martedì 27 febbraio 2024

"Physical Graffiti": era il 24 febbraio del 1975


Usciva il 24 febbraio 1975 "Physical Graffiti", sesto album dei Led Zeppelin...
Di tutto un Pop…
Wazza


"Physical Graffiti", ovvero i Led Zeppelin al culmine della carriera e della creatività. Con questo capolavoro i Led infatti portano a termine quella maturazione artistica iniziata da "III" e proseguita con "Houses of the Holy", arrivando a creare l'unico album doppio della loro discografia in cui sono sapientemente miscelati vari generi musicali, dall'hard rock fino al funky, passando per il blues e per sonorità orientaleggianti, con picchi di espressività e intensità veramente altissimi.

Album che si apre con "Custard Pie", un hard-rock dalle sonorità ruvide, per poi passare al rock più "pulito" di "The Rover", brano del '70, in cui Page piazza un riff dei suoi e uno dei suoi assoli di più perfetta costruzione. Segue "In My Time Of Dying", uno standard blues, a cui la batteria rovente di Bonham, il canto drammatico di Plant e la sadica chitarra di Page danno un'intensità emotiva spaventosa facendone un baluardo dei Led. Si continua con la smorfiosa "Houses Of The Holy", risalente al '73, con un pesantissimo brano funky, "Trampled Under Foot", con Jones che spicca alla tastiera e con Plant che canta le analogie tra la meccanica dell'automobile e l'atto sessuale, per arrivare all'apoteosi di "Physical Graffiti": "Kashmir". L'imponente batteria di Bonzo, il lento e maestoso riff di Page e di Jones, sempre alla tastiera, e il racconto di un viaggio epico di un Plant in grande forma, fanno di questo brano un viaggio mistico tra le sonorità orientali e gli danno un livello di espressività e di emotività altissimo.



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