martedì 8 maggio 2018

TWINK – “Think Pink III”, di Andrea Pintelli


TWINK – “Think Pink III”
Di Andrea Pintelli

TWINK, ovvero l'eroe vivente della musica psichedelica, come in tanti lo hanno definito, rilascia il suo nuovo disco intitolato “Think Pink III” agli albori del 2018, in barba a chi crede che in avanzata età calino motivazioni e ispirazione. Il nostro ha suonato nei The Fairies (1965), Tomorrow (1967), Pretty Things (1968), Pink Fairies e Hawkwind.
Nel 1972 ha fondato i The Stars con Syd Barrett, Ma non hanno lasciato nessun disco.
Il suo disco solista “Think Pink” del 1970 è uno dei migliori album dell'epoca, senza ombra di dubbio. A metà anni '70 ha collaborato con la controcultura punk inglese. Negli anni '80 ha fatto dischi di neopsichedelia. Non si è mai fermato, ma negli ultimi anni ha fatto un disco bellissimo con i Technicolour Dream ed ha collaborato con i Sendelica. Negli ultimi due anni ha registrato “Think Pink II” e ora “Think Pink III”, elettroacustico con tratti barrettiani e tantissima melodia.
Si apre il cielo, squarci di luce ci accolgono in questi pochi elementi che ci vengono diluiti, “Morning” sta a questo: lievi arpeggi di chitarra, sussurri di una voce che non dice nulla ma fa intendere tutto, che è la sensazione che si ha nella magia del risveglio. Un breve segnale per un regalo mai scontato d’ogni giorno. “Fountain” cambia registro immediatamente e ci  fa tuffare nelle sue acque dai mille colori: signori, la psichedelia è servita. Vietato affogare, però! Suggerito il lasciarsi trasportare dai flussi del canto e controcanto ad inseguire parole e concetti fatti a cerchio, sostenuti da suoni d’altrove. “You can’t fool an angel” è un concetto etereo e mai banale, qui ovviamente riportato alla forma canzone. Lievi e ripetuti accordi che paiono vantaggi, ma solo per chi si vuole unire al viaggio nell’azzurro. “Firelight”, d’atmosfera marcatamente onirica, è il ripetersi di un refrain che sembra uscito direttamente dall’UFO Club. Non chiedete, a questo punto, ma andate. Perché l’importante è muoversi. Anche stando fermi. “The Shaitan” è il prosperoso nido dove i suoni liquidi approdano per circondarci d’appetito per l’esperienza. Da chiudere gli occhi e aprire la mente, anzi spalancarla, per ricevere in dono il coraggio di essere. “I miss you” è una ballad diversamente sincera, che si muove sempre sul ripetersi di parole quasi manieristiche, stando a chi come Twink vuole rimembrare l’attimo fuggente nella nostalgia senza malinconia. Esercizio involontario che capita ad ogni persona che sappia provare a se stessa che il cuore non è solo un organo vitale, così come le emozioni sono infinite e inaspettate. “Lydia Ladybird” ha il ritmo che serve dopo l’abbandono al pensiero di poco fa. Dolce, attuale e anche pop. Una canzone che pare più un mantra al servizio della dedica. Un movimento continuo e mellifluo che vuole stamparsi nell’immaginario di chi l’ascolta. “Planet 39 ci riporta nel giardino psichedelico, due minuti di straniante ondeggiare, di spazi senza fine colorati di sguardi profondi e occhiate sfuggenti, di non luoghi in cui non ci si può annoiare. Basta volerlo/i. “Sundown” dice tutto, non serve alcuna lettera per chiarire ciò che è lampante e naturale; un momento di misurato delirio, dove l’orizzonte si tinge di sfumature sempre più scure fino ad abbracciarne il buio che porta riflessione e ombre. Nel pensiero che tanto, comunque, un’altra alba nascerà di nuovo.
Twink, con questo lavoro, formato LP (per la durata), in pochi istanti riesce a portarci dove altri musicisti, con album inutilmente prolissi, non riescono nemmeno a farci percepire i sentori. Meno è meglio?


I brani:
01. Morning 02. Fountain 03. You Can't Fool An Angel 04. Firelight 05. The Shaitan 06. I Miss You 07. Lydia Ladybird 08. Planet 39 09. Sundown



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