martedì 12 settembre 2017

Per non dimenticare: "Biko", di Wazza

Hello,
il 12 settembre 1977, dopo un interrogatorio-pestaggio nella prigione di Walmer, a Port Elizabeth (Sudafrica), moriva in una prigione di Pretoria dove era stato trasferito Stephen Biko, attivista anti-aphartaid sudafricano.

Nel 1980 Peter Gabriel gli dedicò un brano tratto da "Peter Gabriel III", intitolato  "Biko".
Il brano diventò un inno alla libertà e alle lotte per i diritti umani, fu ripreso ed interpretato da altri artisti:

·         Robert Wyatt nel suo EP Work in Progressdel 1984.
·         Joan Baez sul suo album Recently del 1987.
·         il cantautore tedesco Wolfgang Niedecken del gruppo rock BAP ha riscritto la canzone con un testo in tedesco nel 1988.
·         I Simple Minds sul loro album Street Fighting Years del 1989.
·         Manu Dibango sul suo album Wakafrika del 1994.
·         Il gruppo Playing for Change sul loro album Songs Around the World del 2009.
·         Paul Simon per il tribute album And I'll Scratch Yours del 2013.
Inoltre Steve Van Zandt ha dichiarato di essere stato ispirato da questa canzone a scrivere la sua canzone di protesta anti-apartheid "Sun City" del 1985, suonata dagli Artists United Against Apartheid.

Grazie a Peter Gabriel  la storia di Biko, fu conosciuta da milioni di persone...
Oer non dimenticare

Wazza


BIKO
Settembre '77 Port Elizabeth tempo bello.
Era un'attività normale al posto di polizia 619.
Oh Biko, Biko, perché Biko Yihla Moja,
Yihla Moja, l'uomo è morto.
12 settembre 1977- Biko ucciso di botte in carcere


Il 18 agosto 1977, Biko, leader non violento del movimento anti-apartheid in Suafrica, fu arrestato e rinchiuso nel carcere di Port Elizabeth per un mese e sei giorni. Durante la detenzione fu sottoposto a interrogatori e torture dolorose e umilianti, compresi colpi alla testa, nella stanza del commissariato 619, per circa 22 ore. 
L’11 settembre 1977 la polizia decise di trasferirlo al carcere di Pretoria, munito di una struttura sanitaria. Con una frattura al cranio, Biko non resse. Il giorno seguente, dopo aver viaggiato per 1100 km nel baule di una Land Rover, morì poco dopo l’arrivo per lesioni cerebrali, ma la polizia sostenne che la morte era stata causata da un prolungato sciopero della fame. La successiva autopsia stabilì che la morte era conseguenza delle numerose contusioni e delle lesioni massive alla testa.
 Al suo funerale parteciparono decine di migliaia di persone.  I giornalisti che indagarono sull’assassinio furono costretti a scappare dal Sud Africa a causa delle persecuzioni della polizia e nessuno dei due poliziotti colpevoli delle percosse fu mai processato dal governo razzista bianco, né dal successivo governo “democratico”. 
La morte di Biko, che venne riconosciuto come un eroe, contribuì a farne un simbolo per la popolazione sudafricana nera e i suoi funerali furono l’occasione per una grande manifestazione di massa e di sfida.

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