venerdì 27 dicembre 2013

Sophya Baccini’s Aradia – Big Red Dragon, di Gianmaria Consiglio


Sophya Baccini’s Aradia – “Big Red Dragon”
(Black Widow, 2013)

Sembra parodassale, eppure i versi di William Blake, uno degli artisti più influenti degli ultimi duecentocinquant’anni, sono “il corpus poetico in lingua inglese meno letto”, per citare il critico letterario Northrop Frye. E infatti raramente gli sterminati riferimenti al suo mondo visionario sono stati appropriati, degenerando spesso nel kitsch e nel ridicolo.
In questo campo minato si muove e si distingue l’album Big Red Dragon di Sophya Baccini, il secondo senza i suoi Presence. Significativa, considerato il precedente Aradía del 2009, è la scelta della cantante napoletana di legare al suo nome quello di Aradia, un organico in gran parte femminile, e di coinvolgere ospiti prestigiosi come Christian Décamps degli Ange, Sonja Kristina dei Curved Air, Lino Vairetti degli Osanna e Steve Sylvester dei Death SS. Si tratta infatti di un’opera collettiva, concepita come un musical, o un melodramma rock, che per la prima volta si ispira non a un testo, ma ai quadri dipinti da Blake a commento dei suoi libri, della “Bibbia” e della “Divina Commedia”, che, associati ognuno ad un brano musicale, creano di fatto una trama. E la scelta del trillo e del rullo di tamburi di William pare annunciare infatti l’apertura di un sipario.
Le influenze e i rimandi musicali di Bed Red Dragon sono composite ma sempre coerenti. Emergono ad esempio echi del “folk apocalittico” di Death in June e Current 93 nel dialogo tra Eva e il serpente (While he’s Sleeping), in Love of Hecate e nel memorabile La porta dell’Inferno. I Comus sono udibili in Satan, e le musiche dei film di Carpenter nell’intro di Just. Echi floydiani sono presenti un po’ ovunque, e l’impronta metal della chitarra di Chicco Accetta lascia ovunque il segno.
Meriterebbe una rappresentazione teatrale Big Red Dragon, e basterebbe già da sola la  prog/operà/chanson Au matín du premíer jour, scritta e interpretata con Christian Décamps degli Ange, se non fosse seguita da Beatrice, aria estatica e mozzafiato, e se in chiusura non ci aspettasse una celestiale rilettura di Jerusalem, inno musicato da Sir Hubert Parry su testo di Blake.
È una perla Big Red Dragon, destinato a lasciare al segno, e una versione in Lp Deluxe contenuta in un vero e proprio quadro da appendere sarà una ghiotta tentazione per i collezionisti e gli appassionati.


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