giovedì 5 novembre 2015

Mostly Autumn live al Club Il Giardino - 31/10/2015, di Marco Pessina


Mostly Autumn live al Club Il Giardino - 31/10/2015

Grosso colpo quello del Club. La scena è per i Mostly Autumn, considerati, a torto o a ragione, una delle migliori formazioni nel panorama neo - prog internazionale, in occasione del loro tour con quattro date oltremanica. La band approda per la prima volta in Italia con due date, quella di Roma e appunto quella del Giardino. Siamo molto curiosi di vedere in azione questa band neo progressive, nata in Inghilterra alla fine degli anni '90. Schematizzando, possiamo dire che il loro è un prog sinfonico, che prende spunto dai vecchi maestri d'oltremanica (Genesis, Pink Floyd), ma non mancano nemmeno accenni folk. Dopo gli avvicendamenti degli anni scorsi, la formazione attuale schiera: Bryan Josh (chitarre, voce, pianoforte), Iain Jennings (tastiere), Liam Davison (chitarre) - che appaiono già dagli esordi - con Andy Smith (basso), Anne-Marie Helder (tastiere, flauto, chitarra acustica e voce), Alex Cromarty (batteria), e Olivia Sparnenn (voce). Il colpo d'occhio del locale è notevole, con parecchia gente da fuori provincia e, del resto, era lecito aspettarselo. La band si fa un pò attendere, ma alla fine ne sarà valsa la pena! Il pezzo strumentale iniziale ci mette subito a nostro agio, con il flauto in evidenza. Segue la floydiana THE LAST CLIMB, con Josh al canto e subito la chitarra in evidenza. L'atmosfera si fa calda quando entra in scena la giunonica Olivia Sparnenn, che dal 2010 è entrata in pianta stabile nella band sostituendo l'altra frontman Heather Findlay, non facendola di certo rimpiangere. HOLLOW è il pezzo che segue e gli applausi (meritati) si sprecano. La doppia voce femminile ingentilisce e innalza il prog sinfonico dei Mostly Autumn. Intimistica la successiva RAIN SONG eseguita canto e voce. La band, ma lo si sapeva, possiede parecchia varietà di schemi, momenti tirati alternati ad atmosfere quasi rarefatte rendendo il tutto, una miscela di suoni davvero particolari. PASS THE CLOCKS è un altro bel brano datato a cui fa seguito l'accenno di pianoforte che ci introduce a SILHOUTTES OF STOLEN GHOSTS. Non potevano mancare pezzi come EVERGREEN, che è ripresa in parecchi lavori della band. Una manciata di minuti di pausa e di nuovo in sella, cha da il via ad una seconda parte lunghissima, con la band che si diverte come e forse più del pubblico presente, entusiasta com’è di questa due giorni italiana.
Il cliché non cambia con momenti soft e momenti hard dove fa bella mostra di sé il batterista Cromarty, con ritmi vertiginosi. Il concerto si concluderà ad ore tarde per il Club (è già passata l'una di notte da un bel po') con la band acclamata, che di sicuro non si tira indietro, per i bis di rito.
Tributo finale e gloria per tutti, cento, mille di questi concerti.   

                   
                                                                                             


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