domenica 10 marzo 2019

FRANCESCO DI GIACOMO – “LA PARTE MANCANTE” Di Andrea Pintelli


FRANCESCO DI GIACOMO – “LA PARTE MANCANTE”
Di Andrea Pintelli

Certamente. Ma per nulla scontato. I brividi arrivano anche se non li chiami e, a volte, proprio non ne vogliono sapere di andarsene. Eccoli, eccoli che arrivano, e non ci si può fare nulla. Ti prendono, ti avvolgono e se son veri, ti tengono compagnia, che lo si voglia o meno. Possono essere di tante tipologie, ma sempre vibrare ti fanno. Così capita che dopo una giornata di lavoro, sprofondato nel tuo divano preferito, facendo zapping qua e là in cerca di evanescenza, ci si può imbattere in una faccia nazional-popolare (Fabio Fazio), in un programma evento che rappresenta il massimo del nazional-popolare (festival di Sanremo), e che proprio quella faccia ti comunichi, prendendosi una parentesi da quel nulla musicale, che uno dei più importanti in senso assoluto, la voce del prog e degli anni ‘70 ma non solo (insieme a Demetrio Stratos, ovviamente), l’icona del rock made in Italy non ci sia più. Stop. Fine. Game over. Volato via, dopo un tragico schianto. Lacrime immediate che solcano il viso, immediatamente risvegliato da quella notizia che non avresti mai voluto sentire. Allora spegni TV, cellulare, tutto, e via a letto, sperando che l’indomani porti più sogni che incubi. Al risveglio, fai ancora fatica a crederci, per cui guardi internet e ovunque si conferma quanto ascoltato poche ore prima. Tremenda perdita, profonda frattura col passato. Sali in macchina e metti “Darwin” e ancora il corpo tutto si informicola. Avverte che la pressione sale, provata da cotanta tristezza. Entri in ufficio, non saluti nessuno, e speri che le 17.00 arrivino alla svelta. Tanto gli altri capiranno, pensi fra te e te. Il pensiero è sempre là, sulla barba e sul sorriso beffardo del destino, che la sera prima si era vestito da Francesco Di Giacomo, portandocelo via. Sì, perché LUI è di tutti noi, è un mistero e una ricchezza, un vanto e una strada da percorrere nella serenità. Certamente. Se ne può e se ne deve parlare al presente, siccome chi ha costruito, chi ha dato, chi ci ha fatto scoprire l’oro oltre la banalità, non morirà mai. Ogni nostro pensiero verso di lui, lo farà vivere sempre. Però, al tempo stesso, e senza fare gli ipocriti, diciamo, e forse urliamo, che ci manca molto. La sua arte vive e vivrà con noi, ma non potremo ascoltare più la sua voce in una nuova intervista, in un programma radiofonico, in TV, dappertutto. E dormi, ancora, sperando in un miracolo. Puntuale come il mattino, accade. Quello che non si aspetta, arriva, prima o poi. Già, mancava qualcosa, un parte o un solco, un altro suo commento-insegnamento sulla vita, un qualcosa di grande come LUI, che era meravigliosamente BIG in ogni senso. Questo miracolo è il nuovo album di Francesco insieme a Paolo Sentinelli, uscito da pochi giorni solo nelle edicole (per ora) e fortemente voluto anche da sua moglie Antonella Caspoli: “La Parte Mancante”. 


Pensato, creato e realizzato durante gli incontri fra i due, dopo i loro pranzi-meeting, a casa dell’uno o dell’altro. Paolo è riuscito a musicare l’immensa poetica di Francesco, dando risalto alla sua inimitabile voce, senza mai coprirla di strumentazione varia. Ne è uscito un lavoro che, in alcuni casi, mette i brividi, ancora loro, ma stavolta fatti di bellezza, orgoglio e speranza ripagata, mischiati a una goccia di malinconia. D’altronde Francesco era, ed è, lo splendore di “casa nostra”, il lungo respiro di chi voleva davvero essere. Alla fine di uno dei concerti del Banco del Mutuo Soccorso al quale ho avuto l’onore di assistere, ci regalò uno dei suoi insegnamenti, disse: “…e siate gentili”. Davvero in poche parole riusciva a metterti di fronte alle responsabilità.
Venendo al disco, esso è pieno di tesori, come fosse uno scrigno da aprire e scoprire piano piano. Alcune canzoni escono alla distanza, ma in ogni passaggio si ha la sensazione di intimità. Quasi un poeta che ci parli in prima persona. Date uno sguardo all’iconica copertina per partire a capire la magnificenza che pervade quest’opera. “In quest’aria”, in apertura, è un inizio splendido, dalle sue parole si capisce quanto avesse dentro di sé questo infinito essere umano. Ascoltate parola per parola, non lasciatevi sfuggire nulla, perché sono dritte preziose. La sua voce ha potenza e ti fa guardare lontano. Permette tantissimo. Accompagnata soavemente da battiti di suoni che sembran cuore. ”Il senso giusto” ti fa chiedere perché intorno a noi non possano esserci più persone o personaggi come Francesco. Ti fa arrabbiare tutto ciò, perché basterebbe davvero poco per camminare meglio. “Emullà” è una song sperimentale, dal testo ai suoni aggressivi, che prendono sia da certo jazz che dall’elettronica big beat. Inusuale, ma davvero più avanti di chi si definisce così. “Luoghi comuni” sono sei minuti di echi, voci più voci più voci che Francesco ci regala in un’ottica di estremo coraggio. Modernità della più fine, senza mai lasciare da sola la sua poetica. Fatevi ammaliare da alcuni passaggi che profumano di importanza. “4 parti” è un passaggio giocato sugli archi, un minuto sottovoce quasi, che ci conduce a “Insolito”. Quanti sentimenti vicini al Paradiso (ovunque esso sia) ci vogliono per scrivere, cantare con tanto trasporto, interpretare una così profonda speranza? Quante tonnellate di limpidezza e bellezza può contenere un solo uomo? Io non lo so, ma Francesco lo sa. Personalmente tutto ciò mi ha commosso. Ti tocca nel profondo, oggettivamente. Quasi un’implorazione. “La parte mancante”, title track, è un capolavoro, senza dubbio. Un pianoforte perfetto, la sua voce intensa che riempie ogni spazio, le alte parole declamate, insieme sono una meraviglia. Si rinasce ogni volta che la si ascolta. Incredibile. “Lo stato delle cose” prosegue nel discorso della profondità d’animo, pervasa com’è da una luce che la pervade. Insieme si può, sembra dire. Un messaggio da tenere stretto e fare nostro, per non perderlo mai più. “Quanto mi costa”: la stranezza dell’oggi, messa in versi, una riflessione musicata in modo quasi sinistro, a volerne sottolineare i sussurri. Aprite le orecchie, spalancate gli occhi, in piedi tutti. “In favore di vento”, chiude in maniera splendida questo grande LP, che è il regale che Francesco ha voluto farci per dirci che c’è tanto ancora da fare per noi stessi, che siamo la possibilità della gioia. Un arrangiamento sopraffino, un coro che va a braccetto alla voce che sale fino in cielo per spronarci ad essere migliori. Non è fantascienza, è solo e fortissimamente Vita.

Quando avevo nove anni, dal campo sportivo del mio paese, venivano note musicali che gravitavano potenti sopra le nostre chiacchiere di una calda serata d’estate. Mi intrufolai, grazie al compiacimento di un mio vicino di casa alla cassa d’ingresso, e rimasi sbalordito: era la prima volta che assistevo a qualcosa al di fuori della Musica Classica. Sentii che c’era qualcosa che la comprendeva, ne esaltava i concetti, insieme al mio nuovo amore rock. E poi quella presenza sul palco che ipnotizzava. Erano i ragazzi del Banco del Mutuo Soccorso, e quello era il mio primo concerto. Un altro regalo. Non posso che sentire tutto il mio bene per Francesco Di Giacomo, gli devo i miei ringraziamenti per avermi migliorato con la sua poesia, ovunque egli sia. Sicuramente anche dentro di me. 
Abbracci diffusi (oggi soprattutto a LUI).

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