Hello,
il 12 settembre 1977, dopo un interrogatorio-pestaggio
nella prigione di Walmer, a Port Elizabeth (Sudafrica), moriva in una prigione
di Pretoria dove era stato trasferito Stephen
Biko, attivista anti-aphartaid sudafricano.
Nel 1980 Peter Gabriel gli dedicò un brano tratto da "Peter Gabriel III", intitolato "Biko".
Il brano diventò un
inno alla libertà e alle lotte per i diritti umani, fu ripreso ed
interpretato da altri artisti:
·
Robert Wyatt nel
suo EP Work in Progressdel 1984.
·
il cantautore tedesco Wolfgang Niedecken del gruppo rock BAP ha riscritto la canzone con un testo
in tedesco nel 1988.
·
Manu Dibango sul
suo album Wakafrika del 1994.
Inoltre Steve Van
Zandt ha dichiarato di
essere stato ispirato da questa canzone a scrivere la sua canzone di protesta
anti-apartheid "Sun City" del 1985, suonata dagli Artists United Against Apartheid.
Grazie a Peter Gabriel
la storia di Biko, fu conosciuta da
milioni di persone...
Oer non dimenticare
Wazza
BIKO
Settembre '77 Port Elizabeth tempo bello.
Era un'attività normale al posto di polizia 619.
Oh Biko, Biko, perché Biko Yihla Moja,
Yihla Moja, l'uomo è morto.
12 settembre 1977- Biko ucciso di botte in carcere
Settembre '77 Port Elizabeth tempo bello.
Era un'attività normale al posto di polizia 619.
Oh Biko, Biko, perché Biko Yihla Moja,
Yihla Moja, l'uomo è morto.
12 settembre 1977- Biko ucciso di botte in carcere
Il 18 agosto 1977, Biko,
leader non violento del movimento anti-apartheid in Suafrica, fu arrestato e
rinchiuso nel carcere di Port Elizabeth per un mese e sei giorni. Durante la
detenzione fu sottoposto a interrogatori e torture dolorose e umilianti,
compresi colpi alla testa, nella stanza del commissariato 619, per circa 22
ore.
L’11 settembre 1977 la
polizia decise di trasferirlo al carcere di Pretoria, munito di una struttura
sanitaria. Con una frattura al cranio, Biko non resse. Il giorno seguente, dopo
aver viaggiato per 1100 km nel baule di una Land Rover, morì poco dopo l’arrivo
per lesioni cerebrali, ma la polizia sostenne che la morte era stata causata da
un prolungato sciopero della fame. La successiva autopsia stabilì che la
morte era conseguenza delle numerose contusioni e delle lesioni massive alla
testa.
Al suo funerale
parteciparono decine di migliaia di persone. I giornalisti che indagarono
sull’assassinio furono costretti a scappare dal Sud Africa a causa delle
persecuzioni della polizia e nessuno dei due poliziotti colpevoli delle
percosse fu mai processato dal governo razzista bianco, né dal successivo
governo “democratico”.
La morte di Biko, che
venne riconosciuto come un eroe, contribuì a farne un simbolo per la
popolazione sudafricana nera e i suoi funerali furono l’occasione per una
grande manifestazione di massa e di sfida.
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