domenica 2 giugno 2019

OverKind – "Acheron", di Andrea Zappaterra

OverKindAcheron
Di Andrea Zappaterra

Gli OverKind sono nati nel luglio 2016 a Verona per volontà del chitarrista Riccardo Castelletti, il bassista Filippo Zamboni e del cantante Andrea Zamboni. Successivamente si unisce il batterista Nicolò Frazzaroli ma in realtà già c’era stato un tentativo prog-metal con il nome Fatal Destiny, e l’album “Palindromia” aveva riscosso ottime critiche.
Ora con Acheron, uscito a fine 2018, la nuova formazione media influenze metallico/pop/rock rifacendosi a gruppi come i FooFighters, i Metallica, i Muse, i Queen, Dream Theater, Timoria, Alter Bridge e lo fa con molta discrezione e buon senso artistico, senza strafare, entrando in punta di piedi nel mondo musicale ma con le idee ben chiare.

La storia di Acheronte - nota dalla Dantesca Divina Commedia -, traghettatore di anime oltre quel confine per cui è impossibile fare ritorno, è un tema sempre attuale e sempre coinvolgente e qui il discorso viene ampliato con la descrizione dei gironi infernali catalogati per peccati, allegoria del nostro mondo reale.

I brani suddivisi in cerchi o gironi iniziano con il suono di un remo che fende l’acqua sulla barca traghettatrice nel primo pezzo, Acheron, ma si passa subito ad tiratissimo rock-metal di grande effetto, carico e intenso, quindi Love Lies (Paul & Francis) mette in risalto le doti canore di Andrea Zamboni in un brano altalenante tra un acidissimo rock e una melodia dolcissima.
Cerberus invece riporta la voce su acuti esaltanti lanciati a squarciagola. Circle IV’s interlude è un brano classicheggiante, ma dura poco, perché si riparte subito dopo con la vivace Anger Fades, una ripresa del tema musicale condito con chitarre distorte allo spasmo, ritmo accelerato e adrenalinico.
La dolcissima Flames fa capolino con la sua romantica introduzione degna di riportare la classe canora ad un livello elevatissimo, veramente da ugola d’oro per cantare quegli acuti sovrapentagramma, ma la dolcezza non si ferma e continua con forse il miglior brano dell’album, la melodica Hallow Man’s Secret un intimistica pop/song degna di una grande  band così come My Violent Side introspettiva e languida, circondata da note di un pianoforte rassicurante contrapposte all’aggressività di una chitarra urlante.
Ed ecco il rock si riscatena con All is Gray - un riff travolgente che riporta i twitter a vibrare oltre i Woofer - e la splendida End of a souless thief, accordi aggrovigliati alla descrizione psicologica, che bene esprimono il disagio interiore di chi trova l’inferno qui sulla terra.
Traitor’s Letter è suonata solo da un pianoforte magico e da un tocco di maestria esecutiva e suggestiva, e infine The Fiend chiude l’album, ripercorrendo il tema centrale, rockeggiante e graffiante.

La peculiarità di tutto il lavoro, oltre alla qualità e la tecnica impeccabile, è il tentativo riuscito di dare un’anima alle anime, cioè un concept album imperniato sulla descrizione dei nostri mali attuali visti attraverso l’ottica dantesca, con l’allegoria dei gironi infernali assegnati con lucidità a quanto più affligge l’umanità anche ai nostri giorni.


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