venerdì 22 giugno 2018

Max Rock Polis intervista Riccardo Romano


Riccardo Romano Land, "B612": un'ispirazione principesca.
Trascrizione di audio intervista di Di Max Rock Polis

La musica e la letteratura hanno diverse cose in comune. Una è di poter essere due portatrici sane di cultura, un'altra è che possono trarre ispirazione l'una dall'altra. In questo caso Riccardo Romano, valido tastierista già con i Ranestrane e da qualche anno anche con la Steve Rothery band - la formazione del chitarrista fondatore dei Marillion - ha tratto spunto e rielaborato in musica un libro che tutti conoscono, di cui ci ha parlato lui stesso: “Il piccolo principe”.

Ho qui accanto il mio ospite Progressive, sono molto contento che in Italia ci siano questi talenti Prog. Ti vuoi presentare?
“Ti ringrazio, ciao a tutti. Allora, sono Riccardo Romano, questo progetto si chiama Riccardo Romano Land e il titolo dell'album è “B612”, dedicato e ispirato fortemente dal libro “Il piccolo principe” di Antoine de Saint-Exupéry, un libro famosissimo che io ho cercato di raccontare in un modo molto personale. Non volevo fin dall'inizio creare una sorta di trasposizione troppo vicina al libro, quindi è una sorta di mia personale visione, il mio personale viaggio all'interno del viaggio stesso del piccolo principe e del libro.”

Quindi questa è una vera e propria opera rock?
“Sì, questa è un'opera rock perché soprattutto ha la caratteristica che ha differenti voci, differenti cantanti e ogni cantante interpreta un ruolo ben stabilito. L'unica eccezione a questa piccola regola che mi sono dato sono io stesso che interpreto tre ruoli differenti all'interno dell'album: l'aviatore, il piccolo principe e thelamplighter, ovvero il lampionaio. In realtà però nella mia interpretazione, per ciò che è arrivato a me dal libro, la mia intenzione era di mostrare che il piccolo principe e l'autore, quindi Antoine de Saint-Exupéry, siano visceralmente collegati, siano in un certo senso la stessa persona. Il piccolo principe rappresenta un po' l'infanzia e la parte bambina dell'autore stesso, che nel libro è l'aviatore. Quindi in effetti facendone due io interpreto in un certo senso nella mie intenzioni lo stesso personaggio, che interagisce con sé stesso durante tutto il disco. Quindi l'eccezione più che altro è the lamplighter. Per lui avevo pensato a un altro cantante, ma in realtà è una canzone che sento molto personale e quindi ho voluto fare questa eccezione.”

Ricordiamolo questo personaggio, che ha un pianeta che ogni minuto ruota tra giorno e notte, quindi lui ogni minuto accende e spegne la lampada.
“Esattamente, e nel libro è interessante perché appunto l'autore dice che nella sua solitudine lui è un personaggio molto particolare e anche molto affascinante, perché lui è fedele al suo ruolo, fedele a quella che lui chiama “la consegna”, ciò che gli è stato detto di fare: lui continua a farlo anche se apparentemente non ha molto significato. Però secondo me ne ha uno bellissimo perché lui accende la luce per tutti i viaggiatori, e lo trovo molto affascinante.”

È uno che si dedica agli altri, in qualche modo.
“Sì esattamente, è una delle canzoni che sento più vicine perché nelle mie intenzioni è un pò anche la metafora del musicista, e quindi mi sono sentito molto vicino a lui, nel concetto di cercare di accendere la luce e di fare qualcosa che apparentemente non ha molto senso: ne ha solo per chi ha la capacità, il desiderio e la voglia di riceverla.”

Mi sei stato passato da i ragazzi della Ma.Ra.Cash, ho ascoltato il CD e penso che sia un grande album, e non solo perché ci sono tanti ospiti anche internazionali che ci suonano dentro.
“Sì sono stato molto fortunato perché praticamente tutti o quasi tutti i miei amici compagni di viaggio nelle differenti band, nei differenti progetti che ho avuto, hanno deciso di partecipare con me in questo disco. Quindi ricordiamo Steve Hogarth e Steve Rothery voce e chitarra dei Marillion e poi troviamo anche la figlia di Rothery, Jennifer Rothery che interpreta un ruolo fondamentale nell'album, cioè la rosa. Poi abbiamo i miei compagni Ranestrane, tutti e tre: Daniele Pomo, Massimo Pomo e Maurizio Meo. Anche Dave Foster che è il chitarrista della Steve Rothery band, un altro gruppo col quale collaboro con molto piacere da ormai tre anni, abbiamo Andrea Bassato al violino [ex Le orme, ndr], abbiamo anche Lorenzo Feliciati al basso e Sonia Bertin ballerina e cantante nel ruolo molto particolare e intenso della volpe. Quindi tanti amici con me.”

Tanti guest per fare veramente un album notevole, questo “B612” per chi fosse poco pratico è anche il nome dell'asteroide del piccolo principe. È uscito di recente?
Sì è uscito a dicembre, è ancora molto giovane come album, alcune persone che l'hanno ordinato lo stanno ricevendo in questi giorni, è proprio nel suo lancio. Per averlo potete andare sul sito della Ma.Ra.Cash a ordinarlo perché lì c'è una versione che ritengo molto importante: una deluxe che contiene un libro di oltre 100 pagine dove c'è una mia raccolta di poesie, un bonus EP con altra musica che accompagna l'album stesso, le foto originali delle statuine che sono state realizzate in pasta di zucchero da Ilaria D'Angelo. Insomma è una versione molto interessante, chi l'ha ricevuta è rimasto piacevolmente colpito. La trovate solamente sul sito della Ma.Ra.Cash. E poi anche in versione digitale in tutte le piattaforme.”

Mi sai dire che canzone stiamo ascoltando?
“Questa è una canzone a cui sono molto affezionato, quella dell'aviatore, ed è a tutti gli effetti la canzone di Antoine de Saint-Exupéry. È abbastanza lunga, una delle più Progressive dell'album, e la cosa interessante da dire è che nella prima parte lui si rivolge alla rosa, che nella vita normale era la moglie, e nella seconda invece lui riviva un momento molto importante della sua vita che è l'essere pilota di guerra, perché lui era un pilota che ha combattuto nella seconda guerra mondiale e durante questa è morto, abbattuta da un aereo delle SS nel '44. Quindi appunto verso la fine del brano lui vive questi ultimi istanti in cui il suo aereo precipita in mare.”

Ci tengo a sottolineare questo: Riccardo non è che ha preso “Il picciolo principe” e ci ha fatto il riassunto, non ha preso la trama da Wikipedia e ci ha fatto i testi. Lui ha fatto un'opera rock riscritta, riarrangiata e reinterpretata, quindi ha scritto dei testi personali, che seguono il filone de “Il piccolo principe”, però se ne distaccano.
“Esattamente, e ci tengo a dire che non c'è una sola frase citata testualmente dal libro: tutto è rielaborato e personalizzato. Segue in un certo senso la cronologia, però anche su questo ci sono alcune piccole deviazioni, alcuni flashback, è tutto rielaborato in chiave personale.”


Dentro la versione deluxe ci sono anche delle poesie, quindi immaginatevi non solo la bravura di questo artista, l'ecletticità che non si ferma a suonare, a cantare, ma va anche in altri settori letterari e non solo.
“Sì, guarda, è interessante dire questo, anche per spiegare il nome del progetto, Riccardo Romano Land. Perché “land”: perché io lo immagino veramente come una sorta di mia terra, mio territorio, mio panorama, in cui appunto è una sorta di contenitore, dove mettere veramente varie forme d'arte. Nella versione deluxe c'è fotografia, c'è musica, c'è poesia, diversi linguaggi fondamentalmente per raccontare la stessa cosa: il mio mondo, il mio modo di vedere le cose.”

È un'opera complessa, ma quanto ci hai messo per concepirla?
“Il viaggio è stato molto intenso e molto lungo, c'è un lavoro e una gestazione molto lunga, addirittura il progetto iniziale, l'idea parte dal 2012, quindi è un progetto che veramente ha 5 anni di lavorazione in diverse fasi, anche se non continuativa. Ho fatto diverse cose nel frattempo, però la forbice del progetto è di 5 anni.”

Però si sentono la qualità, l'intensità, le sonorità. Non è una copia delle suite del Prog anglosassone: è personale e studiata. Non si può rinchiuderlo in una definizione, ci sono tante contaminazioni.
“Dici una cosa molto interessante, mi viene in mente uno dei miei dischi preferiti che mi ha cambiato la vita: “Brave” dei Marillion. In una intervista Steve Hogarth dice appunto questo: che la magia di “Brave” forse non solo è nelle canzoni singole, ma nel totale che è più forte delle canzoni prese singolarmente. Forse in un certo senso anche quest'album è così, va ascoltato tutto per cogliere il senso del viaggio, del percorso.”

Intanto abbiamo messo la title trackB612”.
Sì “B612” musicalmente presenta uno dei temi, delle melodie fondamentali dell'album che poi torneranno in vari modi. Nel brano “Echo of solitude” verrà cantata la stessa melodia però dalla rosa, quindi è un tema portante dell'album. “B612” rappresenta una sorta di introduzione al viaggio, che inizia nel brano successivo “Invisible to the eyes”.”

Ci canti ancora tu qui?
“Sì in “B612” sono io alla voce, nelle mie intenzioni è l'autore del libro, quindi l'aviatore che si rivolge al piccolo principe e gli dice “io seguo la tua vita, io seguo il tuo cammino, e in un certo senso io sono legato a te perché tu sei una parte di me”.”

È prevista qualche data dal vivo, qualche modo di poterti sentire?
“Sì guarda io sono riuscito a incastrare i vari impegni con la Steve Rothery band in Europa, poi ad aprile io e Jennifer Rothery saremo di supporto a una band molto importante per una data o più e a maggio sarò in tour con le Ranestrane. In tutto questo siamo riusciti a organizzare al Crossroads di Roma il 30 marzo la presentazione dell'album, assieme a una tribute band dei Marillion, i Neverland. Sarà molto interessante con questa nuova band che abbiamo formato, ottimi musicisti.”

Grazie a te allora, break a leg per le tue attività con Ranestrane e i tuoi altri impegni.
“Ti ringrazio moltissimo. Ciao a tutti.”




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