domenica 14 febbraio 2021

Agostino Rebaudengo commenta "Suite Rock- Il prog tra passato e futuro", di Athos Enrile e Oliviero Lacagnina

 


Scrive Agostino Rebaudengo

Ho finito di leggere “Suite Rock- Il prog tra passato e futuro”.

Innanzitutto, complimenti agli autori per l’impegnativo lavoro di ricerca e proposizione di tante tematiche interessantissime, per l’organizzazione in temi direttamente o indirettamente attinenti alla musica prog e alla musica in generale, per le tante testimonianze di valore e, non ultimo, per la veste grafica.   

Il terzultimo capitolo “La musica progressiva nascosta nel mondo” mi ha portato a fare un simpatico esercizio della durata di una ventina di minuti. Sono andato su Spotify e ho cercato i gruppi citati. Li ho trovati tutti eccetto Inner Drive. Sono venti, non pochi. Non sono nascosti, sono mimetizzati insieme a centinaia di altri gruppi simili. Infatti, per ogni artista, alla sezione “AI FAN PIACE ANCHE”, sono suggeriti altri artisti simili (o perlomeno, che Spotify li ritiene simili).

Per esempio, per Anima Mundi vengono suggeriti: IZZ, Also Eden, Abel Ganz, Rocket Scientist, White Willow, The Watch, Carptree, Frequency Drift, Karfagen, Comedy of Errors, David Minasian, Unitopia (questi li conosco, bravissimi), Delusion Squared, Kotebel, Knight Area, Days Between Stations, Höstsonaten, Nine Stones Close, Yogi Lang, Little Atlas.

Sono venti e faccio notare che non viene suggerito nessuno dei nomi presenti nel capitolo da cui ho tratto spunto per la ricerca. Mi sono fermato qui nell’analisi, ma, a spanne, se per ogni gruppo ne vengono suggeriti venti, ci troviamo di fronte a 400 band (ovviamente qualche ripetizione ci sarà). Per un essere umano sono troppe! 

E qui veniamo a quanto afferma Ian Anderson a pagina 263: “Il vinile […] è probabilmente una delle peggiori invenzioni mai create dal genere umano”. È ovvio che il parere non tiene conto dell’aspetto affettivo e collezionistico nei confronti del vinile. Però il consiglio di ascoltare su CD viene anch'esso superato dalla “musica liquida”. Quando per € 9,99 al mese puoi avere (quasi) tutta la musica incisa nel mondo, per quale motivo spendere, la butto lì, venti euro al mese per avere 2 CD? Senza contare che i ragazzi non ci pensano minimamente ad abbonarsi, recuperano la musica in giro per la rete gratis. 

È sconfortante. È la Discoteca di Babele e l’infinita disponibilità uccide la musica. 

Il saggio è interessantissimo per un vecchio appassionato, non so quanti giovani si accosteranno al genere in seguito alla lettura. 

Unico appunto. Avrei aggiunto qualche paginetta con una discografia essenziale dei Big e una bibliografia di genere perlomeno degli autori italiani. Personalmente in passato ho apprezzato “Progressive & Underground” e “The Prog Side of the Moon” di Cesare Rizzi, “Prog - una suite lunga mezzo secolo” di Donato Zoppo e “Prog Rock – 101 dischi dal 1967 al 1980” di Riccardo Storti e Fabio Zuffanti; relativamente ai processi di registrazione, produzione e distribuzione, “Come funziona la musica” di David Byrne e relativamente ai supporti musicali “Copio, dunque sono. La rivoluzione elettronica che ha cambiato la musica” di Ernesto Assante. Tra le riviste poi avrei citato anche Classix che tratta una buona percentuale di prog. La vedo difficile che un ragazzino si avventuri in queste letture, ma non si può mai dire… 

Ancora complimenti, bel lavoro. 




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