domenica 21 febbraio 2016

Il 21 febbraio di due anni fa ci lasciava Francesco Di Giacomo, di Wazza


Sono passati due anni dalla scomparsa di Francesco Di Giacomo e Aldo Pancotti/Wazza Kanazza lo ricorda così…

21 Febbraio 2014 - 21 Febbraio 2016


"Chi decide chi è normale?
La normalità è un'invenzione di chi è privo di fantasia "
(Alda Merini)

Ci sarai sempre... Buon viaggio Capitano!
WK

(Bomba Intelligente-prima di Elio)



Il quotidiano Avvenire lo ricordava così…

La barba. Le bretelle. E un gran sorriso. Se pensi a Francesco Di Giacomo, fuori dal palco, le prime immagini che ti vengono in mente sono queste. Poi c'era tutto il resto. Che era molto: la sua intelligenza, la sua generosità, la sua ironia e la sua testardaggine. Il suo continuare, sfidando il tempo e le mode, ad essere un «fiero ultra comunista».
Di Giacomo - morto oggi alle 18 a Zagarolo, in un incidente stradale, causato (pare) da un malore - aveva l'aria dell'eterno bambino. A volte dolce, a volte divertente, a volte dispettoso. Aveva 67 anni. Era nato a Siniscola il 22 agosto 1947. La sua voce e il suo talento, insieme agli amici del Banco del Mutuo Soccorso, hanno scritto una pagina importante del rock italiano. Correva il 1968 e il tastierista Vittorio Nocenzi aveva convinto Gabriella Ferri a fargli avere un provino nell'allora mitica etichetta discografica, Rca Italiana. Solo che Nocenzi aveva detto di far parte di una band, ma non l'aveva. Così, quando fu costretto a trovarne una in pochi giorni si fece aiutare da amici e parenti. «Come un povero al Banco del Mutuo Soccorso».
Insieme a PFM, Orme e Area, il Banco è stata la formazione più importante e più conosciuta, anche all'estero nei primi anni Settanta. Di Giacomo ci arrivò nel '71. E un anno dopo uscì l'album del Banco col salvadanaio in copertina. Non c'è appassionato di buona musica che non l'abbia in mente. Era ed è considerato una pietra miliare nella musica italiana. E pazienza se non tutti si ricordano che contiene brani incredibili come  In volo, Metaformosi  e  R.I.P. , con il suo inizio galoppante e la voce tenorile di Francesco più in forma che mai. Un titolo che oggi può suonare quasi beffardo, ma che probabilmente è solo il più grande omaggio che il Banco può fare alla sua voce. All'amico Francesco che dopo 40 anni non si era ancora stancato di cantare con loro in quel brano gli orrori della guerra e le miserie. Ripassi la discografia della band e ti fa effetto. A quei tempi era «normale» incidere un intero album dedicato alle teorie evoluzionistiche come  Darwin , o portare nei negozi Io sono nato libero (con la famosa  Non mi rompete  e quella  Canto nomade per un prigioniero politico , ispirata a Leopardi e dedicata al golpe cileno). Erano anni dove la cultura e l'impegno politico andavano a braccetto, facendo anche danni e producendo esagerazioni. Ma dando vita sul piano musicali a capolavori che portavano le nostre band a farsi conoscere anche all'estero. Il Banco del Mutuo Soccorso approdò alla Manticore, l'etichetta discografica di Emerson, Lake & Palmer, band inglese mito dell'epoca.
Eppure gli impegnati e testardi ragazzi del Banco non riuscivano a stare lontani dalle barricate italiane. Così, l'anno dopo, realizzarono la colona sonora del film politico  Il garofano rosso  di Luigi Faccini, tratto dal romanzo di Vittorini. Le note di copertina, lette oggi, fanno quasi sorridere. «Come ipotesi di lavoro di questa nostra prima esperienza nel campo del cinema, abbiamo voluto sottolineare con un commento sonoro tipico dei nostri giorni l'attualità della problematica politica e sociale propria del periodo storico che ha visto l'avvento al potere del fascismo». Eppure qualche mese dopo eccoli lì a dare alle stampe  Come un'ultima cena , tra curiosità, ironia e omaggio.
Con la fine degli anni 70 la band licenziò l'ultimo grande album,  Canto di primavera , con l'omonimo brano dedicato agli zingari e ai migranti. Non da meno erano canzoni come  E mi viene da pensare  e  Niente . Con gli anni Ottanta, i puri e duri del banco cominciano ad andare in crisi. Realizzano brani importanti come  Paolo Pa  e  Moby Dick , ma il resto è praticamente da dimenticare, compreso un passaggio a Sanremo che fece arrabbiare i loro fan. Stasera è stato proprio il Festival di Sanremo ad annunciare la morte di Di Giacomo. E a chi l'ha amato sono venute subito in mente le parole conclusive di  Non mi rompete  dove Di Giacomo canta: «Non mi svegliate ve ne prego/ ma lasciate che io dorma questo sonno/ c'è ancora tempo per il giorno/ quando gli occhi si imbevono di pianto/ i miei occhi... di pianto». Addio Francesco. Ora il tuo R.I.P. è davvero solo di pace.


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