lunedì 10 luglio 2017

ON THE RAW-“BIG CITY AWAKES”, di Andrea Pintelli


ON THE RAW-“BIG CITY AWAKES”
di Andrea Pintelli

La Spagna da sempre sforna realtà culturali grandiose. Per esempio ci si rivolga al loro cinema, capace di dar vita a film profondi e “diversi” oltre ogni ambito (purtroppo e criminalmente molti di essi non vengono doppiati in italiano); si guardi ai pittori che nel tempo ha partorito, facendoci gioire per secoli di sublimi capolavori; si arrivi quindi alla musica, dove meravigliosamente si può venire a contatto con straordinari artisti, i quali hanno via via dato alle stampe dischi (nel nostro ambito) che hanno saputo mixare la scuola Prog inglese con le loro sonorità latine e mediterranee. E’ il caso che analizzeremo stavolta, prendendo in esame la band ON THE RAW, in particolare il loro nuovo lavoro intitolato “Big city awakes”.
La band è composta da musicisti che hanno fatto parte di ottime band: Jordi Amela, tastiere, Jordi Prats, chitarre, entrambi degli Harvest, nonché dei Dracma negli anni ’90; Alex Ojea, batteria, già negli Harvest; Pep Espasa, sax e flauto, membro di band quali Apple Smell Colour, Utròpic e Otxque!; per finire con Toni Sanchèz, basso, de La Band Puig.



Musicalmente i nostri offrono un ventaglio sonoro che va dal Prog al Jazz, dalla musica elettronica al Rock, dalla Fusion al Groove, rendendo omaggio, fra le note prodotte, a maestri quali Pink Floyd, Supertramp, Spyro Gyra, Snarky Puppy, ecc., ma producendo comunque un loro personale linguaggio sonoro che ne delinea un’identità netta e parecchio creativa. Il tempo dirà se questo sarà un side project, oppure una nuova strada che intenderanno nuovamente percorrere.
Il disco, davvero ottimamente suonato, arrangiato e prodotto, inizia con “Big city awakes”, una canzone che fin dalle prime note ci fa capire che l’ascolto di questo lavoro necessita di una nostra pausa, che va premiato sedendoci per gustarlo appieno (non è certo un CD da ascoltare in macchina…). Un sospiro di tastiere e flauto apre la strada ad un percorso in cui tutti gli strumenti pian piano vanno ad amalgamarsi, fino a produrre una soave refrain guidato con maestria dai nostri. Quel che colpisce maggiormente è la difficoltà che si ha nel collocarlo temporalmente: sembra uscito tanto dagli anni ’70, che dagli ’80 (elettronica), che dai giorni nostri. Il che ci permette di straniarci, per partire, grazie a loro, verso un mondo parallelo fatto, anche, di benessere. Mai sopra le righe, fa dell’equilibrio uno dei suoi punti di forza. Mai, e dico mai, una nota al di fuori del giusto, che non vuol dire prevedibile, anzi tutt’altro (detto per inciso). L’intreccio fra flauto, chitarra e tastiere è qui da manuale.
Roller coaster” inizia in maniera soft, jazzata, direi anche cool, per sfociare in un ritmo incessante, guidato da un basso (quasi) indemoniato, che traccia il cammino agli altri strumenti. L’alto livello del sax permette una lettura del brano che può e deve considerarsi attenta e dinamica. Spesso il tempo cambia, (dis)orientandoci, per riportarci comunque alla prima nota emessa, rendendo appieno il concetto del titolo.
Day 49 inizia con un tempo da marcia, pochi secondi comunque, per sfociare in un grande spettro sonoro che i nostri dominano con professionalità. Un tappeto sonoro fatto da un continuo tema martellante che improvvisamente lascia spazio ad un momento intimo che sembra sospeso nel vuoto, ancora tastiere e flauto a braccetto ci guidano in un luogo fatto di nebbie, paesaggi crepuscolari, luce fioca. D’un tratto la reprise che fa ripartire la corsa, un brano fatto di tre brani, una mini suite che lascia stupefatti.
On the raw” è ovviamente il brano trainante dell’album, titolo del pezzo, nome della band. Quindi dichiarazione d’intenti dai contenuti importanti. Qui il concetto iniziale di equilibrio si fa magia: nessun strumento prevarica l’altro, ognuno è protagonista; pur mantenendo il proprio ruolo, si arriva ad un dialogo a cinque, le cui voci risultano baciate dalla Dea della bellezza: non si può restare impassibili davanti a un lavoro di ricerca sonora simile, in cui questa band si produce con impegno e passione. Un vortice che ti prende non per scaraventarti chissà dove, ma per offrirti la possibilità di osservare con l’udito quante più policromie sonore un brano possa contenere, senza mai risultare stucchevole. “Caravan” ha un tempo accessibile a tutti, una canzone d’atmosfera dai tratti classici messa a stemperare lo straripante discorso della precedente. Quasi un riposo ad effetto, comunque ben congegnato per rilassare le fauci della nostra mente, guidato da un sax veramente ispirato.
Con “Dreams in a box” si torna all’impegno, tempi e controtempi a scaldarci ancora una volta. Ma come i nostri ci hanno ormai abituati, si lascia spazio successivamente ad un momento di lirismo evocativo, che fa da contraltare al brano precedente. Nulla di sinistro, comunque. E si torna ad un ritmo incessante ma lieve (a dispetto delle apparenze), dove chitarra e sax duellano d’immenso.
Everything will come”: torna il flauto a tratteggiare particolari di luce che servono a ricalibrare le nostre sensazioni. Le tastiere continuano il discorso, tante e diverse tastiere, sonorizzate come fossero un’orchestra, con una chitarra che taglia in mezzo la strada per inserirsi con stupenda scelta di tempo, per tornare a parlare proprio con le tastiere stesse. Da rendere merito al grandioso lavoro di batteria, non semplice, efficace e fantasioso. Riassumendo: Fusion (e tanto altro) d’autore.
Two steps from glory” parte in maniera onirica, quasi accomodante, ma un doppio sax ci rende noto che nulla è come sembra e la chitarra ce lo sottolinea, pur restando nell’ambito di un non-tempo in un non-luogo che di riferimenti ne ha pochissimi. Il più consigliato è lasciarsi andare, fidandoci degli On The Raw a farci da guida in questo labirinto sonoro che non produce panico, ma stupore e meraviglia, sia per scelte stilistiche, che per percorsi intrapresi. E’ una sorta di un appassionato bacio musicale.
Looking for mr. Hyde”, ultimo brano del disco, fa dell’elettronica un mezzo per risaltare il percorso del panorama di tutto questo lavoro; quasi dieci minuti di grandiosità, dove compare anche qualche voce a suggellare il tutto. Questo poi sfocia davanti a un panorama che sembra la fotografia della fatica (tutta) che i nostri hanno prodotto: un viaggio conclusivo che, si spera, possa porre le basi per un lavoro successivo, che per qualità e varietà vorremmo equivalente a questo “Big city awakes”.

Un disco, questo, che vale la pena di avere, perché cresce ascolto dopo ascolto, rivelando mille sfaccettature, accrescendo il concetto stesso di musica pensata, creata, sudata, ottenuta, grazie alla forza delle proprie idee. Un disco fuori dal tempo, ma che lo abbraccia tutto.


Formazione
• Jordi Amela- Piano, tastiere e programmatori
• Jordi Prats- chitarre
• Pep Espasa- flauto e sassofoni
• Toni Sànchez: basso
• Alex Ojea- batteria Drums

Brani
1. Big City Awakes 9:58
2. Roller Coaster 5:13
3. Day 49 7:46
4. On The Raw 7:39
5. Caravan 6:21
6. Dreams In A Box 5:39
7. Everything Will Come 7:35
8. Two Steps From Glory 5:56
9. Looking For Mr. Hyde 9:39


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