martedì 17 novembre 2015

GIANLUCA MONDO – Malamore, di Paolo Rigotto


GIANLUCA MONDO – Malamore (Controrecords)
di Paolo Rigotto

Gianluca Mondo, piemontese,  è al suo secondo lavoro dopo il precedente “Petali”.
Gianluca ha dalla sua sicuramente l'istrioneria e una interessante duttilità vocale. Presenta un lavoro fatto di composizioni eterogenee, in alcuni casi ben riuscite, in altri meno.
Partiamo con “Malamore sta con te” che si apre musicalmente come un interessante tessuto di voci alle quali presto si sostituisce una chitarra elettrica dalle note tenute all'infinito, scortata da un pianoforte e da percussioni decisamente minimali. L'effetto sonoro è indubbiamente interessante, un crescendo che sembra non avere un luogo in cui esplodere, e in effetti non lo fa. Ma non è un male. Anche la voce tra il recitato e il quasi-cantato ha una sua personale qualità, ma si fatica ad essere del tutto convinti del testo, che, come anche in altri casi, tende spesso ad una esplicità punk che trovo a volte fuori luogo. E comunque si tratta in definitiva di una canzone d'amore. Segue “La canzone del baio”, inno bucolico alla cavalcata e al rapporto uomo-cavallo. Un country forse non originalissimo ma gradevole, al quale segue in modo quasi traumatico un  terremoto punk, “Il blues di Van Gogh”, che poi (almeno nella forma) proprio blues non è. Il testo è una sorta di confessione-racconto epistolare; non metterei in discussione le parole usate ma l'intenzione un po' monocorde con cui viene interpretato. Possiamo dire che al terzo pezzo si avrebbe voglia di una sterzata stilistica, ma ancora i tappeti di chitarra (ad opera di Carlo Marrone, come la maggior parte degli strumenti presenti nel CD) la fanno da padrone, e se al primo pezzo la cosa incuriosiva, al terzo si comincia ad aspettare un cambiamento. Cosa che in effetti avviene nel “Blues del doppiopetto”, la prima canzone del disco a rompere efficacemente la vena “ambient punk” creata finora. La voce se ne sta in disparte, a lamentarsi in un angolo rischiando talvolta quasi di sparire mentre strati di chitarre confermano che, sì, adesso stiamo ascoltando un blues.
Arrivati a “Soltanto per pazzi” appare inequivocabilmente chiara la vocazione poliedrica di Gianluca Mondo, e soprattutto un certo gusto per la destrutturazione minimale dei generi. Nel brano in questione possiamo parlare di un rock quasi del tutto privato di elementi virtuosistici ed estetici, il riferimento alla follia non appare poi così scontato e la canzone tutto sommato scivola sghemba come uno dei pezzi più riusciti del disco. “Ringraziamento” è un bel testo su una musica semplicemente non all'altezza. Viceversa, “Anticanzone” è quello che dice di essere, dove la musica è un circo che sta lentamente perdendo i suoi punti fermi, non ci sono clichè pop e le idee musicali sono decisamente provocatorie e spontanee. Questo tipo di approccio è quello che a mio avviso riesce meglio a Gianluca, laddove ci si libera di regole e manierismi che in realtà in altre canzoni ancora sopravvivono.
Affascinante la successiva “Lamento di Berzano”, con una intro in cui gli strumenti sembrano essere stati svegliati di soprassalto per accompagnare un improbabile ma efficace yodel che presto porta alla prima strofa, un lamento, appunto, allampanato e obliquo, che rappresenta nella sua voluta e breve stranezza uno dei momenti musicalmente migliori. “Lettera cattiva” è l'ennesimo ritorno alla normalità, sonoramente parlando. Il testo è notevole, forse il più riuscito dell'intero lavoro. É una ballad acustica, un po' in aria di Leonard Cohen, senza fronzoli e breve il giusto.
Il disco si chiude con “Vagamondo” altra ballata a base di pianoforte e chitarre abrasive dalle note infinite.
In sintesi questo Malamore è un disco di intenzioni varie e (in parte) originali. Dal punto di vista sonoro è certamente da classificarsi tra i lavori interessanti, mentre la produzione è standard, senza fronzoli ma nemmeno troppe sorprese, un po' come alcuni testi che in alcuni casi latitano un poco di interesse. Ma in linea di massima l'originalità dell'intero lavoro è sufficiente a promuoverlo.



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Biografia

Gian Luca Mondo nasce a tredici anni a Torino, il 13 settembre 1987 alle ore 21,00 circa, durante il concerto di Bob Dylan con Tom Petty And The Heartbreakers. La decisione di devolvere la sua vita all’ascolto di ogni concerto mai tenuto da Bob Dylan è immediata. Purtroppo nel 1991 la scoperta di The Whole Of The Moon dei Waterboys di Mike Scott scatena la voglia e il bisogno di scrivere anche lui una canzone. Comincia con alcune poesie di Oscar Wilde, continua con alcune cover band e intanto entra in diretto contatto con musicisti di culto (Calvin Russell, Willy De Ville, Townes Van Zandt, Guy Clark…). A metà anni novanta entra nella Jean Laffite Band, cover di Lou Reed, e inizia a scrivere le prime canzoni. Nel 1999 con Michele Gazich e Filippo Giau prova a scrivere un disco di murder ballads, “Il Ballo Di Gein”. Dopo diverse esperienze in diversi ambiti segue il ritiro di un anno (2008) nella sua casa di campagna dove al piano compone e registra più di 100 canzoni. Ne uscirà il disco “Piume”, privatamente stampato nel 2010, registrato a Torino presso gli studi di Fabrizio Ronco e suonato tra gli altri da Michele Gazich, Ciuski Barberis (Ustmamò, Mau Mau, Mallory’s Switch), Luca Andriolo (Dead Cat In A Bag), Enzo Fissore (Mambassa), Gianluca Di Silvestro (Via Del Blues). Del 2011 è il libro di poesie “Il Museo Dello Sbaglio”. Segue la registrazione di “Perle”, secondo disco intimista e personale, che però viene abbandonata. In questi anni però è decisivo l’incontro personale con due uomini fondamentali: Lyle Lovett e Leonard Cohen. Dopo una lunga pausa dalla scrittura, ormai stabilitosi a Genova, scrive in poco tempo il disco conclusivo della trilogia fantasma “Petali” inciso a Bologna nello studio di Carlo Marrone (Murder). Il disco è pronto nel 2014, contemporaneamente a “Madonna Delle Cicatrici”, libro di poesie pubblicato da Erga Editrice di Genova con la prefazione di Michele Gazich, sorta di contraltare letterario alle canzoni di “Petali”. Un anno dopo pubblica invece “Malamore”, il suo disco punk scritto e registrato in pochissimo tempo e prodotto ancora una volta da Carlo Marrone.




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