TRAUMA FORWARD – SCARS (2016) L.M. European
Music
di
Evandro Piantelli
Il
progetto Trauma
Forward nasce nel
2012, anno in cui i musicisti Davide Lucioli (tastiere)
e Jacopo Bucciantini (batteria e voce), entrambi di Castiglion
Fiorentino, iniziano a comporre il lavoro. L'incisione dell'album è avvenuta
invece qualche anno dopo, tra il 2015 e il 2016, con la collaborazione di Francesco
Zuppello (chitarre) e Michael De Palma (basso). Nelle
intenzioni della band il disco costituirebbe una sorta di concept album che
narra del viaggio di due manichini.
Fin dal
primo ascolto Scars appare come un progetto
difficilmente classificabile dal punto di vista musicale. Si tratta di dodici
brani prevalentemente strumentali, con largo uso di elettronica, chiaramente
ispirata alla scuola tedesca (mi vengono in mente i Tangerine Dream del periodo
“Melrose”, quello probabilmente più easy listening) e dove emerge una certa
vicinanza al neo prog italiano degli anni '90 (Zauber, Eris Pluvia, ecc.).
Il pezzo
iniziale, Into the labyrinth ci fa ben sperare. Si
parte con un potente organo da chiesa sul quale si inserisce la chitarra
elettrica, per far posto ad una voce recitata in inglese e riprendere con un
arpeggio di chitarra, per poi tornare all'organo che ripropone il tema
iniziale. Peccato che il gioco (tema – variazioni – ripresa del tema iniziale)
venga riproposto per quasi tutti i pezzi che compongono Scars.
Ci sono
alcune piacevoli eccezioni: Waiting's four seasons dove
– finalmente – emerge un pò di originalità, con un bel gioco di chitarra
acustica, elettrica, piano e tastiere ben amalgamati tra loro, Scars con
un inizio accattivante ed uno sviluppo originale e Sense of
consciousness, dove prevale la chitarra acustica.
Tutti gli
altri brani, come si è detto all'inizio, sono costruiti su un tema iniziale che
si ripete per quasi tutto il pezzo, con poche variazioni e quasi nessun guizzo
inventivo. E se un punto di riferimento dei Trauma Forward sono
(come sembrerebbe) i Tangerine Dream, bisogna rilevare che il gruppo del
compianto Edgar Froese faceva dell'elettronica un uso ben diverso.
Un discorso
a sé merita, se così si può dire, la batteria: schematica e ripetitiva. In
poche parole il punto più debole del lavoro.
Il
giudizio complessivo sul disco è quindi piuttosto interlocutorio. Il lavoro
merita un ascolto e ci sono momenti anche interessanti, che – però - emergono
qua e là in un'opera di poco spessore, con troppi riferimenti a sonorità
datate, facendo sì che l'ascoltatore non venga coinvolto più di tanto.
Non
dimentichiamo però che si tratta di un'opera d'esordio e, a mio parere,
esistono dei margini di miglioramento per i musicisti toscani. Li attendiamo al
varco per il prossimo lavoro.
I Brani di “Scars”:
Into the labirinth
Red shadow
Sundown living puppet
Cloud in a bottle
Sometimes I feel
Waiting's four seasons
Scars
Sense of consciousness
Foggy hills
Behind the line
A rusti piece of mind
Woman with parasol
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