martedì 15 giugno 2021

15 E.L.P. a Genova (15 giugno 1972) e dintorni, di Agostino Rebaudengo

 


Di Agostino Rebaudengo


Se è vero quanto appurato tramite WaybackMachine, il 30 marzo 1972 gli Audience si esibirono al Teatro Alcione di Genova. Quello fu il primo concerto della mia vita.  Probabilmente E.L.P. a Genova, il 15 giugno 1972, fu il secondo concerto che ascoltai. Avevo 15 anni e i ricordi di quei tempi sono vaghi e sfumati. Per fortuna in rete si trovano informazioni impensabili, anche relative a eventi molto indietro nel tempo.

Emerson, Lake & Palmer esordirono due anni prima e nel ‘72 in Italia il progressive aveva già preso campo. Allora tra i ragazzi c’erano diverse fazioni musicali: hard-rock, west-coast, cantautori, progressive. Però c’erano anche gli appassionati trasversali, quelli che ascoltavano un po’ di tutto. Appartenevo a quella categoria. Sarebbe bello già soltanto ricordare come appresi la notizia del concerto. Manifesto? Carta stampata? Amici? Probabilmente amici, c’era sempre qualcuno più informato di me.

Per noi, prima dei 18 anni, c’era un solo modo per raggiungere Genova: il treno. Così ci imbarcammo con largo anticipo su un locale, presumo, allora gli odierni treni regionali si chiamavano così, partendo dalla bellissima stazione di Savona Letimbro, demolita poi dopo il 1977. Il largo anticipo era d’obbligo perché dalla stazione si doveva raggiungere a piedi il palazzo dello sport alla Fiera di Genova, fare il biglietto e correre poi dentro nella speranza di trovare una buona posizione da cui vedere il concerto. Non c’erano sedie, solo duro cemento. Però si vedeva bene il palco. Non so perché, ma non ho conservato il biglietto.

Ho ancora il biglietto dei Deep Purple che si esibirono nello stesso posto un anno dopo, ma niente E.L.P. Non ricordo neanche i miei compagni di avventura, potrei avanzare qualche ipotesi, ma non ho certezze. L’unica presenza certa era quella di Athos, perché quando Emerson imbracciò il ribbon, verso la fine del concerto, lui gridò con giovanile entusiasmo: “Il ribbon!!!”. Scoprii molto più avanti nel tempo che il ribbon, inteso come device musicale, non è altro che un “sensore tattile per controllare da remoto un Moog Sinthesizer”. Ma nella nostra mente di adolescenti era un misterioso strumento utilizzato solo da pochissimi geni musicali, una sorta di martello degli Dei. Per restare in tema, un po’ come il theremin usato da Jimmy Page in Whole Lotta Love durante i concerti live.

Non credo che il concerto fosse iniziato puntuale, non avveniva quasi mai, ma a un certo punto il boato ed eccoli lì. Movimenti di assestamento del pubblico e si inizia. Per quanto riguarda la scaletta mi affido a quanto leggo on line, e quindi dovrebbe essere: Hoedown, Tarkus, The Endless Enigma, Take A Pebble, Lucky Man, Piano Improvisations / Take A Pebble, Pictures At An Exhibition, Rondo / America.

La musica? L’acustica del palasport genovese è sempre stata pessima. La presenza di molte persone, mi sembra ricordare che fossimo in molti, attenuò un po’ il riverbero e l’esibizione filò via senza problemi. E.L.P. agli esordi erano grandissimi e con un bel repertorio. Poi l’entusiasmo giovanile e il mood dei primi anni ’70 fecero il resto.

Immagino il ritorno a casa denso di commenti e considerazioni interminabili, pregustando il racconto che avremmo fatto ai compagni di scuola il giorno dopo. Vorrei fare una sola considerazione, senza spocchia e scevra di nostalgia. I concerti di quegli anni erano senza prenotazioni, senza cellulari, no selfie, no logo. Si andava per la musica, da ascoltare con concentrazione. Certo, Emerson poteva anche infilare un coltello dentro all’Hammond e strapazzarlo avanti e indietro, ma era un grande musicista e non aveva un coreografo che gli suggeriva le movenze, né una scenografia hollywoodiana alle spalle. Era un altro modo di concepire e ascoltare la musica, irripetibile.

Un solo ultimo ricordo, per spiegare come erano allora i “divi” del prog. Ho trovato, sulla pagina di seguito linkata yastaradio, la data di un concerto che i Van der Graaf tennero ad Albenga in un loro tour italiano: era il 5 agosto 1972. Ovviamente eravamo andati lì un’ora buona prima dell’inizio o forse più. Peter Hammill aveva piazzato davanti al palco un tavolino da picnic con due sedie da campeggio. Sul tavolo c’era una scacchiera ed Hammill sfidava chi se la sentiva per una partita. Era fortissimo, stracciava tutti. A un certo punto, dopo l’ennesima vittoria, si alzò e dopo pochi minuti salì sul palco col resto del gruppo e il concerto iniziò. Davvero altri tempi.





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