Claudio Simonetti's Goblin - Concerto a L'asino che vola,
Roma 20/02/18
Di Max Rock Polis
Reportage fotografico di Francesco Pozone
Reportage fotografico di Francesco Pozone
Partiamo
col dire le cose più banali: questa band fa paura, anzi fa proprio terrore! Lo
fa perché intanto, come dicono da questa parti, suona da paura,
meravigliosamente bene, e poi perché esegue i pezzi storici di alcuni tra i
film horror più noti, per cui sentirli e pensare a quei film e alle emozioni “dde
paura” che essi suscitano è tutt'uno.
L'occasione
era ghiotta: una sorta di festa riservata a pochi nel noto locale romano L'asino
che vola, la data zero della tournée 2018 che i Claudio Simonetti's Goblin stanno per affrontare, la serata
giusta per presentare l'elemento nuovo del quartetto: la bassista Cecilia
Nappo (gli altri oltre Claudio sono Bruno Previtali alla chitarra e Titta
Tani alla batteria). Tra l'altro il giorno prima era pure il compleanno del
maestro, quindi doppia festa per tutti i partecipanti.
Verso
le 22.30 il gruppo ha cominciato, senza troppi preamboli, a investirci con il
loro potente e spietato impatto sonoro, con canzoni tirate tutte d'un fiato tra
cui “Mater tenebrarum” e “Demoni”, seguite dai saluti e dalla
presentazione di Claudio, la prima tra
le frequenti spiegazioni che ci ha dato. Lui è stato l'unico che ha parlato
durante la serata, anche perché le loro canzoni sono quasi tutte strumentali, a
parte i pezzi vocali lirici, suonati su base registrata.
I
pezzi si sono susseguiti tra l'entusiasmo dei pubblico, che per quanto presente
a invito non si è certo risparmiato nell'apprezzamento e nell'acclamazione: non
era proprio possibile trattenersi. Sono stati presentati non solo pezzi da
colonne sonore, per la maggior parte da film di Dario Argento come “Opera”,
“Suspiria”, “Tenebre”, “Il cartaio” ma anche da album
non-OST dei Goblin come “Roller”, il seguito di “Profondo rosso”.
Claudio
non si è certo scordato di celebrare i 40 anni di “Zombi” di Romero,
rifacendone un brano (e anche uno del remake “L'alba dei morti viventi”),
per cui Argento che lo distribuì in Italia operò alcuni tagli e chiese ai Goblin
di rifare la colonna sonora.
Tra
gli altri poi ha inserito una famosissima aria di suo padre Enrico Simonetti,
“Gamma”, tratta da uno sceneggiato Rai del 1975, scherzando sul fatto che fu
proprio questa a scalzarne una sua dalla testa della classifica italiana del
tempo, dopo un record di 15 settimane e oltre 4 milioni di dischi venduti
(parlando del 1975, si tratta certo di “Profondo rosso”).
Questo
per far capire che Simonetti, oltre a essere un grandissimo musicista, è anche
una persona molto simpatica, e lo si è pure visto quando ha scherzato sul
titolo di un'altra canzone dicendo “noi faremo “Chi, parte prima” e “Chi,
parte seconda”… E chi parte prima stia bene”. C'è stato anche tempo per un
breve siparietto, uno scambio di battute con Pino Insegno che era presente in
sala.
Per
chiudere il concerto, le note del terrore sono arrivate in versione deluxe: non
solo abbiamo potuto gustare le sonorità Hard rock di “Phenomena”, ma
addirittura in via eccezionale un quartetto di brani da “Profondo rosso”
(“Wild session”, “Deep shadows”, “Death dies” e la title
track), il primo e ancora suo insuperato capolavoro del 1975.
Impressionante ed entusiasmante allo stesso tempo è stato sentire l'esecuzione
di quelle melodie tanto famose quanto di profondo impatto emotivo. Sentirle nel
film o nel disco è un conto, trovarsi dal vivo di fronte alla loro esecuzione
precisa e imponente è tutt'altra cosa: la mente non può fare a meno di
rivedersi davanti agli occhi le immagini del film, con conseguente implacabile
brivido.
Alla
fine dello spettacolo quel che rimane ben impresso sono le grandissime
vibrazioni, il vero muro sonoro Prog rock che i quattro, con la conduzione del
maestro Simonetti, hanno saputo creare, suonando con grandissima abilità
tecnica e notevole intensità emotiva. La base ritmica di Tani e Nappo è
nuovissima ma già molto unita, solida e martellante, il substrato ideale per i
virtuosi inserimenti di Previtali e soprattutto per le architetture melodiche
di Simonetti. C'è stato modo e spazio anche per il tremito, per la scossa
interiore che ha dato il richiamare tutti quei film alla luce della memoria.
Siamo
stati fortunati ad assistere a questa data zero, per pochi amici. È chiaro che
qui ci sono tutte le premesse per far diventare la tournée del Claudio Simonetti's
Goblin un successo nazionale e internazionale, ne siamo convinti. Break
a leg, ragazzi!
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