lunedì 7 ottobre 2019

KEV ROWLAND – THE PROGRESSIVE UNDERGROUND VOL.1, di Andrea Pintelli



KEV ROWLAND – THE PROGRESSIVE UNDERGROUND VOL.1
Di Andrea Pintelli

Per gli ammalati di esterofilia, per i neofiti del Prog, per un ripasso divertente e veloce per chi già conosce, è uscito il volume 1 (artisti dalla A alla H) “The Progressive Underground”, edito da Gonzo Media Group, ma soprattutto scritto e compilato da Kev Rowland, guru del giornalismo moderno del nostro amato genere musicale.
La scorrevolezza del suo stile, la ricchezza di informazioni ivi contenute, la generale aria di positività trapelante dai suoi pezzi, ne fa un’opera indispensabile per tutti coloro che gravitano attorno al dorato mondo del Progressive mondiale. Già, perché in questa raccolta dei suoi scritti, che vanno dal 1990 (anno in cui prese in carico la direzione della meravigliosa rivista “Feedback”) al 2006 (anno del suo spostamento in terra neozelandese), trovano spazio artisti e gruppi da più parti, ovviamente non solo inglesi (terra che diede i natali al Prog e ovviamente al bravissimo giornalista Rowland).
Durante la sua permanenza alla guida di “Feedback”, assemblò e diede alle stampe 80 uscite, per un totale di 11.000 pagine di leccornie Progressive, ora qui riportate. Ricordo che gli altri due volumi saranno editati entro l’anno, vol. 2 dalla “I” alla “S”, vol. 3 per il restante e sue recensioni di DVD e live. Quindi preparatevi a investire qualche soldino in questi 3 ricchissimi volumi, siccome ne vale assolutamente la pena, visto com’è stato prodotto il primo volume, da me letto in pochi giorni, nonostante le quasi 300 pagine.

Il libro è introdotto dalle belle parole di Stu Nicholson dei Galahad e si arricchisce di commenti di Greg Spawton (Big Big Train) e Clive Nolan (Arena, Pendragon).
Kev Rowland, grande collezionista di dischi oltre che giornalista, dedica questa opera alla moglie Sara - senza la quale “Feedback” per come lo conosciamo non sarebbe mai esistito - e alle loro figlie e al loro supporto morale.
Le recensioni raccolte sono per dischi usciti nel periodo in cui Rowland diresse il giornale e sono secche, dirette sì, ma appassionanti nel loro intercedere. Usa parole che profumano di Prog, certamente, ma senza condirle con orpelli inutili. Il tutto, ovviamente, scritto in inglese. Trovano quindi spazio band note e meno, ma tutte portate in risalto nelle loro peculiarità.
Ora il nostro collabora anche per la Bibbia del Prog mondiale, ovvero per il fondamentale sito internet “Progarchives” (www.proarchives.com), e nel solo 2018 ha rilasciato 850 recensioni di vario genere.
Si punta sulla revisione storica di una fandonia che circola da anni, ossia che nel 1976 il punk (già, volutamente scritto in minuscolo vista l’assente caratura tecnica) soppiantò il Progressive, accusato da giovanotti illetterati e senza senno di essere suonato da vecchi dinosauri. Quindi sporcizia varia che pensò di fare rivoluzioni, ma che invece fu creata ad arte da qualche cervello illuminato dalle sicure possibilità di guadagno (la stilista Westwood, suoi gli abiti di rappresentanza, e il tanto odiato Malcolm McLaren), grazie a tre accordi e attitudine che divennero subito moda, giusto il contrario di quello che avrebbero voluto essere, contro genialità inventiva e lungimiranza artistica mai decisa dall’alto, ma dalla sensibilità infinita di Artisti (già, con la maiuscola vista la sempre presente caratura tecnica) capaci di arricchirci senza arricchirsi, andare oltre i generi, talvolta oltre loro stessi e in grado di scrivere la Storia, non in maniera difficile (altra fandonia), ma per chi sapeva e sa cogliere il senso dell’esistenza stessa. Bene, gli anni ’80 sono stati il periodo fulgido per band essenziali quali Marillion, IQ, Pendragon, Ark, Mach One, Pallas, mentre gli anni ’90 (citato come inizio del new Prog, ad errore vista la parte mai mancante di sostenitori e vendite discografiche) quali di Galahad, Credo, Discipline, Spock’s Beard, Flower Kings e Porcupine Tree. Successi inclusi. Quindi mai morti, ma sempre vivissimi. Noi. Anche grazie a coloro che, come Kev Rowland, hanno saputo e sanno portare lontano, smuovere le coscienze, spiegato e anticipato. In Italia i lavori immensi di Mellow, Black Widow, AMS, BTF, Lizard sono lì come esempio lampante. Come il contributo che noi di MAT2020 e PROG magazine diamo con passione vera. Abbracci diffusi.


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