domenica 8 luglio 2018

I Magnolia intervistati da Max Rock Polis


Magnolia, Con fuoco. Insieme si vince
Intervista in radio di Max Rock Polis

Nel Prog-rinascimento di questi anni è sempre più frequente e piacevole ritrovare realtà che riescono a ben contaminare quelle che sono le loro passioni, gli ascolti, con un genere cantautorale che ci è sempre appartenuto. Gruppi come i Magnolia si distinguono nella precisa scelta linguistica e nel modo di portare avanti il loro messaggio musicale. Ne parliamo con due di loro.

Eccoci con i Magnolia, vi presento Alessandro Di Cori e Chiara Gironi. Leggendo “magnolia” per la pronuncia penso sempre alla canzone “Strange fruit”, all'inglese. com'è che vi chiamate Magnolia?
A: “Io me lo ricordo Chiara, tu te lo ricordi?”
C: “Sì ma lascio a te l'onere e l'onore [ride, ndr].”
A: “Siamo andati assieme al cinema a vedere appunto “Magnolia”, ci chiamavamo prima Eclissidra, il primo lavoro lo abbiamo fatto col nome Eclissidra nel '95, poi nel '97 avevamo cambiato un po' il genere, il modo di suonare, e avevamo deciso che sarebbe stato più giusto ripartire con un altro nome. E abbiamo scelto Magnolia perché siamo andati al cinema. Troppo banale [ride, ndr]?”

Nonostante il nome da una sola parola sono un gruppo che ha sonorità Progressive, e non solo. Ma la base è Prog. “La magnolia in fiore” sarebbe stato più Prog.
A: “Siamo sintetici.”
C: “Siamo sintetici ma numerosi [ride, ndr], siamo in sei in realtà.”

Ecco, allora nominiamo e salutiamo tutti i membri del gruppo.
C: “Certo, allora salutiamo Donatella Valeri, la pianista tastierista, Bruno Tifi nostro chitarrista solista.”
A: “Che è il chitarrista bravo, io sono il chitarrista simpatico [ride, ndr].”
C: “Simone Papale il bassista, Claudio Carpenelli il batterista, che ci stanno ascoltando.”

Fanno tutti il tifo per voi. Gruppo Prog romano, sono qui per il loro album “Con fuoco”, ben fatto, con gli attributi e siamo contenti di ospitarli e parlarne. È il vostro secondo?
A: “Sì, il primo si chiama “La zona d'ombra” ed è uscito nel 2012, un concept album sulla pena di morte. Abbiamo preso spunto da una storia vera del primo condannato nel Texas per la prova del DNA, e poi abbiamo costruito una storia, abbiamo cercato di immaginare come fosse la vita di una persona che si trova di fronte alla fine. Abbiamo cercato di analizzare l'album e affrontare due tematiche diverse. La prima è quella della condanna da parte nostra alla pena di morte anche come strumento di tortura, perché non né solo la fine dalle vita: il fatto che questo momento venga rimandato più volte all'interno della detenzione ti fa mandare nel famoso “miglio verde” e poi ti riportano indietro. Da una parte quello, l'aberrazione del sistema che prevede la pena di morte, e dall'altra lo abbiamo affrontato in modo più intimo, di tante persone che a un certo punto della loro vita si trovano senza speranza, o credono di esserlo. È una cosa che può capitare a tutti, in quel momento tu ti senti come un condannato a morte, magari perché la tua vita personale va male, il lavoro, la famiglia. Ci sono dei momenti in cui ognuno di noi si sente senza un futuro e senza speranza. Abbiamo cercato di sintetizzare tutto all'interno di quell'album.”

Album che ha sonorità un pò più dark rispetto a “Con fuoco”.
C: “Del resto “Con fuoco” come album nasce dall'elaborazione di pezzi completamente ex novo, realizzati negli ultimi 4 anni, ma anche dalla rielaborazione di alcuni nostri brani più datati, che non avevano trovato pubblicazione precedente, che abbiamo ripreso in mano e rielaborato. “La città della notte” è ispirata ai fatti di Genova del 2001 e in particolare a ciò che avvenne nella scuoia Diaz. È un brano che dal punto di vista della lirica iniziai a scrivere tempo fa. La canzone ha trovato la sua maturità negli ultimi tempi, quando abbiamo deciso di elaborare un progetto musicale che avesse come leitmotiv quello della lotta a ogni tipo di oppressione. “Con fuoco” nasce proprio da questa esigenza.”



Quindi canzoni con dei testi, con dei significati anche piuttosto forti, con messaggi chiari che hanno una certa importanza.
C: “Beh sì, diciamo che abbiamo sempre avuto quest'esigenza in comune con i ragazzi. Ci conosciamo da tantissimi anni, noi ancor prima di essere una band musicale siamo amici nella vita, ci conosciamo da quando eravamo dei giovani studenti universitari. È sempre stato un po' il collante delle nostre vite, abbiamo sempre tratto spunto e linfa vitale da tematiche di questo tipo, quindi ci viene abbastanza naturale guardarci attorno. Senza volere dare lezioni a nessuno, non è questo l'obiettivo, si tratta soltanto di spunto di riflessione. “
A: “Sì, diciamo che il nostro obiettivo, il modo di scrivere le canzoni è quello di raccontare storie. Avevamo paura un pochettino, affrontando questi argomenti come l'oppressione o la ribellione, di fare slogan o solo un album politico. Invece alla base dell'album, ed è una cosa che devo dire stanno recependo in molti, a partire dalla copertina si capisce subito che c'è questo messaggio positivo, di amore, di amicizia tra le persone, perché alla fine il concetto dell'album è che qualsiasi battaglia si può affrontare insieme. Quindi abbiamo pensato a questi due immaginari ragazzi che sono in copertina che si trovano di fronte a un carro armato, che non temono di affrontarlo perché si amano e perché, si vede sul retro di copertina, sono seguiti da tantissime persone come loro che vogliono unirsi. In un periodo in cui l'io viene messo davanti al noi, tutto l'album è un'esortazione a fare le cose insieme. Esattamente come noi abbiamo fatto l'album.”

Con questi giovani e il carro armato viene a mente Tienanmen. Il vostro CD ha una continuità, il vostro gruppo mescola e contamina il Prog con la musica italiana, il cantautorato, è la via italiana al Progressive che sta sbocciando e voi la state portando avanti con convinzione e bravura.
A: “Sì, devo dire che a noi è sempre venuto abbastanza spontaneo scrivere in questo modo. È vero che quello che scrivi dipende molto da quello che ascolti, quindi nella band ci sono gusti eterogenei, ascoltiamo un poco di tutto. Però devo dire che fin dall'inizio abbiamo avuto anche noi difficoltà ad essere etichettati, perché come ti avevo detto siamo troppo Prog per un pubblico Pop ma siamo troppo Pop per gli altri, non abbiamo gli stilemi classici del Prog. Molto spesso quando si parla di un gruppo Prog giovane si legge nella recensione “gruppo ispirato ai Genesis o ai King Crimson”, per noi invece è difficile dirlo anche per spiegarci che somigliamo a un certo gruppo famoso.”

E infatti è apprezzabile il fatto di fare le cose in modo differente, trovare una via originale al Prog. Sempre più grandi gruppi stanno facendo questo, e mi pare giusto perché gli anni '70 sono finiti. Ma chi volesse “Con fuoco” come può fare per averlo?
A: “Allora, siamo su tutti i mercati online, il nostro album è prodotto e distribuito dalla Lizard records di Loris Furlan. Approfittiamo dell'occasione per ringraziarlo perché ha creduto in noi, ci ha dato fiducia, ci ha spinto tra l'altro anche aiutandoci, indicando la direzione. Dopo aver sentito una nuova canzone, “Syrma”, ci ha detto molto gentilmente che secondo lui quella sarebbe dovuta essere la direzione. E in effetti quel suo consiglio ci è servito molto. Sul sito della Lizard e sul nostro magnoliaitaly.com c'è la possibilità di vedere dove acquistarlo e qui a Roma è nel negozio Pink moon del mio amico Sandrone, il nostro spacciatore di musica [ride, ndr].”

Andate su Facebook cercate Magnolia e dategli il like. Sono contento e orgoglioso che ci possano essere gruppi così che fanno questa musica di pregio. Per registrare questo album l'avete presa con calma.
A: “Sì allora, svariati anni fa quando abbiamo iniziato a scrivere l'album precedente avevamo deciso di scrivere le canzoni dentro casa sfruttando una batteria elettro acustica, poi di andare a fare le prove nelle sale e fare le registrazioni. In realtà il suono che eravamo riusciti a produrre dentro casa attraverso questa batteria elettro acustica, e tutta un'altra serie di strumenti, era di poco inferiore a quello che ti può dare una sala. 20 o 30 anni fa quando tutti nelle case avevano gli impianti Hi-Fi, professionali, casse di 200 Watt etc, la differenza fra un disco registrato in uno studio professionale, con tutti i microfoni e mixer da 80 canali, dava sicuramente un suono diverso. In un periodo in cui la gran parte dei brani viene ascoltata attraverso i social, oppure scaricato in mp3, le differenze tra un prodotto registrato enormemente bene nel migliore degli studi e uno registrato in un studio medio, perché comunque dentro casa ne abbiamo fatto uno discreto, si sono ridotte molto e soprattutto negli ultimi 10 anni la tecnologia per la registrazione di una batteria elettro acustica è andata avanti in un modo incredibile. Quindi fino a un pò di tempo fa una batteria elettronica suonava finta, come sui dischi dei Depeche mode, invece negli ultimi anni queste cose sono cambiate, ci sono dei programmi con i quali tu puoi ricreare il suono dei batteristi che vuoi.
La differenza tra gli album con e senza una batteria acustica vera si sono molto ridotte, e quindi noi abbiamo approfittato di questo cambiamento per passare più tempo insieme, scrivere e arrangiare in modo molto più complesso. Un gruppo come il nostro non si potrebbe mai permettere di passare un mese o due in studio, dovrebbe farlo in una settimana, e noi invece abbiamo fatto un lavoro che non ci saremmo mai potuti permettere, né a livello di sovraincisioni, arrangiamenti, né per tante particolarità, per la scelta dei suoni, l'utilizzo di moltissime tracce e di rumori esterni, cosa che il gruppo mi ha rimproverato spesso [ride, ndr]. In realtà  abbiamo scoperto con “La zona d'ombra” che la gran parte del nostro pubblico è straniero.”
C: “Il che è abbastanza paradossale considerato il fatto che poi, me ne assumo tutta la responsabilità, io perseguo la decisione di cantare in italiano. Mi ha molto colpito il valore aggiunto dell'italianità, pur sapendo l'inglese preferisco di gran lunga cantare in italiano. Devo dire che mi ha dato grandissima soddisfazione che sia anni fa con “La zona d'ombra” che trattava un tema americano ma in italiano sia quest'anno stiamo avendo riscontri anche all'estero e il messaggio arriva. Abbiamo fatto una cosa giusta, abbiamo messo la traduzione dei testi in inglese, ci sembrava giusto e doveroso nei confronti di tutte quelle persone che appunto ci seguono in America meridionale, in Canada, in altre zone del mondo. Era doveroso questa volta fornire loro uno strumento per accedere più facilmente alle liriche dei Magnolia. ma è molto bella questa cosa che poi la musica sia davvero un veicolo universale, perché il messaggio è arrivato, e questo ci riempie di gioia e soddisfazione.”

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