mercoledì 15 febbraio 2017

SEREN ROSSO'S ERRANT SHADOW, di Maurizio Mazzarella


SEREN ROSSO'S ERRANT SHADOW

Errant Shadow

Ænima Recordings

di Maurizio Mazzarella

Nel mondo della musica sono tantissimi gli esempi di Opere Rock. Ci sono gli esempi di Avantasia e di Ayeron che hanno creato qualcosa di straordinario, altri che invece hanno provato a creare un'alternativa degna di nota, senza però lasciare alcun segno, perché privo di personalità. Seren Rosso aveva in mente di portare alla luce una produzione importante, senza badare a chi potesse assomigliare ed è questa la forza di Errant Shadow, una sorta di Opera Rock che mette insieme tanti musicisti, come per creare un'orchestra tutta per lui, supportata da melodie epiche e sinfoniche, capace di abbracciare una moltitudine di generi che si uniscono per dare vita ad album di grandissima qualità. Errant Shadow è un disco unico nel suo genere, molto rock e neoclassico per quanto riguarda le sfumature metal, dark e gotico nei momenti più oscuri ed immenso nell'interpretazione dei singoli musicisti coinvolti, tra cui spiccano, oltre allo stesso Seren Rosso, Mattia Garimanno alla batteria ed Emanuele Bodo alla chitarra. L'universalità di Erran Shadow, che raccoglie un concept di matrice epica e medioevale, sorprende anche per la sensibilità con coi viene eseguito, con un sapore tipicamente cantatoriale. Basta ascoltare l'estatica From the Abyss To My Earth, un insieme di voci che si fondono creando un vortice sonoro incantevole. L'opener The Captain ha un appeal diretto, colpisce duro, grazie ad un rock roccioso dove le chitarre ricordano i migliori Rhapsody, The Dark Room a seguire, esalta l'aspetto melodico del progetto, oltre che la qualità strumentale e compositiva. In a Cave differentemente è un componimento spiazzante, a volte crepuscolare, dove l'intreccio delle tastiere e delle chitarre crea un letto sonoro ammaliante. Errant Shadow dà molto spazio a momenti poetici dotati di un'atmosfera teatrale alle spalle. E' caso di Such a Lot, dove si passa con grande facilità da momenti lenti ad altri più dinamici. Il momento più elevato di Erran Shadow è senza dubbio Hiroshima, quella che potremmo identificare come la vera impronta che traccia il progetto. Un brano colmo di grandi cavalcate neoclassiche, ispirate ai Rainbow della prima ora, con una strizzata d'occhio al Malmsteen degli esordi. Crows In The Air prosegue sulla stessa scia, anche se le liriche diventano più incisive e maligne, con l'aspetto teatrale più marcato. Il cambio di ritmo è il vero punto di forza del disco, con Broken Dream si ha la sensazione di come Errant Shadow sia la colonna sonora ideale per un romanzo, o di una pellicola d'autore. La parte finale dell'album è dedicata a delle vere e proprie opere d'arte. Delle perle rare all'interno di un prodotto straordinario. Perché in Errant Shadow persiste anche una traccia di prog rock ed è riscontrabile in To The Cygnets Commitee (presente anche in versione acustica come traccia bonus), ovvero oltre sette minuti di musica ispirata ai Genesis di Peter Gabriel. Dal prog rock, si passa ponderatamente al prog metal dei Dream Theater con Just In Heaven, anche se la musicalità si confonde con i Rhapsody della Emerald Saga, senza mai contaminare la personalità di fondo che funge da filo conduttore in tutto Errant Shadow.




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