martedì 16 ottobre 2018

Zeroth- The Age of Mechanical Machines, di Gianni Sapia



Zeroth- The Age of Mechanical Machines

Di Gianni Sapia


Studio. Cerco e frugo. Poi a un certo punto leggo un titolo:" Zeroth: ispirato al cervello umano" e mentre leggo di questa tecnologia che pare possa, per così dire, imparare dall'esperienza, senza programmi, in completa autogestione, mentre lo leggo appunto  ascolto Albert, The Android e l'associazione scatta naturale: Albert è il mio Zeroth! Mi succede sempre così quando la musica mi coinvolge, quando mi riveste della sua pelle e mi rende impermeabile alla realtà. Fantastico, divago, me la viaggio insomma. E il viaggio che sto per intraprendere sulla decapottabile The Age of Mechanical Machines di Zeroth è di quelli da capelli al vento e mondo che scorre ai lati della strada. Un godimento!


Sulla pagina Facebook della band c'è tutta la loro storia, io ora vi presento i protagonisti: Jessica JeM Modena voce e piano, Paolo Canepa chitarra, Mattia Calcagno basso e Enrico Carmeli batteria, in una parola Zeroth. Bene, ora volume a stecca e il silenzio ancora lascerà spazio all'unico suono migliore di se, la musica.

The Age of Mechanical Machines è un disco bello e ben fatto in cui i ragazzi sono riusciti a far coesistere sonorità, per così dire, complesse con melodie gentili all'orecchio.


La band corre veloce, confrontandosi con tutte le declinazioni del rock. Si sentono le influenze di gruppi come Dream Theatre, Rush, King Crimson, Muse. Ci si inizia a stupire fin da subito, col primo pezzo, che dà il titolo all'album. L'attacco è strepitoso, una serie di coinvolgimenti di strumenti esaltante e il pezzo scorre potente, senza farci mancare quelle sorprese musicali che saranno una costante di tutti i brani dell'album. Si prosegue col mio Albert di prima. Albert, the Android è una canzone seducente e sinuosa vestita di un attillato abito rock. L'interpretazione di Jessica è accattivante quanto coinvolgente. E poi si aprono tutti i pori della pelle per percepire con sesti e settimi sensi tutta la dolcezza e la gentilezza che Tomorrow si porta dietro e l'odore dei colori prende il sopravvento. Il viaggio nell'era delle macchine di un uomo, la cui stessa identità umana è messa in dubbio dal rapporto simbiotico, se non addirittura di sottomissione, che ha con le macchine, prosegue con Update e non poteva essere altrimenti. Un pezzo fatto di variazioni sul tema che gode di picchi di tonalità sia alti che bassi. Un ulteriore conferma del talento e dell'eclettismo degli Zeroth che sembrano pogare tra le righe del pentagramma. Tra speranza ed un accennato fatalismo il disco si chiude con I'll Change the World e ancora la contaminazione riesce grazie all'abilità degli Zeroth di saper mantenere in equilibrio tutta quella musica che li ha emozionati fino ad ora. Silenzio, tocca a te. E nel silenzio le note suonano ancora nel mio cervello. In poco meno di mezz'ora ho goduto di potenza, seduzione, dolcezza, fatalismo, riflessione... e ora le mie dita mi guardano, sembrano chiedermi di smetterla con le parole e le orecchie, cuore e cervello, stomaco, le viscere tutte sembrano essere d'accordo con loro. Ne vogliono ancora. Basta parole, vogliono musica. Vogliono The Age of Mechanical Machines, vogliono Zeroth!

P.S.


E io lo rimetto...


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