YES
di Giuseppe Scaravilli
E’ ancora Ian Anderson
a ricordarsi del cantante di un altro gruppo spalla dei Jethro Tull, dalla voce
esile e dai lunghi capelli neri: quel cantante era il suo quasi omonimo Jon Anderson, e la band si chiamava
semplicemente Yes.
Durante quel tour insieme, nell’aprile del 1971, i Tull erano all’apice della
loro popolarità, avendo appena pubblicato
Aqualung, mentre gli Yes erano in tournèe con loro negli States per
promuovere il loro terzo album, intitolato The
Yes Album. La band aveva già dato alle stampe sia il disco d’esordio del
1969, intitolato proprio Yes (1969),
sotto l’ala protettiva del solito Ahmet Ertegun, boss dell’Atlantic (lo stesso
di Led Zeppelin, Genesis e tanti altri), che li aveva apprezzati vedendoli dal
vivo a Londra. Jon Anderson, che lavorava in un bar proprio sopra il Marquee
Club, aveva conosciuto e trovato sintonia con il bassista Chris Squire. A loro si erano uniti il tastierista Tony Kaye, il batterista Bill Bruford ed il chitarrista Peter Banks, cui si deve il nome Yes.
Il logo del nome del gruppo era riprodotto anche sulla pelle della cassa della
batteria di Bruford e sulla chitarra dello stesso Banks, ma non era lo stesso
di quello reso poi celebre da Roger Dean, illustratore ‘fantasy’ dei loro album
successivi. Subito dopo il loro secondo disco (Time And A Word, 1970) Peter Banks lascia il gruppo, sostituito da Steve Hove: nel videoclip del brano ‘Astral Traveler’ è presente
quest’ultimo, che mima però la chitarra suonata in realtà da Banks. Dopo Close To The Edge (contenente l’omonima, magnifica suite) anche Bruford
abbandona, per unirsi ai King Crimson, e Alan
White (ex batterista della Plastic Ono Band di John Lennon) fa in tempo ad
unirsi agli Yes per il celebre Yessongs
(disco live e relativo film) che, con Rick
Wakeman alle tastiere al posto di Tony Kaye, porta il gruppo al successo
definitivo e alla formazione ritenuta unanimemente quella “classica” del
gruppo.
Questa stessa line up
(Anderson, Howe, Squire, Wakeman e White) verrà nuovamente immortalata 30 anni
dopo nei bellissimi dvd di Montreux 2003 e Lugano 2004, ancora in ottima forma
e in grado di suonare perfettamente i vecchi classici. Tra questi, anche il
lungo brano ‘Awaken’ (tratto da Going For The One, del 1977), il
preferito da Jon Anderson tra tutti i pezzi della lunghissima carriera degli
Yes, che è arrivata fino ai nostri giorni, nonostante i vari cambiamenti di
line up. A metà degli anni ’70, infatti, alle tastiere troviamo l’austriaco Patrick Moraz. E, nel 1980, per l’album
Drama, addirittura il cantante ed il
tastierista che formavano i Buggles, noti per la celebre hit ‘Video Killed The Radio Star’, del tutto
lontana dagli stilemi del progressive rock. Eppure questo pur provvisorio connubio
funziona, e gli occhiali rotondi e giganti del nuovo vocalist Trevor Horn faranno bella mostra di sé
anche sulla TV italiana, dal momento che un estratto di quel disco diverrà la
sigla d’apertura della seguitissima trasmissione televisiva ‘Discoring’ (ed il
sottoscritto, come tanti altri, se la ricorda bene!). Lo stesso Horn si
ripresenta in veste di produttore per l’album del 1983 intitolato 90125, trascinato dal successo
stratosferico del singolo ‘Owner Of A
Lonely Heart’, con il suo riff d’apertura divenuto famoso più o meno quanto
quello di ‘Smoke On The Water’ dei
Deep Purple! E questa volta, alla chitarra e alla voce c’è Trevor Rabin al posto di Steve Howe, mentre il primo tastierista
degli Yes è nuovamente della partita. Dopo varie beghe legali, che impediscono
agli Yes di utilizzare il nome del gruppo senza Chris Squire (detentore dei
relativi diritti, ma in quel periodo non più parte del gruppo), con l’Union
Tour del 1991 componenti vecchi e nuovi della band si ritrovano a suonare
insieme: abbiamo così sia Steve Hove che Trevor Rabin alla chitarra, Bill
Bruford e Alan White alla batteria, così come Rick Wakeman e Tony Kaye alle
tastiere. Ad ogni modo sono sempre i pezzi “classici” dei primi album (Fragile compreso) ad entusiasmare il
pubblico, con qualunque sia la formazione della band: ‘And You And I’, ‘Roundabout’,
‘I’ve Seen All Good People’, ‘Long Distance Runaround’, ‘Yours Is No Disgrace’ e l’incedibile ‘Heart Of The Sunrise’, che stupì gli
stessi Yes mentre la componevano.
Oggi Jon Anderson non
è più nella band, sostituito da ‘cloni’ più o meno credibili (uno proveniente
addirittura da una cover band degli stessi Yes!), mentre Chris Squire, dopo un
album insieme all’ex Genesis Steve Hackett, è purtroppo scomparso, lasciandoci
il dubbio se davvero sia il caso che gli Yes, icona del progressive rock come
poche altre, insistano ancora nel rimanere attivi, dal momento che ci hanno già
lasciato tanto.
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