Report a cura di Maria Grazia Umbro
Galleria fotografica a cura di Stefano Panaro
Articolo già apparso sul portale Rome by
Wild:
Siamo al Black Out di
Roma, non c’è una folla oceanica, ma il pubblico affezionato è già radunato
sotto al palco in attesa che inizi lo show. Questa serata ci offre
l’opportunità di ascoltare della buona musica made in Italy, cantata in
Inglese: gli About Wayne, con
opening act dei Blooming Iris.
Con sorprendente
puntualità sugli orari indicati, alle 21:45 salgono sul palco iBlooming Iris,
accompagnati da un timido, ma affettuoso, applauso del pubblico che pian piano
sta ancora arrivando a riempire il locale. I 4 sono di Roma: Nicolò Capozza,
Daniele Razzicchia, Guglielmo Sacco e Andrea Orsinie. Sbocciano alla
fine del 2010 e sono al secondo EP dal titolo Amondawa, pubblicato
nel 2014 (autoprodotto). Il set scelto per questa sera, che dicono eseguire per
la prima dal volta dal vivo, è composto da 7 brani tra i quali “NIM”
e “Hello Wonderland“. La musica che propongono è un bel rock
alternativo/pop (la sezione ritmica ricalca molto i Temper Trap), e
nell’interagire col pubblico, (che evidentemente li conosce e li segue già),
presentano le loro canzoni e spiegano che hanno già aperto per gli About
Wayne, (in effetti, le sonorità non sono poi così distanti). Un set molto
interessante il loro, per sonorità e arrangiamenti, musica ballabile di buona
qualità, da approfondire con l’ascolto del disco.
Tempo un’ora. E’ il
momento degli ospiti che vengono accolti da un calorosissimo applauso dal
pubblico che ormai ha quasi riempito la sala. Gli About Wayne si
posizionano sul palco: Giampaolo Speziale (voce), Giovanni De
Sanctis (basso), Francesco Maras (batteria), Jacopo
Antonini (chitarra ritmica) e Daniele Giuili (chitarra ritmica),
e salutano il pubblico con un semplice “salve”. Il loro sound elettronico
molto ritmato inizia subito a saturare il Black Out e, con la prima
impressione, mi convinco che nonostante la mia posizione non privilegia, non ho
né la qualità acustica né la visibilità del palco, concentrandomi sull’ascolto
non rimarrò delusa. I primi tre brani vengono via come un treno, e a quel punto
è Giampaolo Speziale a chiedere al pubblico “come va?” prima di riprendere la
chitarra per proseguire con “Son of a man“. Ora evidentemente la
tensione si è un po’ sciolta e quindi è sempre il frontman (già
protagonista della serie “Freaks!”) a spendere qualche istante in
più per parlare col pubblico “buonasera di nuovo, è molto bello avervi
qui, grazie”. Si prosegue con “The story to tell our child“. La
gente applaude a ritmo e accompagna tutta l’esecuzione. Finora lo spettacolo è
rimasto sempre molto “composto”, nonostante i ritmi siano altissimi e le parti
elettroniche danno un ché di atmosfere passate, quando la musica raccontava i
disagi nei testi della prima new wave. Credo non si possa negare
che questi ragazzi abbiano influenze di questo tipo nel comporre musica sin da
quando si sono uniti nel 2008, anche se loro hanno dichiarato di sentirsi
i “cugini incazzati degli Incubus”. Segue “Where no One goes”
e quindi un brano abbastanza noto che il pubblico canta in coro, “Freaks!”.
A questo punto
Speziale chiede se è un problema se si siedono un attimo e
parte una breve sezione acustica (voce e chitarra) con i brani “Prayer” (quasi
un blues che richiama un po’ i Pearl Jam) e “Caries”.
Ritornano gli altri componenti e il set torna elettrico con “Riverside”. E
di nuovo Speziale si preoccupa di sapere se il pubblico apprezza, chiedendo
“come va?”. C’è poco da stare rilassati perché arriva “90 Degrees“,
tiratissima, che fa letteralmente saltare tutto il pubblico (ammetto che anche
io nel mio angolino sono stata tentata di saltellare li in mezzo…).
Siamo alle battute
finali, in scaletta ci sono “Flow” e “Charger 69” prima che
Speziale annunci che con altre due canzoni ci saluteranno: “High”
(bellissima, cantata da tutta la sala) e “In the reign of flies”.
Scaletta completata, i cinque ragazzi salutano “buonanotte, grazie mille!” e
lasciano il palco.
Forse questa è una di
quelle volte in cui il bis non è programmato, ma viene richiesto a gran voce
dal pubblico che grida “Fuori..” “bis-bis-bis”. E i ragazzi ritornano “grazie per
averlo chiesto” e annunciano il brano “One” che chiude definitivamente
la serata dopo un’ora e un quarto di musica ben equilibrata, (forse ogni tanto
la batteria ha sovrastato un po’ il resto, ma tutto sommato è andata bene), e
senza soluzione di continuità.
La prima impressione
era giusta: un concerto ben costruito e ben eseguito. Senza alti e bassi, tutto
ben bilanciato, sia come suoni che come performance artistica sul palco. Una
voce, quella di Giampaolo Speziale, molto bella, mai esagerata, mai uno sforzo,
ma riesce lo stesso a dare profondità a delle canzoni belle, a tratti
melodiche, ma con inaspettati picchi di potenza ritmica. Il loro ultimo disco, “Bagarre”
(2015), è un bel contenitore di suoni e parole, non lasciate al caso, ed è
sicuramente un ascolto che consiglio. Non mi sorprenderà sentire che la loro
musica sarà apprezzata anche oltre confine.
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