mercoledì 4 giugno 2014

New Trolls live, fotografie e articolo di Francesco Pullè


In quel di Fiorano, piccolo borgo incastonato tra le colline modenesi, si è conclusa la tradizionale sagra di maggio con un ottimo recital dei redivivi New Trolls.
I maestri Vittorio De Scalzi e Nico Di Palo, coadiuvati da tra giovanissimi strumentisti molto disinvolti anche sulle armonie vocali, hanno dato vita ad un eccellente recital antologico che, oltre all’esecuzione integrale del celeberrimo primo Concerto Grosso, e del bizzarro pastiche vocale Le Roi Soleil dal sequel, ha scorrazzato lungo un repertorio ultraquarantennale, tra classici del beat (Visioni, Davanti agli occhi miei), estratti dalle loro sette (!) incursioni sanremesi (si sono riascoltate con piacere la caustica Faccia di Cane su liriche di De André e la struggente Letti, tra le ultime creazioni di Umberto Bindi), e ancora Signore, io sono Irish da quel Senza orario e senza bandiera che rappresenta uno dei primi concept album della musica italiana.
Non sono mancati ripescaggi più easy listening, ma altrettanto piacevoli quali i singoli, estratti dai loro album degli anni ‘80 e ‘90, Quelli come noi, Che idea e la mogoliana America Ok, oltre a un paio di storiche cover (Poster di Baglioni divenuta etereo esercizio polifonico, ed una accorata Il Cielo, di Zero).
Poi naturalmente l’apoteosi finale con l’amata-odiata-imprescindibile torch song, Quella Carezza della Sera da quell’Aldebaran di cui precedentemente era stata resa una vibrante versione della title track.
Il momento “pelle d’oca” per la maggior parte dei nostalgici presenti è stato però l’esecuzione di quel gioiello di lirismo melodico e raffinatezza interpretativa che è Una Miniera, non a caso replicata a furor di popolo tra i bis.
Questa, in sintesi, la scaletta di un concerto che non ha deluso le aspettative di un pubblico numeroso, attento ed affezionato (va ricordato che i Trolls furono la prima band italiana per cui si costituì un fan club) e che, pur lambendo pericolosamente la sensazione agiografica da evento celebrativo di vecchie glorie, ha lasciato spesso spazio al divertimento ed alla spontaneità in virtù di un interplay tra i due veterani ed il trio di giovani collaboratori che ha saputo rinverdire una brillante antologia di quelli che, lungi dallo status di polverosi souvenir, sono ormai standard, pietre angolari della canzone patria.
La collaudata verve ligure di De Scalzi, sapiente anfitrione, ha fatto il resto, donando alla serata un tono colloquiale, come fosse una riunione tra vecchi amici, dal tenore quasi familiare.
A risentirci dunque Vittorio e Nico, con la recondita speranza che la diaspora degli altri membri storici di questa gloriosa formazione possa prima o poi ricomporsi per regalarci un nuovo, prezioso tassello della vostra sfolgorante collezione musicale.
Lasciatemi sognare che gli ottimi Belleno, Belloni e D’Adamo si ricongiungano, prima o poi, a questi due splendidi musicisti per lasciare ancora una volta, come avrebbe detto monsieur Trenet, “la chance aux chansons”!





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