martedì 21 luglio 2015

Ricordo mensile di Francesco Di Giacomo, di Wazza


21 - luglio 2015
  
«Molte persone, specialmente quelle che la ignorano, ti vorranno punire per aver detto la verità, per essere stato coerente e per essere te stesso. Non scusarti mai per essere stato coerente o per essere anni avanti al tuo tempo. Se sei nel giusto e se lo senti, parla liberamente. Dì quello che pensi. Anche se sei l’unico rappresentante di una minoranza, la verità è comunque la verità». (Gandhi)

Ci sarai sempre... Buon viaggio Capitano!
WK



Ricordo di Carlo Mezzanotte, tastierista degli Indaco, con cui Francesco ha collaborato spesso...

Francesco non era solo un grande artista che univa originalità con profondità e con accessibilità (già un piccolo miracolo in se'); e lo faceva in discipline diverse (un miracolo più grande); Francesco era uno dei pochi che viveva quello che pensava e scriveva, ed era costantemente aperto, disponibile e curioso verso qualunque cosa gli girasse intorno. Basta chiederlo a chiunque l'abbia conosciuto: TUTTI diranno che era una persona speciale, il contrario esatto di un divo o una "rockstar" (ricordo ancora il suo sfogo alla festa del trentennale: "Ci sono molte rockstar, ma c'è un solo Banco del Mutuo Soccorso!")
Non glie ne fregava assolutamente niente del 'look' sia nell'aspetto che nell'atteggiamento, a tale livello che a volte veniva scambiato per uno strano emarginato da chi non lo conosceva, e non riconosceva in lui il 'pensatore indipendente' e la persona colta e curiosa che in effetti era.
La prima volta sul palco insieme non la scorderò mai: Al Frontiera di Roma, lui stette curvo con le spalle al pubblico per tutta la lunga introduzione strumentale di "Tharros", poi un istante prima del suo attacco, afferrò il microfono con una forza selvaggia e si girò per cantare...e a me che stavo a due metri arrivò un'emozione che MAI in tanti anni di musica e palchi avevo sperimentato. Se questo fosse stato il mio unico contatto con Francesco, mi avrebbe già regalato qualcosa di indimenticabile... per fortuna ci furono tante altre occasioni.
Il mio più bel ricordo è forse un viaggio notturno  no-stop che facemmo dalla Puglia a Roma, per sfuggire ad un 'accomodamento' alberghiero meno che dignitoso. Lui disse "guidi tu?" e io "sì, ma tu mi tieni sveglio". Mi tenne sveglio raccontandomi praticamente tutta la sua vita, senza sconti e senza retorica. Era un affabulatore nato, ma anche, come sa chi lo conosceva, di una schiettezza spietata, che applicava a se stesso come agli altri - e per riflesso ti induceva ad essere altrettanto sincero e privo di fronzoli. Alla fine di quel viaggio eravamo praticamente amici, sapevamo tutto l'uno dell'altro...
Poco prima del recente concerto per il quarantennale del Banco all'Auditorium gli telefonai, e lui mi disse, "quando mi vieni a trovare? Sono stufo di avere notizie dei vecchi amici solo dai necrologi!" Ripensando a questa frase mi vengono i brividi... poi dopo il concerto andammo nel backstage, e la mia nuova/vecchia compagna, fan del Banco da sempre, emozionata nel conoscerlo per la prima volta, lo abbracciò di slancio e gli disse "ti voglio bene!", e ancora adesso riflettiamo sull'intensità di quel momento e la fragilità della vita. 
Francesco... quasi vorrei volerti male per averci lasciato questo grande vuoto. Ma come si fa a volerti male... la verità è che sono grato al destino per averti incontrato e avere avuto il privilegio di lavorare con te. Ma ancora di più sento il vuoto lasciato da una persona speciale, da un amico, da uno che tu, senza aspettarti nulla, hai fatto sentire fratello. 

Riposa in pace amico mio.





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