariamente riprendere possesso delle canzoni.Ad ogni modo, abbiamo provato a suonare i pezzi senza orchestra, e hanno un'ottima resa ugualmente, per cui siamo abbastanza tranquilli per ogni evenienza!

Scrivere le partiture di un’opera prog sarà stata un’ardua impresa, costellata di revisioni, preascolti,  scritture parziali suddivise in sezioni quali archi, legni, ottoni e così via.
Che tipo di risposta avete ricevuto dai professori d’orchestra durante le registrazioni in studio, in termini di dialogo e collaborazione?

Eh sì, scrivere per orchestra richiede davvero molto impegno, a livello di tempo, precisione e soprattutto concentrazione. Talvolta per scrivere solo 8 battute ci vogliono 2 ore, dato che sovente a suonare insieme sono più di 20 strumenti. Però l'opportunità e la grande fortuna che abbiamo avuto di poter registrare un'orchestra vera ci dava l'energia necessaria per ultimare questo grosso lavoro. L'orchestra è stata arrangiata per la maggior parte dal nostro violinista Gabriele, in modo funzionale ai pezzi, che dovevano comunque avere delle sonorità metal, per cui si è cercato di inserire gli strumenti negli spazi e nei momenti giusti, in cui l'ascoltatore avesse la possibilità di apprezzarne il timbro e l'impatto sonoro. Le sessioni di registrazione sono state intensive e molto stancanti, ma siamo riusciti a registrare tutto nei limiti di tempo che ci eravamo stabiliti, e gli orchestrali hanno apprezzato molto sia le musiche che l'approccio al lavoro. Non finiremo mai di ringraziarli per l'immenso lavoro, per il loro impegno e la grande serietà, primo tra tutti Alessandro Sartini, il nostro direttore d'orchestra e score assistant, senza il quale saremmo ancora li alla seconda sessione di archi!

Veniamo al coro, immagino polifonico: il coordinamento di voci maschili e femminili suddivise a loro volta in bassi, baritoni e tenori per i maschietti e in contralti, mezzo soprani e soprani per le femminucce, è normalmente affidato a un direttore del coro. Se pur limitatamente agli interventi inseriti nei vari brani, come vi siete suddivisi i compiti durante lo studio delle varie battute?

Come per l'orchestra, Gabriele si è occupato della scrittura delle parti, di cui ha supervisionato attentamente la realizzazione in studio. Per motivi logistici la sezione maschile e quella femminile sono state registrate separatamente, e dirette personalmente da Gabriele. Ci teniamo a ringraziare i nostri coristi per la loro disponibilità, la loro presenza ha arricchito notevolmente il nostro suono!

L’accostamento della strumentazione di un gruppo metal (guitars, keyboards, bass, drums, percussions) con quella classica di un’orchestra sinfonica non è una novità nella musica prodotta negli ultimi trent’anni. Ciò che incuriosisce è la vostra giovane età legata alla creatività, dimostrata in questo album con i “fatti”, adottata nelle vostre composizioni.
Alla luce di ciò ritenete che si possa adottare la stessa formula in futuro, rimanendo così legati al Simphonic Metal ?

Assolutamente sì, abbiamo la ferma intenzione di proseguire su questa strada; ovviamente noi cresceremo come musicisti, il gruppo crescerà nel suo complesso, e i trend musicali cambieranno nel tempo, ma ciò che è certo è che anche i nostri prossimi dischi saranno caratterizzati dalla commistione tra band e orchestra. E' una difficile miscela, entrambi gli aspetti sottraggono continuamente spazio l'uno all'altro, ed è arduo coordinarli in modo equilibrato: speriamo che altri lavori di questo tipo affinino la nostra capacità, e siano caratterizzati da un crescente equilibrio sonoro.

Ho potuto apprezzare in qualche occasione e in qualche brano i cambi tempestivi di tempi ben sincronizzati dal ¾ al 4/4 al 6/8 in “The Flame Shall Not Fade” e passaggi dal ¾ al 5/4 al 6/8 in “Wirewings”. Il tutto ovviamente ha aumentato la valenza dei brani arricchendo di fantasia un genere come il prog che in alcuni casi, per fortuna pochi, sembra adottare sempre gli stessi schemi. Nelle prossime composizioni pensate di continuare sulla stessa formula, ovviamente indipendentemente dal suonare insieme a un’orchestra?

Ciò che mi piace di più di questo disco è come si sia riusciti a fondere stili compositivi completamente diversi: la scrittura di Gabriele e la mia sono a tratti contrapposte e a tratti perfettamente fuse, e ciò conferisce al lavoro una certa varietà, con caratteristiche a volte inaspettate. I cambi di tempo sono in gran parte opera mia, è un mio vezzo giocare con i battiti e con le battute, e riuscire a rendere orecchiabili i tempi più desueti. È invece riconoscibile la mano di Gabriele nei passaggi in cui si ha più sviluppo armonico e stratificazione degli arrangiamenti. Queste due istanze si incontrano e si scontrano nel corso del disco, e il risultato, in tutta franchezza, ci piace molto. Di sicuro con l'esperienza si troverà modo di fondere questi aspetti in modo ancora più efficace!

I vostri testi dei brani contenuti in “The Harmonic Passage” sono bilingua; è stata una scelta voluta?

Ormai l'Inglese è considerata una lingua universale, e il gradimento del pubblico internazionale è fortemente legato alla possibilità di comprendere le canzoni. Abbiamo dovuto adeguarci necessariamente a questo standard, benché alcuni di noi abbiano qualche riserva sull'ostracismo che la lingua italiana subisce, nell'ambito della musica metal. In Italiano sono stati scritti alcuni dei più grandi poemi della storia umana, alcune delle poesie più emozionanti e musicali di tutto il panorama letterario. A chi sostiene che l'Italiano sia una lingua poco musicale rispondiamo che a nostro avviso esso è la lingua musicale per eccellenza, e infatti si è meritata uno spazio notevole nel nostro disco, nonostante le imposizioni del mercato!

La grafica del vostro press-kit è molto convincente. Avete collaborato in gruppo alle scelte delle varie componenti o vi siete affidati a designer specialisti?

Le nostre grafiche sono state affidate a un grande artista e illustratore romano che va sotto il nome di Dooms. Questo ragazzo si è da tempo specializzato in grafiche di lavori musicali, e difficilmente qualcuno poteva essere più adatto al grosso lavoro grafico che copertina e libretto hanno richiesto. La sua fantasia, disponibilità e pazienza sono state indispensabili per noi.

Ricercando e utilizzando un’affermata equipe di distribuzione, avete preso in considerazione la possibilità, concreta a mio modesto avviso, di portare in promo l’album nei teatri in inverno o in suggestivi luoghi all’aperto d’estate?

Certamente, l'abbiamo presa in considerazione, è uno dei nostri più grandi sogni poter portare in teatro il disco, che a nostro avviso ben si adatterebbe a un simile ambiente.

Chissà che, spingendo i tasti giusti, non si riesca veramente a realizzarlo! Magari con l'orchestra al seguito!




Tratto dal Comunicato Stampa…

Il disco è composto da 13 tracce per 70 minuti di musica ed hanno partecipato alle registrazioni una vera orchestra sinfonica ed un coro lirico, registrando gli arrangiamenti interamente scritti da me: un ambizioso progetto all'insegna del VERO power symphonic metal, che a lavoro concluso conta quasi 50 musicisti collaboratori.




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