martedì 1 febbraio 2022

Claudio Bellato ricorda John Martyn a 13 anni dalla sua morte


Il 29 gennaio del 2009, a soli 61 anni, se ne andava John Martyn, un artista che ho amato molto e che continuo ad ammirare. Un caposcuola.

La prima canzone sua che ascoltai è la versione di Eric Clapton di “May you never”, contenuta nell'album “Slow Hand”.

Una bella canzone che mi piaceva canticchiare ma nulla più. (Sentite la versione dell'ultimo John Martyn piuttosto).

Più tardi ho scoperto tutte le altre cose che aveva fatto.

Partendo dal folk revival britannico, movimento che aveva come precursori artisti come John Renbourn e Davey Graham, fino ad arrivare a Nick Drake del quale John era intimo amico ed al quale dedicherà Solid Air.

John era arrivato ad un suo linguaggio di sintesi che univa la tradizione folk con il blues e il soul.

L'album “Solid Air” per me è un capolavoro.

Il suo utilizzo dell'effettistica e degli echi in epoca preistorica, credo abbia influenzato in qualche modo anche chitarristi come The Edge nelle sue tessiture ritmico armoniche.

John Martyn aveva una voce pazzesca.

E anche nella seconda fase della sua carriera artistica (quella del declino dovuto alla malattia ed alle vicissitudini personali), la sua voce aveva acquisito una magia ancora più intensa, in grado ancora oggi di darmi i brividi lungo la schiena.

Un po' di ascolti...

John Martyn - Small Hours (1978)

https://youtu.be/pYLVM560Fok

 

John Martyn Documentary - Johnny Too Bad

https://youtu.be/q0DVynJD4jE

 

John Martyn - Solid Air (1978)

https://youtu.be/qDcJgF8baDE

 

#johnmartyn #guitarist #rock #folk

 #acousticguitar #graemethomson

 


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