sabato 23 agosto 2014

PFM e De Andrè: l'opinione di Innocenzo Alfano




Gli arrangiamenti in prestito della Pfm nel live del ’79 con De André
di Innocenzo Alfano

Nel 2011 mi capitò di beccarmi i rimproveri pubblici di Lucio “Violino” Fabbri perché avevo fatto notare, pubblicamente, che molti degli arrangiamenti con i quali la Pfm aveva dato vita, insieme a De André, all’album “Fabrizio De André in Concerto – Arrangiamenti PFM” (1979), in realtà non erano della Pfm, anche se sulla copertina di quel famoso 33 giri c’era scritto così. In un articolo uscito sulla rivista bimestrale “Apollinea” (marzo-aprile 2011, p. 31), e poi, in maniera estesa, all’interno del volume Storie di Rock (pp. 154-163), avevo messo in evidenza come almeno tre brani contenessero arrangiamenti pressoché identici agli stessi brani inclusi nell’album di Fabrizio De André intitolato “Rimini”, del 1978. Inoltre – ma questo non lo avevo scritto né nell’articolo né nel libro – altri due brani presentavano arrangiamenti non dissimili (se non, parzialmente, nella strumentazione) rispetto a versioni dei medesimi contenute in lp di Fabrizio De André pubblicati molti anni prima. I cinque brani, su dieci complessivi del long playing citato in apertura, sono: Zirichiltaggia, Volta la carta, Andrea, Un giudice e La guerra di Piero.
Avevo concluso il mio ragionamento, che non trovava d’accordo Lucio Fabbri, consigliando di cambiare la formula “arrangiamenti PFM” in “accompagnamento PFM” su tutti i nuovi supporti che si riferivano a quella storica pubblicazione, sgombrando così il campo da equivoci e per iniziare ad usare anche nel rock, finalmente, una terminologia più corretta ed aderente alla realtà. Oltre a ciò avevo altresì fatto notare come Volta la carta fosse a sua volta stata costruita riprendendo quasi alla lettera la prima sezione di una giga dei britannici Steeleye Span dal titolo Paddy Clancey’s Jig, tratta dall’album “Ten Man Mop or Mr. Reservoir Butler Rides Again”, del 1971. Nel caso di Volta la carta, dunque, l’arrangiamento era addirittura di terza mano: la Pfm lo riprendeva dai musicisti che avevano suonato nell’album “Rimini” i quali, a loro volta (e senza dirlo a nessuno...), avevano preso in prestito tema e ritmo di una composizione degli Steeleye Span che, dal canto loro, si erano limitati ad interpretare un vecchio “traditional” (il brano degli Steeleye Span incluso nel 33 giri menzionato, terzo nella discografia del gruppo, è un medley tra due gighe, il cui titolo completo è Jigs: Paddy Clancey’s Jig / Willie Clancy’s Fancy).
Interloquendo con Lucio Fabbri su questo argomento mi sono accorto, all’epoca, che, nella musica rock, non è facile ragionare di musica neppure con i musicisti più preparati, tutti troppo orgogliosi del proprio status per accettare rilievi o ammettere perfino delle banali evidenze. Non parliamo poi dei cosiddetti “critici specializzati”, gente interessata molto all’aneddotica e molto, molto poco, alla musica (e d’altra parte non essendosi, nella quasi totalità dei casi, mai presi la briga di studiarla e impararla, costoro devono necessariamente concentrarsi su qualcos’altro, e gli aneddoti offrono la straordinaria possibilità di riempire libri di “musica” nei quali, ad esempio, uno come Keith Richards viene ancora definito un grande chitarrista, nonostante non lo sia mai stato). Così va il rock.

P. S. In realtà avevo capito che i musicisti, nel rock, non sono interessati a discutere di musica, già nel 2005, quando il Centro Studi per il Progressive Italiano di Genova mi aveva invitato alla rassegna “Impressioni di Settembre” per tenere una relazione sul “Concerto grosso n. 2” dei New Trolls. All’iniziativa partecipavano anche alcuni vecchi componenti del gruppo, tra i quali Vittorio De Scalzi. Ebbene, mentre io mi prodigavo in un commento tecnico del secondo concerto grosso pubblicato (nel 1976) dalla storica formazione ligure in collaborazione con Luis Bacalov, i membri della band presenti in sala, al contrario, non vedevano l’ora di raccontare aneddoti e rievocare i bei tempi andati. Legittimo da parte loro, assai deludente dal mio punto di vista.

Steeleye Span, Jigs: Paddy Clancey’s Jig / Willie Clancy’s Fancy (1971):





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