sabato 13 maggio 2023

Supercanifradiciadespiaredosi: “Aggiovaggio, di Alberto Sgarlato

Supercanifradiciadespiaredosi

“Aggiovaggio” (autoproduzione, 2023)

Di Alberto Sgarlato


In un universo progressivo che da sempre tende a prendersi molto, troppo sul serio, arrivano the Supercanifradiciadespiaredosi a scompigliare tutte le carte in tavola. Un nome di una sola lunghissima parola che già è un tripudio di citazioni, ironia e calembour.

In attività da una ventina d’anni abbastanza precisa, i “Supercani” (d’ora in poi nel corso dell’articolo, per brevità di comunicazione, li chiameremo così; speriamo che non si offendano) hanno collezionato importanti partecipazioni in compilation di artisti esordienti e riconoscimenti in festival e contest di rock alternativo. Ma tra il pubblico del progressive rock italiano si sono fatti notare soprattutto a partire dal 2017 con l’album intitolato “Geni compresi” (un titolo che è di nuovo una brillante intuizione e che denota l’amore della band per il giocare con le parole, oltre che con la musica), pubblicato da Lizard.

Diciamo che nelle abitudini del progster medio l’accostamento tra ironia e musica di una certa complessità fa immediatamente giungere alla mente pochi esempi: Frank Zappa, Elio & le Storie Tese, la stralunatezza “cosmica” dei Gong di Daevid Allen.

I nostri Supercani riescono a essere spiazzanti anche in questo: non si ritrovano, infatti, influenze o echi degli artisti di cui sopra ma, piuttosto, l’adorabile “sarcasmo sornione” di un Les Claypool dei Primus o di un Mike Patton nei suoi svariati progetti, dai Faith No More ai Mr. Bungle.

Il power-trio trentino è composto da Brodolfo Sgangan alla voce e al basso, da Nestor Fasteedio al basso e da Randy Molesto alla batteria. Esattamente, avete letto bene: non si tratta di un errore di battitura o di un copincolla andato male; siamo invece esattamente di fronte a una formazione che sceglie di affidare il proprio sound a due bassi e batteria, senza uno strumento “solista” come propriamente e abitualmente lo si intenderebbe nel rock (chitarre, tastiere, archi, fiati).

Ed ecco che arriviamo così alla loro nuova autoproduzione, intitolata “Aggiovaggio” (sottotitolo: “Les mervilleux voyages du Bautilus”). La band ha scelto di pubblicare l’album su supporto fisico in formato 12”, ma da ascoltarsi a 45 giri. In esso troviamo un’unica suite, della durata di circa 12 minuti, registrata in studio su una facciata e riproposta dal vivo sull’altra. Le registrazioni sono state effettuate tra maggio (live) e luglio (studio) del 2022. Quindi un oggetto da collezione già di per sé interessante proprio per la particolarità del formato scelto. Ma le gioie per gli estimatori delle rarità collezionistiche non sono certo finite: la confezione, infatti, contiene una splendida graphic novel di 16 pagine interamente scritta e disegnata dal bassista-cantante Brodolfo Sgangan nella quale viene esplicitata la trama del concept-album. Si tratta di un viaggio spaziale, articolato in una intro, una outro e otto movimenti intitolati “Decollo”, “Velocità di crociera”, “Attacco alieno”, “Buco nero”, “Ganimede”, “Nautilo”, “Giove” e “Vita”.

La musica: decisamente eccellente. L’intelligenza nella scrittura, la varietà delle poliritmie, l’energia “groovy”, non fanno minimamente percepire l’assenza degli strumenti “solisti” convenzionali. L’uso di due bassi sfruttati nella piena vastità della gamma espressiva dei loro manici, uno sulle note più gravi e dal timbro più “scuro”, uno sempre a fine scala e molto “aperto” sui medio-acuti, fanno sì che il risultato complessivo possa sembrare quello di un power-trio molto guitar-oriented. Una voce calda, rauca e “bluesy” completa benissimo il sound della formazione.

Provate a immaginare i Rush del periodo “2112” nelle loro divagazioni più acide e psichedeliche ma senza la loro primigenia componente di hard-rock zeppeliniana; oppure dei Primus con una voce non così asciutta e nasale; oppure ancora dei Lennon-Claypool Delirium meno post-beatlesiani; o ancora dei Living Colour senza le “intemperanze” (in senso buono) free-jazz di un Vernon Reid e con una minore (seppur presente) componente soul e r’n’b; o ancora il sound “geometrico” dei King Crimson nella loro formazione a doppio trio di metà anni ‘90… ma tagliati a metà.

Ma i paragoni sono inutili e lasciano il tempo che trovano; per cui immaginate queste come coordinate di massima da prendere molto, ma molto alla lontana e fate la cosa più saggia da fare in questi casi: immergetevi nella musica e provate la soddisfazione di scoprire una band che scrive con gusto, intelligenza, tecnica e ironia senza voler somigliare a nessun altro.

 




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