domenica 11 marzo 2018

Claudio Simonetti's Goblin - Concerto romano il 20 febbraio, di Max Rock Polis



Claudio Simonetti's Goblin - Concerto a L'asino che vola, Roma 20/02/18
Di Max Rock Polis
Reportage fotografico di Francesco Pozone

Partiamo col dire le cose più banali: questa band fa paura, anzi fa proprio terrore! Lo fa perché intanto, come dicono da questa parti, suona da paura, meravigliosamente bene, e poi perché esegue i pezzi storici di alcuni tra i film horror più noti, per cui sentirli e pensare a quei film e alle emozioni “dde paura” che essi suscitano è tutt'uno.

L'occasione era ghiotta: una sorta di festa riservata a pochi nel noto locale romano L'asino che vola, la data zero della tournée 2018 che i Claudio Simonetti's Goblin stanno per affrontare, la serata giusta per presentare l'elemento nuovo del quartetto: la bassista Cecilia Nappo (gli altri oltre Claudio sono Bruno Previtali alla chitarra e Titta Tani alla batteria). Tra l'altro il giorno prima era pure il compleanno del maestro, quindi doppia festa per tutti i partecipanti.


Verso le 22.30 il gruppo ha cominciato, senza troppi preamboli, a investirci con il loro potente e spietato impatto sonoro, con canzoni tirate tutte d'un fiato tra cui “Mater tenebrarum” e “Demoni”, seguite dai saluti e dalla presentazione di Claudio,  la prima tra le frequenti spiegazioni che ci ha dato. Lui è stato l'unico che ha parlato durante la serata, anche perché le loro canzoni sono quasi tutte strumentali, a parte i pezzi vocali lirici, suonati su base registrata.

I pezzi si sono susseguiti tra l'entusiasmo dei pubblico, che per quanto presente a invito non si è certo risparmiato nell'apprezzamento e nell'acclamazione: non era proprio possibile trattenersi. Sono stati presentati non solo pezzi da colonne sonore, per la maggior parte da film di Dario Argento come “Opera”, “Suspiria”, “Tenebre”, “Il cartaio” ma anche da album non-OST dei Goblin come “Roller”, il seguito di “Profondo rosso”.


Claudio non si è certo scordato di celebrare i 40 anni di “Zombi” di Romero, rifacendone un brano (e anche uno del remake “L'alba dei morti viventi”), per cui Argento che lo distribuì in Italia operò alcuni tagli e chiese ai Goblin di rifare la colonna sonora.
Tra gli altri poi ha inserito una famosissima aria di suo padre Enrico Simonetti, “Gamma”, tratta da uno sceneggiato Rai del 1975, scherzando sul fatto che fu proprio questa a scalzarne una sua dalla testa della classifica italiana del tempo, dopo un record di 15 settimane e oltre 4 milioni di dischi venduti (parlando del 1975, si tratta certo di “Profondo rosso”).
Questo per far capire che Simonetti, oltre a essere un grandissimo musicista, è anche una persona molto simpatica, e lo si è pure visto quando ha scherzato sul titolo di un'altra canzone dicendo “noi faremo “Chi, parte prima” e “Chi, parte seconda”… E chi parte prima stia bene”. C'è stato anche tempo per un breve siparietto, uno scambio di battute con Pino Insegno che era presente in sala.


Per chiudere il concerto, le note del terrore sono arrivate in versione deluxe: non solo abbiamo potuto gustare le sonorità Hard rock di “Phenomena”, ma addirittura in via eccezionale un quartetto di brani da “Profondo rosso” (“Wild session”, “Deep shadows”, “Death dies” e la title track), il primo e ancora suo insuperato capolavoro del 1975. Impressionante ed entusiasmante allo stesso tempo è stato sentire l'esecuzione di quelle melodie tanto famose quanto di profondo impatto emotivo. Sentirle nel film o nel disco è un conto, trovarsi dal vivo di fronte alla loro esecuzione precisa e imponente è tutt'altra cosa: la mente non può fare a meno di rivedersi davanti agli occhi le immagini del film, con conseguente implacabile brivido.

Alla fine dello spettacolo quel che rimane ben impresso sono le grandissime vibrazioni, il vero muro sonoro Prog rock che i quattro, con la conduzione del maestro Simonetti, hanno saputo creare, suonando con grandissima abilità tecnica e notevole intensità emotiva. La base ritmica di Tani e Nappo è nuovissima ma già molto unita, solida e martellante, il substrato ideale per i virtuosi inserimenti di Previtali e soprattutto per le architetture melodiche di Simonetti. C'è stato modo e spazio anche per il tremito, per la scossa interiore che ha dato il richiamare tutti quei film alla luce della memoria.
Siamo stati fortunati ad assistere a questa data zero, per pochi amici. È chiaro che qui ci sono tutte le premesse per far diventare la tournée del Claudio Simonetti's Goblin un successo nazionale e internazionale, ne siamo convinti. Break a leg, ragazzi!


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