Intervista a Jon
Anderson
di Mickey E.Vil
(Radio Onda D'Urto FM / The Mugshots)
Sia che stia cantando
sul palco con gli Yes, sia che stia parlando con te al telefono dalla
lontana California, la voce di Jon Anderson
è inconfondibile, melodiosa e angelica: trasmette esclusivamente serenità. La
gioia che Jon sta provando sapendo di poter tornare sul palco con il monicker
“Yes” è quasi tangibile e indubbiamente contagiosa. D'altra parte parliamo di
decenni della sua e della nostra vita durante i quali quelle note hanno
risuonato anche e soprattutto grazie all'arte di questo delicato menestrello
sincretista che con saggezza ha saputo fondere suggestioni del lontano Oriente
con atmosfere classiche, pop e folkloristiche senza mai lasciar intendere un
qualsivoglia intellettualistico bisogno di stupire nessuno. Il tempo che passa,
per alcune forme di pensiero, è una mera illusione e sentendo parlare Jon
Anderson ci sembra di poter trovare una conferma a tale ipotesi. La voce degli
angeli, d'altra parte, non invecchia così come non invecchia la musica che
sentiremo a Schio il prossimo 19 luglio.
L'INTERVISTA
Allora, caro Jon,
cosa si può aspettare il pubblico italiano dal vostro attesissimo concerto del
19 luglio?
Beh, è una
celebrazione della musica degli Yes a
lavorando insieme a Trevor Rabin e Rick Wakeman, più due musicisti
sopraffini, Lee al basso e Louis alla batteria. Si tratta di una selezione di
musica degli Yes che amiamo suonare, da Heart Of The Sunrise a Owner
Of A Lonely Heart, Awaken... che altro facciamo?... Perpetual
Change... dalla musica degli inizi a quella degli anni Ottanta e Novanta.
E' un'esperienza davvero interessante per noi!
Qualche anno fa
abbiamo fatto un'intervista e abbiamo parlato del disco "The Living
Tree", realizzato con Rick Wakeman. Cosa provate tu e Rick oggi, nel 2017,
a suonare la musica degli Yes?
Sai, abbiamo scritto
i pezzi, io ho scritto la maggior parte della musica e delle canzoni degli Yes
in ogni caso e sono brani che amo molto. Ho scritto canzoni con Rick, ho
scritto canzoni con Trevor e naturalmente con la vecchia band, Steve ed Alan.
Ma oggi si tratta degli Yes del XXI Secolo e suoniamo brani classici degli Yes
dato che crediamo nella musica degli Yes. Sai, io non ho mai lasciato gli Yes e
mi sento ancora parte degli Yes dato che ne sono parte sin dagli inizi insieme
a Chris! Il pubblico si divertirà molto, perchè è una celebrazione!
Quali sono i tuoi
ricordi migliori e peggiori degli inizi, dei primi anni Settanta, un'epoca così
diversa da quella odierna?
Grandi ricordi,
suonare a Milano, Roma... suonare in giro per il mondo con gli Yes perchè
facevamo una musica... come dire... molto diversa, il pubblico ascoltava e non
aveva bisogno di ballare perchè ascoltava la musica e si trattava di musica
classica, Folk, Rock, Jazz, Fusion... di tutto, sai? Ovunque andassimo
trovavamo grandi masse di persone che amavano la musica, abbiamo vissuto molti
momenti grandiosi e qualche momento folle! Ma i momenti folli erano poca cosa,
verso la fine degli anni Settanta c'erano troppe vanterie... ma è normale in
una band, la band è come una famiglia, si sta sempre insieme come un esercito e
si vuole conquistare il mondo con la propria musica! E qualcuno nel gruppo
vuole essere una rockstar, qualcun altro – come me – vuole essere un musicista
e non essere semplicemente il cantante di una band: ho quindi lavorato con
Vangelis e altri musicisti per imparare la musica! Ognuno aveva una strada
diversa da percorrere e, come dicevo, per il 90% i momenti erano grandiosi e
per il 10% folli!
Puoi condividere con
i fan italiani un ricordo gioioso di Chris Squire?
Ricorderò sempre un
concerto che dovevamo fare in Argentina nel 1985 ed eravamo la prima band
inglese a suonare in Argentina dopo quella stupida e folle guerra tra Argentina
e Gran Bretagna, probabilmente non te ne ricordi ma ci fu una guerra, una
stupida guerra. Noi eravamo la prima band a suonare e lo stadio era pieno, e
intorno ad esso c'era l'esercito per tenere a bada la gente decisamente
arrabbiata che voleva ucciderci... abbiamo ricevuto minacce di morte! Quindi
stavamo per salire sul palco davanti a 70.000 persone che stavano impazzendo e
Chris si voltò per dirmi: “Jon, sai a chi spareranno per primo?”... e
io: “Al cantante, naturalmente!”... quindi corsi per il palco come un
matto quella sera! Fu un grande show, potete vederlo su YouTube, “Yes in
Argentina 1985”... fu incredibile!
Stupendo, lo
cercherò! Nel 2014 hai registrato un singolo, "Family Circle",
insieme al mio buon amico Matt Malley dei Counting Crows...
Sì, Matt, un uomo
fantastico!
Davvero un tipo
fantastico, cosa ci racconti di quell'esperienza?
Beh, lui conosceva un
mio amico e siamo entrati in contatto... io normalmente lavoro così: la gente
mi manda degli mp3 con la loro musica e se mi piace ci canto sopra e la rimando
indietro. Matt Malley mi ha mandato la musica e io gli ho rimandato indietro la
canzone senza pensarci su due volte, e poi mi chiamò per dirmi che sarebbe
stata realizzata per aiutare la gente con della carità e quindi dissi: “Sì,
facciamolo!”... ecco come l'abbiamo realizzata!
Hai addirittura
realizzato un disco con brani mandati da dei fan qualche anno fa...
Oh sì, ho cinque ore
di musica che ancora devo decidere come utilizzare, ce n'è così tanta e tutto è
così differente, dunque è una questione di come inserirla nel mondo e
aggiungere qualche idea relativa alla computer art e realizzarla come un gioco,
qualcosa che la gente possa... sai, ho così tante storie che ho scritto per dei
musical, per così dire: musica e canzoni che parlano di storie. Sono saltate
fuori tutte nello stesso periodo, quindi è un'idea concettuale molto ampia.
Cosa possiamo
aspettarci dal futuro come registrazioni, sia come Jon che come qualsiasi cosa
relativa agli Yes?
Sto lavorando con Rick
e Trevor, abbiamo scritto molta musica e dobbiamo trovare il tempo di
registrarla nei prossimi mesi, forse riusciremo ad entrare in studio a novembre
e gennaio. Poi la faremo uscire perchè saranno 50 anni di Yes l'anno prossimo e
sarebbe bello realizzare un omaggio speciale agli Yes, 50 anni di Yes in una
sorta di album, quindi canalizzeremo molta energia musicale!
Trovi differenze tra
il suonare negli USA e in Europa?
Non proprio! I fan
degli Yes sono gli stessi ovunque, molto devoti all'ascolto e al divertimento,
sono molto eccitabili e ogni volta che saliamo sul palco è una sfida: dobbiamo
suonare al meglio delle nostre abilità perchè il pubblico apprezzi la serata,
quindi ogni sera è una sfida, ogni sera scaliamo la montagna musicale... sai, Awaken
non è un brano musicale facile, Heart Of The Sunrise neppure, ma non
diciamo: “Oh, chi se ne importa!”... ce ne importa eccome, al 1000%!
Le parole
“Progressive Rock” significano qulcosa per te oggi?
Sì, quando veniva
definito Progressive Rock io dicevo: “Beh, ok, c'è sempre stata musica
progressiva!”...sai, Miles Davis, Frank Zappa, i Beatles: se ascolti Abbey Road
e ovviamente Sgt. Pepper, quella è musica Progressive che nulla ha a che vedere
con l'essere una sorta di pop star! Fai musica con l'idea che sia un'avventura,
così come la vita è un'avventura in musica, perciò puoi fare una cosa simile e
avere comunque un pubblico che venga a godersela, siamo molto fortunati! Quindi
penso che essere progressive sia naturale e che la musica sia un'avventura, perciò
non mi infastidisce per nulla che la mia musica sia definita Progressive!
Puoi lanciare un
saluto finale e un invito a raggiungervi, il 19 luglio, a Schio in Italia?
Ok, gente che state
ascoltando la radio: qui è Jon Anderson, per favore venite e godetevi una sera
di musica degli Yes, una celebrazione di cinquant'anni della musica degli Yes!
Per i giovani: venite e capirete che la musica non è solo quella che si sente
in radio, perchè c'è così tanta musica là fuori che non sentirete mai... quindi
venite a sentire gli Yes e la loro musica degli ultimi cinquant'anni per
passare una bella serata!
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