mercoledì 28 dicembre 2016

JULIUS PAOLO LAZZERI – GOTHIC POWER, di Evandro Piantelli


JULIUS PAOLO LAZZERI – GOTHIC POWER  (2015)
di Evandro Piantelli

Il tastierista Julius Paolo Lazzeri è attivo fin dagli anni '70 e da molti anni è membro della band aretina dei Three Monks, con la quale ha realizzato alcuni lavori, all'insegna dello stile “Neo-gothic”.
Il tema Neo-gothic è il leitmotiv anche di questo suo album solista del 2015, dove Lazzeri, senza la presenza di altri musicisti, ha suonato tutti gli strumenti (Organo, Sintetizzatore, Clavicembalo ed Epic Drums). In effetti tutti i brani sono caratterizzati da un suono cupo, che ci riporta ad antiche cattedrali teutoniche e costituisce il marchio di fabbrica del musicista toscano.
Il disco di apre con il brano “Gothic Power” che, nella fase iniziale, assale l'ascoltatore con una cavalcata (che definire veemente è forse riduttivo) di organi e sintetizzatori, per proseguire poi in modo più ragionato e riprendere vigore verso il finale. Il brano ricorda a tratti le composizioni per organo di J.S. Bach, ma con una forza di esecuzione decisamente superiore.
Il pezzo seguente, “St. Bavo” ricalca lo schema del precedente ma, se possibile, è ancora più cupo e gotico. Non vi nascondo che l'ascolto di questi due brani richiede un certo impegno.
Si prosegue con “La vecchia torre”, una composizione dalle atmosfere liquide e sognanti. Qui il musicista toscano abbandona per un attimo le maniere forti e ci conduce su sentieri più tranquilli.
Le atmosfere cupe e gotiche ritornano prepotentemente con “Stralsund”, pezzo che ricalca abbastanza i due brani iniziali.
Un discorso a parte merita la successiva “V.D.G.G.”, che il musicista toscano dedica ad un tastierista che ha fatto la storia del rock progressivo col suo personalissimo sound: Hugh Banton. Il brano è in realtà una rivisitazione in chiave gotica (naturalmente) della celeberrima “Theme One”, brano scritto originariamente dal musicista e produttore George Martin negli anni sessanta, ma diventato cavallo di battaglia della band di Peter Hammill. Il risultato è curioso, ma per niente spiacevole.
Il CD prosegue con “Mysterious dark lady”, titolo più che mai azzeccato per un brano dalle atmosfere romantiche, dove (forse unico caso) non compare il gothic organ.
Con “Laon” e con la conclusiva  “The sacred fire” torniamo alle atmosfere gotiche con l'organo che domina la scena.
Alla fine dell'ascolto “Gothic Power” appare un lavoro con luci ed ombre. Il musicista toscano è sicuramente un virtuoso e le sue composizioni sono tutto fuorché banali. Tuttavia l'ascolto del disco è decisamente impegnativo e, alla lunga, emerge una certa ripetitività.




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