lunedì 29 maggio 2023

Accadde nel 1973: FAIRPORT CONVENTION-"Nine", di Andrea Pintelli


FAIRPORT CONVENTION
"Nine"

di Andrea Pintelli

“L’album prog-oriented dei seminali Fairport Convention.

Un grandioso esempio di vitalità espressiva e compositiva.”


Fu così che nel tardo 1971 Simon Nicol, l’ultimo membro dell’original line-up, decise di uscire dalla band, per le più classiche divergenze artistiche. Le redini del gruppo, dopo un periodo di sbandamento, erano saldamente nelle mani di Dave Swarbrick che, di fatto, ne evitò lo scioglimento chiamando in formazione Trevor Lucas, compositore, cantante e chitarrista, già nei Fotheringay, nonché futuro marito di Sandy Denny (si sposarono il 20 settembre 1973), il quale a sua volta portò il chitarrista Jerry Donahue, ex compagno del supergruppo folk per eccellenza. Qualità assicurata, anche se in questo modo i Fairport Convention ebbero un imprinting meno folk e più sperimentale. A metà del 1972 registrarono “Rosie”, un album non perfettamente riuscito, anche se la sua pubblicazione a inizio 1973 riportò in auge il nome del gruppo. Fu seguito da “Nine”, rilasciato nell’ottobre dello stesso anno e accolto ben diversamente da pubblico e, soprattutto, critica. Complesso, non di immeditata assimilazione, si fonda sulle indubbie capacità tecniche e stilistiche dei nostri: Swarb era ed è sempre stato un vulcano di idee, mai domo, prolifico in ogni occasione che si presentasse e che lui stesso si inventò, maestro di violino e uno degli inventori del folk rock; DM e Peggy erano la sezione ritmica per eccellenza dello stesso ambito, straordinari nel creare passaggi e dinamiche difficilmente ricreabili per altri musicisti (ricordate “Dirty Linen”?); Trevor Lucas, cantante australiano con voce sicura e profonda nei suoi toni baritonali, chitarrista ritmico, per lo più, con caratteristiche uniche nel suo genere, compositore sopraffino, la cui vena pareva (in quegli anni) pressoché inesauribile; Jerry Donahue, chitarrista solista americano, il cui tocco raffinato e la cui particolare fantasia ben si sposavano al background culturale delle tradizioni inglesi. Il disco si apre con “The Hexamshire Lass”, e si parte alla grande: dal mondo traditional cercano e trovano questa canzone, che fanno loro con un propulsivo arrangiamento da guru del folk rock quali erano (e sono tuttora, fortunatamente), esplosiva e spessissimo utilizzata nei loro concerti come momento che faceva ricordare al pubblico da dove venivano. La seconda traccia è la vera perla del disco, ossia quella “Polly on the Shore” che definire poetica è riduttivo rispetto alla sua portata. Il testo proviene dal mondo della musica popolare, Peggy ci aggiunse le splendide note musicali e il combo Swarb-Lucas un arrangiamento coi controfiocchi che lascia stupiti: incredibile l’idea di mettere il wah-wah nel violino, geniale la sensazione di caldo abbraccio che la sua atmosfera produce. E poi c’è la voce di Lucas, che eleva il brano senz’altro come uno dei migliori della band britannica. “The Brilliancy Medley and the Cherokee Shuffle” è in infuocato set, tipico dei Fairport, che donavano luce e rinnovata energia ai tanti traditional che nel corso del tempo affrontarono. Questa, riproposta live, era un momento di svago sia per la band, che per il pubblico, fusi insieme in un sentimento di felicità collettiva che è rarità. “To Althea from Prison”, ispirata a una lettera di secoli addietro, è una ballata dal ritmo calmo e tranquillo, la cui bellezza si sposa perfettamente alla meravigliosa prestazione vocale di Swarbrick, qui in un picco emotivo intenso e ispirato. Questo è un saggio dell’incontro fra prog e folk, un modello che altri artisti seguirono negli anni successivi. Un delicato passaggio che fa riflettere. “Tokyo”, composta da Donahue, rende chiare le straordinarie qualità di questo musicista, la cui incandescente chitarra è protagonista nella prima parte melodica, per poi lasciare spazio alla combinazione violino-basso da applausi (e sì, Dave Pegg è uno dei migliori bassisti in circolazione, anche nel 2023), fase che poi dopo un contrappunto più riflessivo del solo Jerry, torna alla melodia iniziale chiudendo così un’ottima traccia, che solo un paio di anni prima non ci sarebbe mai aspettati di trovare in un disco dei Fairport Convention. Il secondo lato del LP si apre con “Bring 'Em Down”, composizione di Lucas, piacevolissimo campione rappresentativo delle sue abilità, che trovarono spazio in tante sue opere successive alla militanza nel gruppo. Autore anche di colonne sonore, mostrava i suoi pregi andando ad adattarsi perfettamente ai vari significati via via incontrati. La sezione centrale del pezzo è, probabilmente, ciò che più si avvicina al prog nella carriera dei Fairport: un coacervo di climi psicologici stranianti e multidirezionali che lasciano stupiti. Si prosegue con “Big William”, cantata da Swarb; ci si muove in territori vicini al pop, non male come vitalità espressiva! Il mandolino rende solare il tutto, la cui leggerezza (mai banale) trova colori tutt’intorno ad essa. Dona serenità. “Pleasure and Pain” è un’altra ballata che più classica non si può. Orecchiabilissima, anticipa di “qualche anno” quella “Red and Gold” che tanta fortuna portò ai Fairport anni ’80. Un modello di stile che ritroveremo in altre loro composizioni negli anni a venire. L’album si chiude con “Possibly Parsons Green” dal ritmo sostenuto e dall’armonizzazione unica, per il piacere di chi lo ascolta. Si tratta di una summa fra i sentimenti di tutti gli elementi della band, qui coesa come non mai, quasi fossero una sola entità.

In definitiva “Nine” propose i Fairport Convention ad un altro tipo di pubblico. Le loro barriere culturali si aprirono verso luoghi maggiormente contaminati da altri generi musicali, e questa loro scelta li rese ancor più meritevoli di riconoscimenti, almeno da parte della critica. Il ritorno in formazione di Sandy Denny li riportò, successivamente, anche alla corte di ben più ampie dimensioni, anche se fu solo per un periodo circoscritto. La storia, comunque, si produce di episodi e scelte, e i Fairport Convention, vivissimi ancor’oggi, l’hanno sempre fatta. La band col sorriso sulle labbra e nelle anime. Immortali.

Tracklist con ascolto

Lato A

1.     The Hexamshire Lass – 2:27 (Trad. , arrangiamento Fairport Convention)

2.     Polly on the Shore – 4:50 (Trad. (testo), arrangiamento di Trevor Lucas e Dave Swarbrick; musica di Dave Pegg)

3.     The Brilliancy Medley and the Cherokee Shuffle – 3:52 (Trad., arrangiamento Fairport Convention)

4.     To Althea from Prison – 4:05 (Richard Lovelace (testo del 1642), Dave Swarbrick (musica))

5.     Tokyo – 2:47 (Jerry Donahue) 

Lato B

1.     Bring 'Em Down – 5:53 (Trevor Lucas)

2.     Big William – 3:21 (Dave Swarbrick, Trevor Lucas)

3.     Pleasure and Pain – 4:57 (Dave Swarbrick, Trevor Lucas)

4.     Possibly Parsons Green – 4:38 (Trevor Lucas, Pete Roach)

Personnel:

- Dave Swarbrick / lead (1,4,7) & backing vocals, violin, viola, mandolin (7)
- Trevor Lucas / lead (2,6,9) & backing vocals, acoustic guitar, co-producer
- Jerry Donahue / electric & acoustic guitars
- Dave Pegg / bass guitar, mandolin (3), backing vocals
- Dave Mattacks / drums, percussion, harmonium (4), clavinet (5), bass (3)

Technicians

·       Trevor Lucas, John Wood e Fairport Convention - producers

·       Registrred at Sound Techniques, London, U.K.

·       John Wood – sound engineer

·       Wendy" D. M. e Phillip Stirling-Wall – cover designers

·       Brian Cooke – cover photo


Andrea Pintelli

Instagram: @apintelli

 

1 commento:

  1. Bravo Andrea. Bell'articolo. NINE : POLLY ON THE SHORE è statoil primo brano che ho ascoltato, per caso, un lontano sabato pomeriggio del 1973 seguendo un programma TV di musica progr MAGIC BOX sulla TV SVIZZERA. Vidi il filmato con la track in questione e venni folgorato letteralmente da questa BAND che non avevo mai sentito nominare prima e lì si chiuse un'epoca, quella BEATLESIANA, che durava da quasi un decennio. Per trovare questo LP VINILICO feci i salti mortali e lo raggiunsi solo un anno dopo. Nel frattempo riuscii a trovare tutti i precedenti grazie ad amici che, per lavoro, avevo in England. Il primo incontro live con la Band
    fu nel 1979 -il 26/07/1979 a MILANO -VIGORELLI -tour di addio.....che fu solo un rilancio della band. Tutto il resto è stata una logica conseguenza. Chi conosce bene questa band sa che non è solo musica. Per noi fairportiani è uno stile di vita vero e proprio. SWARB ha lasciato un vuoto incolmabile anche se ai suoi successori ( SANDERS E LESLIE) va comunque riconosciuto di aver saputo mantenere vivo il ricordo. Proprio in questi giorni (il 3 giugno per l'esattezza) ricorreva il 7° anniversario della scomparsa di Dave Swarbrick che determinò, col suo magico fiddle, già con Liege and Lief, l'impronta tipica del gruppo.

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