lunedì 23 settembre 2024

2 DAYS PROG + 1 – REVISLATE (NO) 6-7-8 SETTEMBRE 2024 - Di Evandro Piantelli

 

Arthur Brown

2 DAYS PROG + 1 – REVISLATE (NO) 6-7-8 SETTEMBRE 2024

Di Evandro Piantelli

 

Il festival Prog più importante d’Italia, che dal 2011 si è spostato dalla suggestiva, ma piccola, Piazzetta della musica di Veruno al più capiente Campo sportivo di Revislate (Novara) è giunto quest’anno alla sedicesima edizione (gli organizzatori contano anche quella del 2020, già programmata e definita, ma che non si è potuta svolgere a causa della pandemia). La struttura è attrezzata con palco coperto, posti a sedere, parcheggi, zona ristorazione e street food, nonché un ampio spazio per i venditori. A Veruno, nel piccolo e confortevole Forum 19, nel primo pomeriggio, si tengono gli eventi collaterali, che non sono meno interessanti delle band che salgono sul palco principale. Quest’anno il programma del festival, a mio avviso, è stato caratterizzato dalla grande varietà di stili musicali proposti, però connessi (più o meno) al genere progressive rock. Vediamo nel dettaglio cosa è successo.

VERUNO - FORUM 19

Venerdì 8 settembre hanno “aperto le danze” i veronesi Dark Ages, che hanno proposto un prog-metal abbastanza originale. Il loro ultimo lavoro pubblicato si intitola “Between Us”, uscito nel 2022 per la Andromeda Relix. Un buon inizio per l’edizione 2024. Sabato 7 doppio appuntamento. Ha iniziato il programma il polistrumentista svedese Kristoffer Gildenlöw (ex Pain Of Salvation), che ha intrapreso da qualche anno un’interessante carriera solista. Accompagnato sul palco dal chitarrista Paul Coenradie ci ha regalato tre quarti d’ora di un prog intimista dalle atmosfere floydiane. Nel complesso ottimi brani, per la maggior parte provenienti dal suo ultimo album intitolato “Empty” (2024), che hanno riscosso un grande apprezzamento da parte del pubblico presente.

A seguire i toscani Lifestream, che invece hanno proposto un prog più classico ed elaborato. Ricordo che la band ha all’attivo un EP e due CD (l’ultimo, “Alter Echo” è stato pubblicato nel 2022). Colpo doppio anche domenica 9 con i baresi Hora Prima (band vincitrice del contest Intervallo prog), che hanno aperto il pomeriggio col loro prog concettuale contenente ampi riferimenti alla musica degli anni ’70. La band ha proposto, oltre che pezzi dal proprio repertorio, anche una cover Le Roi Soleil dei New Trolls, nel ricordo di Vittorio De Scalzi. L’ultimo gruppo presente al Forum sono stati i Missing Ink, band proveniente da Albenga (e dintorni), che hanno eseguito integralmente il loro ultimo lavoro “Undrawn”, uscito ad ottobre 2023 per la Ma.Ra.Cash Records. La musica del gruppo ligure è un solido rock contaminato dal prog e dalla new wave, dove agli assoli di chitarra di Elia Colnaghi fanno da contraltare le tastiere di Diego Sgarlato e la splendida voce di Gloria Berra. Sarò un po’ di parte, ma devo dire che il gruppo ingauno ha fornito una prestazione di buon livello, come hanno confermato molti dei presenti che li ascoltavano per la prima volta.

Missing Ink

REVISLATE – CAMPO SPORTIVO

I Caravaggio sono un gruppo italiano nato nel 2015 ma che ha pubblicato il suo primo disco, dal titolo omonimo, solo nel 2022. A loro è toccato il non facile compito di aprire la prima giornata del Festival sul palco principale. E questi ragazzi non hanno deluso i presenti, con il loro prog ricco di sonorità anni ’90 (parliamo di gruppi come i Leviathan o i Nuova Era), a cui ha dato nuovo smalto il recente ingresso nel gruppo di un fisarmonicista. Buona performance culminata dall’esecuzione di Guernica, un pezzo intenso e coinvolgente, che è anche stato premiato dal sito internazionale Progrock.com

Caravaggio 

Se c’è un elemento caratterizzante l’edizione 2024 del festival è l’elevata presenza di band scandinave, ben cinque, di cui due svedesi e tre norvegesi. La prima band vichinga sono stati gli svedesi Agusa, attivi da oltre un decennio e con alle spalle una ricca attività concertistica. Brani di ampio respiro caratterizzati dal flauto della brava Jenny Puertas che conferisce alla musica degli Agusa un sapore folk davvero particolare. Ma anche gli altri componenti della band non hanno sfigurato e, a mio parere, questo gruppo è stato uno dei più interessanti del festival (tanto che avrebbe meritato lo status di headliner). 

Agusa

Altro gruppo svedese, per la precisione di Göteborg, sono i Freak Kitchen. Si tratta di un power trio (chitarra/voce-basso-batteria) che propone un metal-funk che col prog ha veramente poco a che fare. Se aggiungiamo che il chitarrista Mattias Eklund ha anche cercato (inutilmente) di fare lo spiritoso col pubblico, utilizzando le tre parole di italiano che conosce, si può concludere che questo gruppo è stato di gran lunga il meno interessante (a voler essere generosi) dell’edizione di quest’anno. Fortunatamente il livello è risalito quando la cantante olandese Anneke Van Giersbergen è salita sul palco accompagnata dalla sua band. Anneke ha fatto parte per molti anni del gruppo “The Gathering” e dal 2007 ha avviato un’importante carriera solista, che ha visto la pubblicazione di numerosi album. Inoltre, la poliedrica artista collabora col musicista Arjen Lucassen (famoso per gli album editi a nome Ayreon) e fa parte del gruppo prog-metal VUUR. Come si vede un curriculum di tutto rispetto. L’artista ha focalizzato la sua scaletta su pezzi pop-prog di durata abbastanza breve, ma tuttavia molto gradevoli, dove ha potuto mettere in evidenza le sue doti vocali che, onestamente, sono notevoli.  Oltre ai suoi pezzi la cantante olandese ha regalato ai presenti anche una cover, una sentita versione di Running Up That Hill di Kate Bush che, ça va sans dire, il pubblico ha gradito moltissimo.

Anneke

Il programma della seconda serata del 2 Days Prog+1 prometteva di essere il più ricco e interessante del Festival e così è stato. Hanno cominciato gli Odessa, gruppo marchigiano attivo da oltre 25 anni, con un’intensa attività live. La band ha pubblicato tre lavori: “Stazione Getsemani” (1998), “The final Day” (2009) e “L’Alba della civiltà” (2022). Tuttavia, proprio in corrispondenza col festival, la band ha fatto uscire una nuova versione dell’album d’esordio, completamente risuonata dalla formazione attuale. Sul palco di Revislate gli Odessa hanno suonato il loro prog (dove i testi in italiano rivestono un ruolo non trascurabile), con in evidenza la voce e le tastiere di Lorenzo Giovagnoli, ma vorrei sottolineare anche la presenza del flautista Gianluca Milanese e del batterista “di lungo corso” Marco Fabbri. 

Odessa

A seguire i norvegesi Wobbler, band che propone un prog sinfonico dal sapore malinconico, i cui brani (non di rado lunghi oltre i 15 minuti) hanno spesso come tema lo spazio che circonda il pianeta terra. Notevole il loro album del 2017 “From Silence To Nowhere” (dal quale hanno eseguito il brano omonimo) e anche il loro ultimo lavoro “Dwellers Of The Deep” (2020). Musicisti di ottimo livello, tra i quali non possiamo non citare il cantante Andreas Wettersgreen Stromman Prestmo dalla voce inconfondibile. 

Wobbler

The Enid è un nome ben conosciuto dagli amanti del prog sinfonico. Attivi dal 1973, hanno subito numerosi avvicendamenti nella formazione, che oggi ruota attorno al veterano Robert John Godfrey, accompagnato da un gruppo di validi musicisti, tra i quali l’italiano Alfredo Randazzo. Nonostante la lunga carriera, in occasione del concerto verunese la band si esibiva in Italia solo per la seconda volta, dopo l’esordio avvenuto a marzo 2024 a Porretta Terme. Il gruppo britannico ha attinto dalla sua poderosa discografia per regalarci un’ora e mezza di musica di ampio respiro, suonata e arrangiata splendidamente. Una fusione tra rock e musica classica che per molti dei presenti è stata la cosa migliore vista al festival. 

The Enid

La seconda serata si è conclusa con The Crazy World Of Arthur Brown, un nome che è una garanzia. L’artista britannico, classe 1942, ha avuto una grande influenza sulla musica contemporanea (prog, glam, hard, metal) ed è salito sul palco del Festival con il suo spettacolo multimediale, accompagnato da un’ottima band, in cui spiccava il tastierista con il suo organo Hammond. Per ogni brano eseguito Arthur Brown si cambiava di abito con vestiti appariscenti e multicolori (per Fire, uno dei suoi maggiori successi, ha addirittura utilizzato una corona di fuoco), in abbinamento alle immagini suggestive che apparivano sullo schermo e con la band che viaggiava a pieno regime, senza un attimo di tregua. Una performance senza tempo.

Veloce come un lampo è arrivata l’ultima serata del Festival. Il primo gruppo a salire sul palco sono stati I Gleemen, band nata nella metà degli anni ’60, che successivamente mutò il nome in Garybaldi, realizzando dischi dove il rock-blues incontrava il prog. Il marchio Gleemen è stato ripreso nel 2013 dai membri originali Maurizio Cassinelli e Angelo Traverso con la realizzazione del disco “Oltre … lontano, lontano”. Nel 2023 il gruppo ha pubblicato l’interessante “Dove vanno le stelle quando viene giorno?”. A revislate Cassinelli (voce e batteria), con l’altro membro storico Marco Zoccheddu (voce, chitarra e tastiere) ed un gruppo di bravi musicisti ha aperto la serata alla grande, con pezzi tratti soprattutto dall’ultimo album e anche con due apprezzate cover dei Beatles. 

Gleemen

Dalla Norvegia arrivano i Seven Impale, un gruppo (nato nel 2009) che nella propria musica mescola diversi generi (jazz, metal, prog e altro) con sonorità che si avvicinano alle cose più ostiche di King Crimson e VDGG. Sinceramente non ero preparato alla complessità delle trame sonore intessute da questo gruppo, che richiedono un ascolto molto impegnativo. Una musica non per tutti che, infatti, ha suscitato reazioni contrastanti tra i presenti. Chi ha bollato la performance come eccessivamente complessa e concettuale e chi invece ha apprezzato la volontà della band di cercare nuove sonorità e muoversi su terreni inesplorati. Per chi volesse approfondire la conoscenza della band consiglio il recente “Summit” (2023) dal quale è stata tratta la maggior parte dei brani eseguiti. 

Seven Impale

Il terzo ed ultimo gruppo norvegese che sale sul palco di revislate sono i Meer, una band di otto elementi piuttosto giovani, tra i quali due violinisti e due cantanti. Anche per i Meer si può parlare di pop prog, ma con pezzi lunghi ed elaborati. Buona performance con brani tratti dall’ultimo lavoro (che uscirà nel corso di quest’anno) dal titolo “Wheels Within Wheels”. Avevo già ascoltato I Meer al Night of The Prog di Loreley, dove avevano riscosso un certo apprezzamento e li ho rivisti volentieri a Revislate.

Meer

Quando salgono sul palco gli americani Symphony X mi accorgo che il campo sportivo si è improvvisamente affollato di giovani metallari, arrivati praticamente solo per ascoltare questo gruppo. La performance dei Symphony X è stata, in pratica, un concerto di heavy metal (dove solo le tastiere di Michael Pinella in sottofondo davano un lieve sentore di prog) potente e ben suonato. Niente da dire, uno show altamente professionale di livello internazionale, dove il cantante Russell Allen ha dimostrato grandi doti di performer e dove in chitarrista Michael Romeo ha sparato i suoi assoli velocissimi. Una grande band, anche se lontana dai miei gusti musicali.

Symphony X

Alla conclusione del festival, come sempre, faccio un bilancio della manifestazione. Prima di tutto le cose positive, cioè una fantastica organizzazione, con un ottimo rispetto dei tempi e una resa tecnica davvero eccellente. Inoltre, nonostante le previsioni di forti piogge, queste ci sono state solo prima e dopo il concerto, lasciando gli spettatori all’asciutto. Da grande sostenitore del festival, però, sarei ipocrita se non mettessi in evidenza alcuni elementi che non mi hanno soddisfatto completamente. Innanzi tutto, un gruppo era decisamente fuori contesto ed ha offerto una performance al di sotto degli standard a cui siamo abituati. Inoltre, la continua ricerca di nuove proposte (figlia anche della regola che prevede che un gruppo possa salire sul palco principale solo una volta) da una parte permette di allargare le proprie conoscenze, ma dall’altra allontana artisti apprezzati che, magari dopo dieci anni dalla loro apparizione, potrebbero proporre uno show completamente nuovo. Comunque, il 2 Days Prog + 1 resta sempre il più bel festival italiano e stiamo già aspettando la prossima edizione che si terrà il 5, 6 e 7 settembre 2025.





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