lunedì 26 giugno 2017

Intervista a Jon Anderson, di Mickey E.Vil


Intervista a Jon Anderson
di Mickey E.Vil (Radio Onda D'Urto FM / The Mugshots)

Sia che stia cantando sul palco con gli Yes, sia che stia parlando con te al telefono dalla lontana California, la voce di Jon Anderson è inconfondibile, melodiosa e angelica: trasmette esclusivamente serenità. La gioia che Jon sta provando sapendo di poter tornare sul palco con il monicker “Yes” è quasi tangibile e indubbiamente contagiosa. D'altra parte parliamo di decenni della sua e della nostra vita durante i quali quelle note hanno risuonato anche e soprattutto grazie all'arte di questo delicato menestrello sincretista che con saggezza ha saputo fondere suggestioni del lontano Oriente con atmosfere classiche, pop e folkloristiche senza mai lasciar intendere un qualsivoglia intellettualistico bisogno di stupire nessuno. Il tempo che passa, per alcune forme di pensiero, è una mera illusione e sentendo parlare Jon Anderson ci sembra di poter trovare una conferma a tale ipotesi. La voce degli angeli, d'altra parte, non invecchia così come non invecchia la musica che sentiremo a Schio il prossimo 19 luglio.



L'INTERVISTA

Allora, caro Jon, cosa si può aspettare il pubblico italiano dal vostro attesissimo concerto del 19 luglio?

Beh, è una celebrazione della musica degli Yes a  lavorando insieme a Trevor Rabin e Rick Wakeman, più due musicisti sopraffini, Lee al basso e Louis alla batteria. Si tratta di una selezione di musica degli Yes che amiamo suonare, da Heart Of The Sunrise a Owner Of A Lonely Heart, Awaken... che altro facciamo?... Perpetual Change... dalla musica degli inizi a quella degli anni Ottanta e Novanta. E' un'esperienza davvero interessante per noi!

Qualche anno fa abbiamo fatto un'intervista e abbiamo parlato del disco "The Living Tree", realizzato con Rick Wakeman. Cosa provate tu e Rick oggi, nel 2017, a suonare la musica degli Yes?

Sai, abbiamo scritto i pezzi, io ho scritto la maggior parte della musica e delle canzoni degli Yes in ogni caso e sono brani che amo molto. Ho scritto canzoni con Rick, ho scritto canzoni con Trevor e naturalmente con la vecchia band, Steve ed Alan. Ma oggi si tratta degli Yes del XXI Secolo e suoniamo brani classici degli Yes dato che crediamo nella musica degli Yes. Sai, io non ho mai lasciato gli Yes e mi sento ancora parte degli Yes dato che ne sono parte sin dagli inizi insieme a Chris! Il pubblico si divertirà molto, perchè è una celebrazione!

Quali sono i tuoi ricordi migliori e peggiori degli inizi, dei primi anni Settanta, un'epoca così diversa da quella odierna?

Grandi ricordi, suonare a Milano, Roma... suonare in giro per il mondo con gli Yes perchè facevamo una musica... come dire... molto diversa, il pubblico ascoltava e non aveva bisogno di ballare perchè ascoltava la musica e si trattava di musica classica, Folk, Rock, Jazz, Fusion... di tutto, sai? Ovunque andassimo trovavamo grandi masse di persone che amavano la musica, abbiamo vissuto molti momenti grandiosi e qualche momento folle! Ma i momenti folli erano poca cosa, verso la fine degli anni Settanta c'erano troppe vanterie... ma è normale in una band, la band è come una famiglia, si sta sempre insieme come un esercito e si vuole conquistare il mondo con la propria musica! E qualcuno nel gruppo vuole essere una rockstar, qualcun altro – come me – vuole essere un musicista e non essere semplicemente il cantante di una band: ho quindi lavorato con Vangelis e altri musicisti per imparare la musica! Ognuno aveva una strada diversa da percorrere e, come dicevo, per il 90% i momenti erano grandiosi e per il 10% folli!

Puoi condividere con i fan italiani un ricordo gioioso di Chris Squire?

Ricorderò sempre un concerto che dovevamo fare in Argentina nel 1985 ed eravamo la prima band inglese a suonare in Argentina dopo quella stupida e folle guerra tra Argentina e Gran Bretagna, probabilmente non te ne ricordi ma ci fu una guerra, una stupida guerra. Noi eravamo la prima band a suonare e lo stadio era pieno, e intorno ad esso c'era l'esercito per tenere a bada la gente decisamente arrabbiata che voleva ucciderci... abbiamo ricevuto minacce di morte! Quindi stavamo per salire sul palco davanti a 70.000 persone che stavano impazzendo e Chris si voltò per dirmi: “Jon, sai a chi spareranno per primo?”... e io: “Al cantante, naturalmente!”... quindi corsi per il palco come un matto quella sera! Fu un grande show, potete vederlo su YouTube, “Yes in Argentina 1985”... fu incredibile!

Stupendo, lo cercherò! Nel 2014 hai registrato un singolo, "Family Circle", insieme al mio buon amico Matt Malley dei Counting Crows...

Sì, Matt, un uomo fantastico!

Davvero un tipo fantastico, cosa ci racconti di quell'esperienza?

Beh, lui conosceva un mio amico e siamo entrati in contatto... io normalmente lavoro così: la gente mi manda degli mp3 con la loro musica e se mi piace ci canto sopra e la rimando indietro. Matt Malley mi ha mandato la musica e io gli ho rimandato indietro la canzone senza pensarci su due volte, e poi mi chiamò per dirmi che sarebbe stata realizzata per aiutare la gente con della carità e quindi dissi: “Sì, facciamolo!”... ecco come l'abbiamo realizzata!

Hai addirittura realizzato un disco con brani mandati da dei fan qualche anno fa...

Oh sì, ho cinque ore di musica che ancora devo decidere come utilizzare, ce n'è così tanta e tutto è così differente, dunque è una questione di come inserirla nel mondo e aggiungere qualche idea relativa alla computer art e realizzarla come un gioco, qualcosa che la gente possa... sai, ho così tante storie che ho scritto per dei musical, per così dire: musica e canzoni che parlano di storie. Sono saltate fuori tutte nello stesso periodo, quindi è un'idea concettuale molto ampia.

Cosa possiamo aspettarci dal futuro come registrazioni, sia come Jon che come qualsiasi cosa relativa agli Yes?

Sto lavorando con Rick e Trevor, abbiamo scritto molta musica e dobbiamo trovare il tempo di registrarla nei prossimi mesi, forse riusciremo ad entrare in studio a novembre e gennaio. Poi la faremo uscire perchè saranno 50 anni di Yes l'anno prossimo e sarebbe bello realizzare un omaggio speciale agli Yes, 50 anni di Yes in una sorta di album, quindi canalizzeremo molta energia musicale!

Trovi differenze tra il suonare negli USA e in Europa?

Non proprio! I fan degli Yes sono gli stessi ovunque, molto devoti all'ascolto e al divertimento, sono molto eccitabili e ogni volta che saliamo sul palco è una sfida: dobbiamo suonare al meglio delle nostre abilità perchè il pubblico apprezzi la serata, quindi ogni sera è una sfida, ogni sera scaliamo la montagna musicale... sai, Awaken non è un brano musicale facile, Heart Of The Sunrise neppure, ma non diciamo: “Oh, chi se ne importa!”... ce ne importa eccome, al 1000%!

Le parole “Progressive Rock” significano qulcosa per te oggi?

Sì, quando veniva definito Progressive Rock io dicevo: “Beh, ok, c'è sempre stata musica progressiva!”...sai, Miles Davis, Frank Zappa, i Beatles: se ascolti Abbey Road e ovviamente Sgt. Pepper, quella è musica Progressive che nulla ha a che vedere con l'essere una sorta di pop star! Fai musica con l'idea che sia un'avventura, così come la vita è un'avventura in musica, perciò puoi fare una cosa simile e avere comunque un pubblico che venga a godersela, siamo molto fortunati! Quindi penso che essere progressive sia naturale e che la musica sia un'avventura, perciò non mi infastidisce per nulla che la mia musica sia definita Progressive!

Puoi lanciare un saluto finale e un invito a raggiungervi, il 19 luglio, a Schio in Italia?

Ok, gente che state ascoltando la radio: qui è Jon Anderson, per favore venite e godetevi una sera di musica degli Yes, una celebrazione di cinquant'anni della musica degli Yes! Per i giovani: venite e capirete che la musica non è solo quella che si sente in radio, perchè c'è così tanta musica là fuori che non sentirete mai... quindi venite a sentire gli Yes e la loro musica degli ultimi cinquant'anni per passare una bella serata! 



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