martedì 30 luglio 2019

Paolo Giaccio: qualche testimonianza...


Un altro pezzo della nostra storia musicale e culturale ci ha lasciato.
Paolo Giaccio uno dei "pionieri" della radio, divulgatore di buona musica, giornalista, autore e molto altro.
Allego ricordo di Carlo Massarani ed altri presi in rete...

RIP Paolo.
Wazza

Addio Paolo Giaccio.
E morto Paolo Giaccio, giornalista musicale, autore e dirigente televisivo, per decenni infaticabile aggregatore di talenti. Ha debuttato, alla radio nella redazione di «Per Voi Giovani» alla fine degli anni Sessanta contribuendo allinnovazione della radiofonia italiana. Fra le sue «creature» più importanti il settimanale «TV Odeon» con Brando Giordani e soprattutto il programma Cult «Mister Fantasy»
  PER VOI GIOVANI,1971-trasmissione radiofonica
from left to right :PAOLO GIACCIO, CARLO MASSARINI, MARIO LUZZATTO FEGIZ, TERESA PIAZZA, RICHARD BENSON

Di Carlo Massarini

Canzone per un amico.

Come e cosa si scrive di una persona che ti ha cambiato la vita?
Perché Paolo Giaccio è stato la persona che ha inciso di più nella mia vita professionale, e quello che abbiamo fatto insieme rimane, senza false modestie, nella storia della radio-televisione italiana.
E’ partito tutto, un po’ per gioco un pò sul serio, da un negozio di vinile. Come High-Fidelity, come si usava conoscersi, studiarsi e frequentarsi in quegli anni in cui gli Lp che portavi sotto il braccio erano la tua carta d’identità. E quindi, il tuo biglietto da visita per ‘entrare’ (dovunque fosse l’ingresso), o essere lasciati fuori, a cercare un altro gruppo, con altri gusti. A Roma era Consorti, e su quell’angolo di Via Giulio Cesare sono sfilati molti di quelli che adesso fanno - nei modi più diversi - il mestiere del comunicatore, o del discografico. Lui era più grande (2 anni a quell’età fanno la differenza, tanto più se, come Paolo, sei nato già grande), e ha aperto la pista. Era una pista da scoprire, tracciare, non c’erano precedenti, non c’erano istruzioni. La via al rock in Italia. All’inizio Per Voi Giovani, ereditata da Renzo Arbore, in coppia con Mario Fegiz. Era il 1970, e l’Italia viveva uno strano post-68, che sarebbe presto deragliato in guerriglie e guerra. Intanto, c’erano scuole e fabbriche occupate, fermenti giovanili e bollenti, voglia di cambiamento. PVG si collegava con i luoghi, faceva sentire le voci, risvegliava coscienze. Troppo. Per volere del Ministro dell’Istruzione di allora Paolo fu esiliato a Londra (che nel 1971 era un bell’esilio, oggettivamente), e al suo posto entrai io. Ero quello che ‘sapeva bene l’inglese’, che mi era già valso un ruolo di traduttore dei testi, perché, giustamente, sosteneva che per farle arrivare in tutta la loro forza le canzoni di Dylan, Cohen, Stones e Zappa e tutti gli altri le parole andavano comprese, godute. Come quelle di una nuova generazione di cantautori italiani.
Non c’era Internet, gli Lp e i 45 giri venivano pubblicati in Italia con ritardo imprevedibile (anche mesi, ‘Mr Fantasy’ uscì a dicembre ’67 e lo comprai a marzo ‘68…), a volte mai. Non c’erano programmi alla radio, né alla tv, poche finestre non specializzate in cui potevi magari beccarti qualcosa di clamoroso, ma per caso. Il rock non era di massa, i ragazzi non potevano sapere cosa uscisse in GB e USA, quando sentivano per la prima volta Traffic, o Pink Floyd, o Genesis e Van der Graaf sgranavano occhi, spalancavano le orecchie e ringraziavano di avergli fatto conoscere musica che nemmeno immaginavano esistesse. Si trasmettevano gli album per intero. Gli Spotify kids non capiranno come fosse possibile, se guardo indietro sembra davvero una favola di qualche secolo fa.
A metterla in onda c’era un gruppo variopinto di pionieristici dj molto diversi di testa e di gusti: Massimo Villa, Michelangelo Romano, Raffele Cascone, Richard Benson, Dario Salvatori, Gianluca Luzi, Claudio Rocchi, due ragazze -opposte anche loro- Fiorella Gentile e Maria Laura Giulietti, e lo stesso gruppo, sempre mutevole per via della contrattualistica RAI, scese anche la notte e a Popoff (beh, notte, 21.30, ma dopo c’era il Bollettino dei Naviganti e la filodiffusione…). Paolo era un fratello maggiore, suggeriva, faceva da cuscinetto con i dirigenti, stimolava, e apprezzava le stranezze – anche se la sua bibbia era Neil Young, ognuno di noi ha una stella polare.
Finito il decennio della radio, Paolo entrò come funzionario a RAI1 sotto la guida del grande Brando Giordani, direttore che - come Paolo Valmarana a Raio Uno- lasciava fare ‘ai ragazzi’, pensando che qualcosa di buono ne sarebbe uscito. Più che buono, direi. Epocale. L’intuizione di Paolo di raggruppare in un programma quello che da qualche anno, ma come materiale promozionale, era usato a volte negli intervalli al posto delle pecore, e di farlo in un contesto televisivo nuovo, è la grande idea di Mister Fantasy, il primo programma al mondo (prima di MTV) sui videoclip. L’epopea di MrF fa parte dell’immaginario collettivo di una generazione: centinaia di video trasmessi, tanti artisti lanciati e tanti altri già affermati ripresi in modo nuovo, la grafica -straordinaria- di Mario Convertino. Vicinanza ai movimenti artistici milanesi (l’architettura dello Studio Memphis, con Sottsass e Mendini), aperture sul mondo del video-teatro, video-moda, video-design. Puntate in studio, a casa, sui tram, all’estero, nei locali. Le video-lettere, peccato non averle tenute, racconterebbero molto di quegli anni, e dei ragazzi che li abitavano, ‘fra il TG della notte e l’alba’. Video era la parola chiave degli anni ‘80, in cui la musica stava cambiando ancora, con l’ingresso delle strumentazioni digitali. Una tv nuova, diversa, piena di intuizioni, di contaminazioni, internazionale di gusto e di intenti. Paolo era uno che amava vivere, circondarsi di gente, conoscere di tutto, era uno degli uomini più curiosi che ho conosciuto. Sapeva cogliere le novità nell’aria - se cercavi una nuova tecnologia, potevi essere sicuro di trovarla da lui - e trasformarle in spunti televisivi, o di vita. La locanda Solferino a Milano era una base operativa, un porto di mare, in fondo una replica della sua casa, dove ogni cena, o festa, era un punto interrogativo: chi ci sarà stasera?, e puoi giurare che gente con cui discutere, o abbracciarsi, o interrogarsi, o rivedersi dopo 20 anni ce n’era sempre. Era questa la sua genialità: mischiare, divertirsi a farlo e vedere cosa ne veniva fuori. Sempre con una gentile e invisibile regia, mettendo sempre a proprio agio, perché se si è signori e se ami la vita non puoi usare le persone, ma aiutarle a costruire qualcosa di diverso.
Il diverso, il nuovo, è stato sempre il motore. Come quella notte di febbraio 95, una telefonata dal nulla per dire “ti chiamerà Renato Parascandolo (un altro del gruppo di PVG, Nagra in spalla e interviste politiche, poi direttore di Rai Educational), ti proporrà un programma piccolo. Ma tu accetta, perché è il futuro”. Era Media/Mente, era Internet, era davvero il futuro. Io non lo sapevo, lui sì. O come quando mi chiamò, da vicedirettore di Rai5, e nel tempo, in direzione ostinata e contraria, siamo riusciti a riportare in onda un magazine di musica, Ghiaccio Bollente. La musica. Ci ha legato l’ossessione di fare qualcosa di qualità in quel campo così importante per noi e così ignorato in tv. Lo strumento di comunicazione e condivisione più importante dei nostri tempi, una fonte inesauribile di emozioni, e non un programma. Sapevamo che c’erano storie da raccontare, narrazioni da mozzare il fiato e far salire i lucciconi, e si faceva fatica ad avere uno spazio, persino di notte. Strano mondo. Ma forse era la nostra visione a essere ormai ‘contraria’. Voler raccontare le storie, e la storia, scendere in profondità, quando tutto è così rapido, superficiale, fatto al volo e al volo dimenticato. Questo è uno dei motivi per cui Paolo mancherà non solo a me e a quel gruppone di amici costruito nel tempo, ma -anche se non lo sanno- a tante altre persone.
Negli ultimi anni ci sono stati pezzi della mia generazione che ci hanno lasciato, creando un vuoto impossibile da colmare, e delle memorie meravigliose e irripetibili. Lasciandoci ‘helpless’, piccoli e impotenti di fronte allo scorrere della vita. Questo è il più grande di tutti.
Ciao Paolo, grazie di 50 anni di amicizia, e dovunque tu sia, long may you run.


                       PROGRAMMI RADIO TV DEGLI ANNI 60-70 / 1: POPOFF

Il titolo era ovviamente un gioco di parole, pop-off, ovvero oltre la musica pop, fuori dalla musica pop, ma ricordava anche il nome dello scienziato russo Alexsander Popov, studioso delle microonde poi usate per la tecnologia radio (insomma, una sorta di rivale di Marconi) e suonava comunque come una parola russa (erano di pochi anni prima il Dot tor Zivago e il successo italiano del "kasachock").

Il programma è andato in onda dal 22 ottobre 1973 al 2 ottobre 1976, nel nuovo spazio serale dalle 21 e 30 alle 22 e 30, per sei giorni la settimana (domenica esclusa) sul secondo canale di Radio RAI (allora Secondo Programma). Per diversi anni seguiva il programma musicale di grande successo Supersonic, di taglio più commerciale, costituendone una sorta di integrazione con generi meno noti al grande pubblico. La collocazione era una novità per la Rai, che apriva così una nuova fascia serale, sinora non dedicata a questo genere di programmi. Costituendo così anche una anticipazione della fascia serale che poi sarà ampiamente utilizzata dalle radio libere che sarebbero arrivate 3-4 anni dopo.
Curatore della trasmissione era Paolo Giaccio, poi Paolo Grazzini, conduttori molti degli stessi presentatori della edizione pomeridiana di Per voi giovani, che alla sera potevano proporre musica meno condizionata dalle esigenze della fruibilità e dai ritmi derivanti dalla collocazione in una fascia oraria molto frequentata. Al microfono quindi buona parte del giro di Per voi giovani, a partire da Carlo Massarini, che iniziava le trasmissioni annunciando: "Popoff, un'ora di sana e solida musica rock!" e dal popolare Raffaele Cascone con la sua idea, condivisa con Massarini, di "rock del Mediterraneo".
Potevano essere proposti oltre al rock, brani di jazz, soprattutto del più attuale jazz-rock, oppure progressive di durata inconsueta (pur se anche a Per voi giovani non esistevano vincoli di durata così stringenti come ora), oppure folk con contaminazioni varie, più raramente hard-rock e metal. Era anche possibile, nella dimensione più rilassata e riflessiva della sera, recuperare la musica del recentissimo e fecondo passato, che non aveva fatto in tempo a raggiungere il pubblico italiano.
I primi conduttori sono stati Fiorella Gentile, Massimo Villa, Carlo Massarini, Maria Laura Giulietti, Dario Salvatori, Michelangelo Romano, che il martedì presentava i cantautori italiani e si alternava con Gianluca Luzi. In seguito si sono aggiunti Nicola Muccillo, Raffaele Cascone.
Non c'erano vere e proprie sigle di apertura e chiusura, e cambiavano anche con i conduttori, una sigla di chiusura del programma spesso utilizzata è stata Aegian sea degli Aphrodite's Child.
A fine '76 il programma venne cancellato, per essere sostituito all'inizio dell'anno successivo da un programma di impostazione simile, chiamato Radio 2: 21 e 29. Dei conduttori precedenti rimase il solo Massarini (che abbandonò prima della fine di questo ciclo per contrasti con la produzione), assieme a Fabio Santini, Peppe Videtti, Rossella Lefevre, Sabina Fabi.


(nella foto P. Giaccio, a sin. con gli occhiali, insieme a R. Cascone e Chiara Forzano)

Addio a Paolo Giaccio.
Conduttore radiofonico di Per Voi Giovani negli anni '70 insieme a Raffaele Cascone, Carlo Massarini, Claudio Rocchi, Mario Luzzato Fegiz.
Pionieri in Rai della musica alternativa (così era denominata a quel tempo la musica pop e rock per distinguerla da quella commerciale) e della controcultura giovanile.
Per Voi Giovani e Pop Off furono le trasmissioni radiofoniche che fecero da colonna sonora alla mia gioventù e a quella di tanti altri di quella generazione.


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