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martedì 19 settembre 2017

TRAUMA FORWARD – SCARS, DI EVANDRO PIANTELLI


TRAUMA FORWARD – SCARS (2016)  L.M. European Music

di Evandro Piantelli

Il progetto Trauma Forward nasce nel 2012, anno in cui i musicisti Davide Lucioli (tastiere) e Jacopo Bucciantini (batteria e voce), entrambi di Castiglion Fiorentino, iniziano a comporre il lavoro. L'incisione dell'album è avvenuta invece qualche anno dopo, tra il 2015 e il 2016, con la collaborazione di Francesco Zuppello (chitarre) e Michael De Palma (basso). Nelle intenzioni della band il disco costituirebbe una sorta di concept album che narra del viaggio di due manichini.
Fin dal primo ascolto Scars appare come un progetto difficilmente classificabile dal punto di vista musicale. Si tratta di dodici brani prevalentemente strumentali, con largo uso di elettronica, chiaramente ispirata alla scuola tedesca (mi vengono in mente i Tangerine Dream del periodo “Melrose”, quello probabilmente più easy listening) e dove emerge una certa vicinanza al neo prog italiano degli anni '90 (Zauber, Eris Pluvia, ecc.).
Il pezzo iniziale, Into the labyrinth ci fa ben sperare. Si parte con un potente organo da chiesa sul quale si inserisce la chitarra elettrica, per far posto ad una voce recitata in inglese e riprendere con un arpeggio di chitarra, per poi tornare all'organo che ripropone il tema iniziale. Peccato che il gioco (tema – variazioni – ripresa del tema iniziale) venga riproposto per quasi tutti i pezzi che compongono Scars
Ci sono alcune piacevoli eccezioni: Waiting's four seasons dove – finalmente – emerge un pò di originalità, con un bel gioco di chitarra acustica, elettrica, piano e tastiere ben amalgamati tra loro, Scars con un inizio accattivante ed uno sviluppo originale e Sense of consciousness, dove prevale la chitarra acustica. 
Tutti gli altri brani, come si è detto all'inizio, sono costruiti su un tema iniziale che si ripete per quasi tutto il pezzo, con poche variazioni e quasi nessun guizzo inventivo. E se un punto di riferimento dei Trauma Forward sono (come sembrerebbe) i Tangerine Dream, bisogna rilevare che il gruppo del compianto Edgar Froese faceva dell'elettronica un uso ben diverso. 
Un discorso a sé merita, se così si può dire, la batteria: schematica e ripetitiva. In poche parole il punto più debole del lavoro.
Il giudizio complessivo sul disco è quindi piuttosto interlocutorio. Il lavoro merita un ascolto e ci sono momenti anche interessanti, che – però - emergono qua e là in un'opera di poco spessore, con troppi riferimenti a sonorità datate, facendo sì che l'ascoltatore non venga coinvolto più di tanto. 

Non dimentichiamo però che si tratta di un'opera d'esordio e, a mio parere, esistono dei margini di miglioramento per i musicisti toscani. Li attendiamo al varco per il prossimo lavoro.


I Brani di “Scars”:

Into the labirinth
Red shadow
Sundown living puppet
Cloud in a bottle
Sometimes I feel
Waiting's four seasons
Scars
Sense of consciousness
Foggy hills
Behind the line
A rusti piece of mind
Woman with parasol

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