mercoledì 30 agosto 2017

Rimini 2017: evento epocale per il Balletto di Bronzo


Rimini, 24 agosto 2017


Gianni Leone, Lino Ajello e Gianchi Stinga insieme a Rimini. L'ultima volta fu nell'estate del '73.

Sullo sfondo, Riccardo Spilli.


Rimini, 26 agosto 2017

Gianni Leone, Lino Ajello e Gianchi Stinga in visita al leggendario Casale di Rimini, dimora del Balletto di Bronzo fra il 1972 e il 1973 e da allora rimasto disabitato.











sabato 26 agosto 2017

I Gentle Giant inseriti nella UK Music Hall of Fame



I "Giganti" non invecchiano mai... il 23 agosto i Gentle Giant sono stati Inseriti nella UK Music Hall of Fame.
Un "piccolo" riconoscimento per una delle band più forti in assoluto del Progressive Rock mondiale, che ha visto riuniti dopo molti anni i tre fratelli Shulmann
Chissà se tornerà la voglia di suonare!
Wazza
Kerry Minnear insieme ai fratelli Phil, Derek e Ray Shulmann

giovedì 24 agosto 2017

Orme-"Uomo di Pezza": era l'estate del 1972

Articolo "Qui Giovani"

Hello popolo del prog,
Usciva nell'estate del 1972, dopo un salutare "ritiro" in Sardegna, "Uomo di pezza", quarto album delle Orme, Il secondo come trio.
Con questo disco Pagliuca, Tagliapietra e Dei Rossi entrano di diritto nell'Olimpo del progressive rock.
Trattasi di una sorta di concept album, arricchito dagli arrangiamenti del maestro Gian Piero Reverberi.
L'album ebbe un successo incredibile, grazie anche al singolo "Gioco di bimba", che diventerà disco d'oro.
La storica copertina è opera del pittore Walter Mac Mazzieri.
Nel tour promozionale invernale, Peter Hammill (orfano dei VDGG), apriva i loro concerti.
…di tutto un Pop
Wazza


Le Orme festeggiano il loro primo disco d'oro nella redazione di Ciao 2001: oltre a Peter Hammill, sullo sfondo, ci sono da sinistra Marco FerrantiAldo TagliapietraMichi Dei RossiTony Pagliuca e Manuel Insolera.

mercoledì 23 agosto 2017

Ricordando Giulio Capiozzo

Hello,
il 23 agosto 2000 un arresto cardiaco si "portava  via" Giulio Capiozzo, indimenticato batterista degli Area.
Studiò batteria e percussioni a Il Cairo, Parigi, Cuba, un cosmopolita dalla mente aperta.
Dopo lo scioglimento degli Area e Area II, si dedicò a tempo pieno al suo "primo amore", il jazz, collaborando con grandi artisti di fama mondiale.
Un innovatore, un caposcuola, uno dei più grandi batteristi italiani (spesso dimenticato dai media).
Ha suonato anche con Alberto Radius, Mauro Pagani e Mia Martini.
Il figlio Christian, suo degno erede, ogni anno organizza l'evento "Ju Ju Memorial", per ricordarlo con amici musicisti e non.
...per non dimenticare
Wazza

 AREA live, 1976

AREA a Torino

In copertina su "nuovo SOUND"

martedì 22 agosto 2017

Il compleanno di Francesco Di Giacomo


22 agosto 1947

Buon compleanno Capitano, a te che auguravi "buona vita a tutti"...

(allego ricordo di Prince Faster, che centra in pieno la tua filosofia di vita).
Wazza

 

Francesco di Giacomo: Uomo, Musicista, dispensatore di sorrisi, raccontatore di fiabe e di sogni, portatore di serenità, campione del mondo di sano cazzeggio, e poi ogni volta che ti guardava da dietro quella sua barbona era un abbraccio.
Auguri Uomo.


Big Francesco e la cucina...

 (foto archivio Luigi Mantovani)

21 agosto

"Non possiamo dirigere il vento,
ma possiamo orientare le vele..."
(Seneca)

Ci sarai sempre. Buon viaggio Capitano...

Tra le molteplici attività ed interessi del grande Francesco di Giacomo c'era anche la cucina. Grande intenditore e ottimo cuoco, aveva allacciato un'amicizia-collaborazione con lo chef Antonello Colonna, e per lui aveva scritto questa "Ode al cacio e pepe"

Cacio e pepe pepe e cacio
Pepe e pepe cacio e cacio
Bianco e nero nero e bianco
Impeto della luce ebbrezza della notte
Tinte-contrasto- grande unisono
E ogni tanto acqua bollente
E poi cacio e pepe pepe e cacio...
Decidi tu quando dire basta

Questa ode al cacio e pepe è stata scritta dal famoso chef Antonello Colonna con Francesco Di Giacomo cantautore del gruppo Banco. Questi versi si trovavano nel menù di degustazione del ristorante col portone rossoa Labico, dove era possibile gustare una personale versione del cacio pepe preparata davanti ai clienti. Versione che come racconta Antonello Colonna nel suo libro   Antonello Colonna: un anarchico ai fornelli, da Labico a New York  è nata nel 2000 nel corso di Cucinare a Labico. Colonna racconta che lidea di far rinascere questo piatto popolare romanesco era data dallesigenza di contrapporlo alla cucina fusion ed in particolare al sushi che andava di moda in quegli anni nei ristoranti della capitale. Così pensò di nobilitare il popolare e semplice cacio e pepe, finito in secondo piano o talvolta scomparso nei menù dei ristoranti, preparandolo a mòdi risotto davanti ai clienti, in una sorta di esibizione artistica. Riscosse grande successo tanto da essere definito il re del cacio e pepeed alla presentazione della Guida di Roma del 2000 il Gambero Rosso gli dedicò levento dal titolo "tra sushi e cacio e pepe".

Nel programma di alcuni anni fa  Storie digrandi Chef, Colonna mostra come cucinare la sua versione di cacio e pepe; così dopo la  versione classica o per meglio dire quella che conosco, ho voluto provare ad eseguire la versione del grande chef. Lui utilizza come pasta dei bucatini io invece, ho utilizzato dei mezzi rigatoni. 

lunedì 21 agosto 2017

I Beatles e il moog: era l'agosto del 1969


Nell'agosto del 1969 George Harrison portò negli studi di Abbey Road il suo ultimo acquisto, un Moog Synthesizer fatto costruire appositamente dal signor Moog.
Era un macchinario enorme, con centinaia di jack e due tastiere. Il buon George Martin lo usò durante le registrazioni dell'album "Abbey Road", lo si può sentire nel finale dei brani "I Want You", "Here Comes the Sun", "Because" e " Maxwell's Silver".

Nella photogallery allegata sono immortalati i Beatles alle prese con l'infernale macchina!
…di tutto un Pop
Wazza




domenica 20 agosto 2017

Il compleanno di Robert Plant, di Wazza


Hello,
dopo aver fatto gli auguri a Ian Gillan, ieri, arriva il turno di un'altra voce storica…
Compie gli anni oggi, 20 agosto, Robert Plant, la voce dei Led Zeppelin.
L'unico gruppo al mondo che si è sciolto dopo la morte di un dei componenti!
Nel 2011 un referendum sul magazine "Rolling Stone" ha stabilito che Plant è "il più grande cantante solista di tutti i tempi".


E' l'unico membro dei Led Zeppelin ad avere avuto una costante carriera solista: il suo prossimo album, "Carry Fire", uscirà ad ottobre 2017.
Happy Birthday Robert!

Wazza


sabato 19 agosto 2017

Il compleanno di Ginger Baker


Compie gli anni oggi Ginger Baker...

Peter Edwars "Ginger" Baker (Lewisham19 agosto 1939) è un batterista inglese.
Ha fatto parte di diversi gruppi inglesi, raggiungendo la massima popolarità con i Cream.
Nel 1991 è stato inserito nella Hollywood Rock Walk of Fame.
Il giovane Baker, soprannominato “Ginger” per via della sua chioma rossa, mostrò da piccolo uno spiccato interesse per le corse in bicicletta, interesse che attorno ai quindici anni si spostò verso la musica, in particolare per il jazz. Era ancora studente di scuola quando cominciò col suo primo strumento, la tromba, e seguì lezioni di teoria musicale e di solfeggio[2]. Spostata l'attenzione dai fiati alle percussioni, il suo modello divenne il percussionista jazz Phil Seaman, considerato il miglior batterista sulla scena inglese degli anni cinquanta. Un vero talento naturale, Ginger Baker si ispirò a Seaman condendo la propria tecnica strumentale di forza e aggressività generata dall'indole ribelle che lo caratterizzava; e già a sedici anni partecipò al suo primo tour.
Dopo aver suonato in diverse jazz band dell'epoca, fra le quali quella di Terry Lightfoot e quella di Acker Bill, fece convergere il proprio interesse musicale in direzione del British Blues, approdando alla scuola di Alexis Korner. Fu chiamato dal celebre bluesman britannico e da Cyril Davies a suonare nel loro gruppo Blues Incorporated, dove Baker fece la conoscenza del sassofonista e organista Graham Bond, di un giovane bassista, Jack Bruce, e del un virtuoso del sassofono Dick Heckstall-Smith, musicisti – in particolare i primi due – che avrebbero giocato un ruolo fondamentale nella sua vita musicale. Baker, Bruce e Bond, fuoriusciti dal gruppo di Korner, nel 1963 formarono assieme a Heckstall-Smith la Graham Bond Organization, una formazione di jazz-blues che acquistò una grande reputazione fra gli appassionati del genere soprattutto per l'alto livello delle esecuzioni dal vivo.
Esaurita l'esperienza con la Graham Bond Organization a metà degli anni sessanta, Ginger Baker andò in cerca di altri approdi. Avendo avuto modo di seguire da vicino il gruppo radunato attorno all'altro grande bluesman inglese, John Mayall, ed essendo rimasto impressionato dall'emergente chitarrista Eric Clapton, gli propose di mettere su un gruppo al quale si aggregò un terzo elemento di grande valore di cui entrambi avevano conosciuto le capacità, il bassista Jack Bruce. Il gruppo che nacque dall'incontro dei tre si chiamò “Cream” e in breve diventò un fenomeno musicale e culturale che presto scalò le classifiche; i concerti live diedero modo a Baker di esibirsi in lunghi assolo e diventare un modello per la schiera di batteristi a lui contemporanei e di quelli che allora muovevano i primi passi.


I Cream non potevano durare a lungo a causa delle tre personalità estremamente spiccate che spesso avevano difficoltà a convivere (specialmente Baker e Bruce), e si sciolsero nel 1968. L'esperienza successiva di Ginger Baker fu con il supergruppo dei Blind Faith, che annoverava anche Eric Clapton, Rick Grech al basso e l'appena ventenne ma già navigato Steve Winwood. L'avventura durò solo sette mesi, e dai cocci del supergruppo sorse la Ginger Baker's Air Force, una formazione di dieci elementi che mescolava blues, jazz, rock e musica etnica africana e in cui il batterista si ricongiungeva con Graham Bond e accoglieva quel Phil Seaman che era stato la sua ispirazione giovanile. Ma anche questa esperienza non durò più di un anno. Baker volle studiare da vicino la musica africana e si recò in Nigeria, dove ebbe modo di incrociare Fela Kuti e Paul McCartney che in quel periodo incideva a Lagos Band on the Run, e da quegli anni in poi il batterista visse una serie di esperienze in sodalizi con musicisti vari, fra i quali il chitarrista Adrian Gurvitz e il bassista Bill Laswell.
Durante la prima metà degli anni ottanta ebbe un periodo di stacco e si rifugiò in una fattoria italiana, in Toscana vicino al paese di Larciano (PT). Si esibì al Pistoia Blues Festival del 1984 in un concerto in onore di Alexis Kornerinsieme al chitarrista dei Led Zeppelin Jimmy Page. Tornò poi a incidere assieme a musicisti inglesi, americani e africani. La riemersione in grande stile si ebbe nel 1994, anno in cui incise un pregevole album, Going Back Home, affiancato dal bassista Charlie Haden e dal chitarrista Bill Frisell; e successivamente, con il gruppo BBM, assieme a Bruce e al chitarrista Gary Moore volle ripercorrere i territori musicali che trent'anni prima erano stati battuti dai Cream. Trasferitosi negli Stati Uniti a metà degli anni novanta, si unì al trombettista Ron Miles; insieme a lui nel 1997 registrò Coward of the Country, con una formazione base che comprendeva – oltre che Baker e Miles – Fred Hess ai sassofoni, Eric Gunnison al pianoforte e Artie Moore al basso.  Nel 2005 si esibì alla Royal Albert Hall in una serie di concerti con Bruce e Clapton per una storica Cream reunion.
(Notizie tratte dalla rete).




Il compleanno di Ian Gillan, di Wazza


Hello,
compie gli anni oggi, 19 agosto, Ian Gillan, da 50 anni la "voce" dell'heavy-metal...
Un mito per la nostra generazione che si "gongolava" con le sua e urla su "Child in Time".
Voce storica nella sua carriera ad intermittenza nei Deep Purple, un anno nei Black Sabbath, e voce di Gesù, nella versione originale dell'opera "Jesus Christ Superstar", che altro aggiungere!
Happy Birthday Ian
Wazza


giovedì 17 agosto 2017

ALESSANDRO MONTI – UNFOLK COLLECTIVE / “Intuitive Maps”, di Andrea Pintelli


ARTICOLO GIA’ APPARSO SULLA WEBZINE MAT2020

ALESSANDRO MONTI – UNFOLK COLLECTIVE / “Intuitive Maps”
di Andrea Pintelli

Dimenticatevi distinzioni fra generi musicali, scordatevi la forma canzone, raggruppate le vostre memorie e donatele al vento, aprite le orecchie come fossero arse di un insaziabile appetito sonoro, spalancate gli occhi immaginandovi di essere nel più sconosciuto fra i mondi.
Non esiste nulla; tutto esiste. Basta coglierne le sfumature.
Arpeggi fatti da echi lontani si fondono a una misteriosa voce di donna, in connubio d’un invito sinistro che lascia presagire l’inizio di un qualcosa che non è mai iniziato, ma sempre proseguito. Una treccia di suoni si fanno strada per entrare in noi, permettendoci di cogliere la luce.
Tamburi, o legni arsi vivi da mani mai dome, percossi da chi cuore ne ha per trasmettere un profumo di infinito, senza mai smettere di respirare insieme. Tutt’uno, con la voglia di non trovarsi soli dove si è stati catapultati. Siamo nati per condividere, quindi, lasciamo perdere gli eremi interiori e iniziamo a fare piccoli passi col ritmo dettato da chi ci vuol descrivere la via.
Calma come dono degli Dèi, o di un solo Dio, a seconda di un dettaglio che vorrebbe circonciderci l’esistenza. Libertà, sempre, invece. Calma, come aria pura e nuova che si muove sulle foglie della nostra mente, accarezzandola, forse masturbandola per provocare un piacere antico; enigma da portare in grembo in attesa della rivelazione.
Gocce di splendore in un mare di banalità: e si danza. Portati avanti i piedi da un suono circolare e nettamente invitante, si alza il collo fino al cielo fatto di qualsiasi tinta si desideri. Testa china per vedere la terra prendere vita, dove il verde inebria la serenità, dove il marrone ci assomiglia in quanto pilastri del sistema linfatico, dove le stagioni si susseguono senza mai stancarsi di dirci che siamo i figli di un domani ch’è già oggi.
Piccoli contrappunti di continuità, battiti di ciglia perpetui che ad ogni azione fa corrispondere un colore diverso. Un arcobaleno infinito di sensazioni, dove la parola non è importante, ma tutto il resto sì. Per cui si appendono le notti nell’armadio dei ricordi e si corre in un oceano di luccicanza, retti e sorretti da poche certezze, se non quelle che potremo capirci soltanto con sguardi complici e occhiate (dis)integranti.
Un ripetitivo tappeto a tratti vorticosi ci invita alla riflessione, momento cardine di ogni segmento di tempo, dove lo spazio è comunque annientato da ritorni d’immagine che non ci permettono di intuire la direzione. Basta non avere paura ed essere ebbri di ciò che ci aspetta: noi stessi. Vibrante gioia sparsa in tutto il nostro sangue.
Come piume mosse da novelli soffi d’immagine, lentamente ci si adagia su un’idea che ora pare portarci lontano, ora pare proseguire nella speranza di essere seguita; maestra di vitalità, dove vuoi condurci? Via, via dal bosco umido e nemico, talmente fitto da non permettere la vista della luce, che corre ad illuminare il circostante. Fuori, finalmente, ad omaggiare quello ch’è chiamato Sole, lassù, molto spesso, e qui dentro, a volte.
Come crescere nella soglia dell’immaginazione, l’immaginifico vuole aprirsi e riprenderci.
Si apre il sipario, ancora una volta, e noi e loro non più seduti, ma ora sul palco da protagonisti, dove si riattivano i clamori delle celestiali note; timore e paura si mischiano a incredulità e sorpresa: non siamo soli.
Mirabili fischi lontani corrono per rincorrere, creando la musica della natura.
Un battito di cuore percuote il petto del tuono, gonfiandolo fino a farlo esplodere in un dissonante fragore, istante d’energia che mette seduti l’impulso e l’arroganza. Di contro, in piedi, troviamo la coscienza e la conoscenza, sottobraccio a passeggiare in questo viale coloratissimo e profumatissimo. Non si arriva, non si arriverà mai. Si potrà solo transitare per cogliere i frutti più succosi, nutrendo la fame del proseguo.
Come anime in eterno movimento, ci berremo vicendevolmente, tenendoci vivi, portandoci avanti. Avanti. Avanti. Avanti. Con dolcezza. Con Alessandro Monti e il suo Unfolk Collective.
Abbracci diffusi.

p.s.: per ogni nota tecnica e dettagli vari rileggetevi la presentazione sul blog del nostro/vostro MAT2020 (http://mat2020.blogspot.it/2017/03/alessandro-monti-unfolk-collective.html)

p.p.s.: per continuare a sognare quando più vorrete, comprate “Intuitive Maps”, album dipinto suonando, scavato dalle emozioni, per persone che vogliono emozionarsi.


Unfolk Collective

ALESSANDRO MONTI - guitars, bass, african and jamaican percussions, nepalese bells, cymbals, claves, glockenspiel, chimes
ALESSANDRO PIZZIN - electron x
ELISABETTA MONTINO - voice
BEBO BALDAN - triangle, stereo image
KEVIN HEWICK- electric guitars
JIM TETLOW - keybords, synthesizers, organs, cajon
MARK "FLASH" HYNES - drums
CHRIS CONWAY - flutes, kalimba, theremin, electric piano, voice
STEVE ESCOTT - bass
CAMOMATIC - synthesizer, sound hacking
MISTERLEE - customized drums

Tracklist:
1- ESP Sutra 1:39
2- The Seventh Orbit 9:40
3- Mbuyu Na Mkonge part 1 4:06
4- The Theatre of Eternal Snows  8:32
5- Church of Anthrax  7:32
6- New Rhodes Tapestry  7:18
7- Mbuyu Na Mkonge part 2 6:06
8- Pashupatinath Temple/Ruins of Kathmandu 16:32
9- Mbuyu Na Mkonge part 3 8:04
10- L'Ora del Biscotto Metafisico 6:56

Distribuito da: G.T. Music Distribution

Vannuccio Zanella
www.mprecords.it
www.gtmusic.it


mercoledì 16 agosto 2017

Segnala Wazza...


Fortuna che ci sono ancora "rocker" con le palle, come Bruce Dickinson degli Iron Maiden, chapeau! 
Diciamolo ai vari Agnelli, Fedez, Morgan, Elio..."chiacchiere e conto in banca!”
Wazza


martedì 15 agosto 2017

"The Mick Ronson Story", di Wazza


Hello,
certe notizie ti "soprendono come una malattia" (cit. Banco)…
Leggendo il giornale dei programmi, ottimo la mattina per andare in "sala travaglio", leggo, incredibile ma vero, in prima serata ore 21.15Rai 5 mercoledi 16 agosto "The Mick Ronson Story".
Per me che non capisco un tubo… Mick Ronson è uno dei chitarristi più sottovalutati della storia del rock. Scaricato spesso come il chitarrista di Bowie, vestito di "domopack"…
Mick Ronson era sopratutto un grande musicista, arrangiatore e chitarrista. Senza di lui - i suoi arrangiamenti e ai sui riff di chitarra - Ziggy Stardust non avrebbe mai decollato.

Era un grande sperimentatore, sempre alla ricrca di nuovi effetti. Il capolavoro di Lou Reed "Trasformer" ne è un esempio; suoi gli arrangiamenti di archi di "Perfect Day" e "Satellite of Love". 


Grande appassionato di musica italiana, nel suo primo album solista, "Slaugher on 10th Avenue", omaggia due dei nostri cantautori, Lucio Battisti con "Music in Lethal" - versione di "Io vorrei… non vorrei… ma se vuoi" -  e Claudio Baglioni con "The empty Bed"- versione di "Io me ne andrei".
Oltre a una dignitosa produzione da solista ha suonato con Ian Hunter, Bob Dylan, Elton John, Jon Mellencamp, Morrisey... (non solo Bowie).
E morto a soli 46 anni per un tumore al fegato!
Un artista da (ri)scoprire e da (ri)valutare... non perdete lo special... sono cose rare!
Per non dimenticare

Wazza  


lunedì 14 agosto 2017

… e mi viene da pensare"... a un ferragosto passato, di Wazza



… e mi viene da pensare"... a un ferragosto passato.

15 agosto 2006 - Indaco in concerto, "special guest" Francesco di Giacomo - (Piazza delle ville) Anticoli Corrado - Rm 
Buon Ferragosto a tutti quelli che hanno memoria.
Wazza