21
- Febbraio 2017
"Ogni volta che senti un dio, ricordati che
esistono sempre gli atei "
(Serena
Santorelli - scrittrice)
Ci sarai sempre... Buon Viaggio Capitano
Wazza
Ricordo di Fogliazza
Ho scoperto il Banco per puro caso: la mia ex voleva vedere Finardi al
Regio di Parma, salvo poi scoprire che faceva da spalla per qualche pezzo a un
gruppo che non avevo mai visto prima. La mia ex era incazzata come un drago, io
ero al settimo cielo: avevo conosciuto il Banco del Mutuo Soccorso.
Anni prima avevo ottenuto un permesso di uscita anticipata dalla fabbrica dove
lavoravo come operaio. Solo, andai in un paesino in provincia di Modena, col
terrore di arrivare tardi. La piazza era ancor vuota, come il palco. Vedo
aggirarsi Vittorio Nocenzi, gli chiedo se dopo il concerto posso fare due
chiacchiere con loro, mi risponde gentile che mangeranno lì a fianco, dove ci
sono quei tavoli. La piazza si riempie.
Termina il concerto che
non sto nella pelle. Vedo la piazza svuotarsi, restano le cartacce, arrivano i
netturbini, poi solo io.
È l’una, passa Vittorio, mi avvicino, mi sorride e mi fa
accomodare con loro. Mi chiedono cosa voglio da mangiare, non ho fame, sono
felice. Riesco a dire che quel sigarillo che Vittorio tiene in bocca durante il
concerto sembra cadere da un momento all’altro e invece da trent’anni è ancora lì. Mi pare una bella metafora.”È liquirizia”, mi dice lui. Osservo Rodolfo Maltese, Vittorio,
Francesco. Non ci credo! La mattina dopo sono di nuovo in fabbrica, ne parlo
coi colleghi, mi guardano come un marziano. Ma che glielo dico a fare. Andiamo a Fidenza? dico a una ragazza c’è il Banco del Mutuo Soccorso!E lei: “È una
trattoria?”. Non le ho mai portato rancore per l’affronto, anzi: ci siamo sposati e oggi abbiamo due figli. L’ho perdonata. Qualche anno fa a Zagarolo, in un bellissimo
palazzone, arriviamo per lavoro, sotto una pioggia che spara chiodi e un vento
che sputa saette. Dal palco vedo lui, seduto tra le prime file, Francesco Di
Giacomo e quando finiamo facciamo due chiacchiere, gli racconto di come la mia
vita abbia avuto la sua voce come colonna sonora (gli dico anche di mia moglie, ridiamo), mi parla di
Bella
Ciao, di una balconata di paese, di un 25 aprile e di quei fiori
che venivano giù cantando con la gente. Non ho una foto di quel momento, ricordo
la felicità, nella foto non ci entrava, ne sono sicuro. Non è vero che se ne
vanno sempre i migliori, perchè i migliori si possono cantare, magari non con
quella voce lì, che non si può avere tutto, ma si possono cantare sempre. E
Francesco canta… “non mi svegliate, ve ne prego, ma lasciate che io dorma
questo sonno…”, ed io lo ascolto ancora.
By
Fogliazza
Nessun commento:
Posta un commento